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Il ddl Cirinnà si salva in aula

Il primo passo è fatto: la richiesta di “non passaggio” è stata respinta dal Senato. Fondamentale l’apporto del Movimento 5 Stelle che ha votato con la maggioranza: in 195 senatori si sono espressi contro la votazione dei singoli articoli in aula. Con voto palese, come stabilito dal presidente del Senato Pietro Grasso. Il senatore leghista Roberto Calderoli, che con Quagliariello ha presentato la richiesta di bloccare il ddl e farlo tornare in commissione almeno sei mesi, ha polemizzato con il Presidente del Senato per questa decisione: “È una scelta politica che lei ha preso in solitaria”.

Oggi è il giorno degli emendamenti, poi da martedì 16 comincerà il voto. Il Pd cerca l’accordo per rispondere ai 5 mila emendamenti presentati dalla Lega Nord per impantanare la legge. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando assicura che il Governo si esprimerà solo con un giudizio tecnico, per cassare gli emendamenti impraticabili, senza bocciature politiche.

Nell’immensa mole di modifiche della legge, se ne trovano anche a firma di esponenti catto dem. Su tre emendamenti i democratici lasceranno libertà di coscienza. Tra questi c’è quello a firma di Stefano Lepri, che vuole trasformare la stepchild adoption in un affido rafforzato. Sarà questo il terreno di scontro che rischia di sfilacciare il Pd: si vedrà la prossima settimana. Per evitare il pantano il Pd potrebbe sfoderare il “supercanguro” di Andrea Marcucci: una fronda che lascerà solo qualche emendamento che arriverà in Aula.

Intanto a Repubblica Tv Beatrice Lorenzin ha criticato la legge, sostenendo che è “scritta male”. Quella sulle “unioni civili è una buona legge, ma fosse stata scritta meglio, non ci sarebbero state incomprensioni”, dice.

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