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Il blitz contro i clan degli ultras di Inter e Milan

ultras milan inter

L’inchiesta di Milano dà un colpo pesante al potere degli ultras che comandano nelle curve di Inter e Milan, entrambi i direttivi con questi arresti sono di fatto azzerati e all’orizzonte ci sono 89 daspo per le seconde e le terze linee. Per la procura è arrivato il momento di smantellare il potere che si erano conquistati negli ultimi quindici anni. Nel caso della Nord interista spalleggiati da personaggi diretta emanazione dei clan della ndrangheta, come Antonio Bellocco, erede dell’omonima famiglia, fatto salire dalla Calabria a Milano dai vertici della curva Nord e che faceva da protettore nei confronti dei clan rivali. Con minacce ed intimidazioni aveva spinto fuori dal direttivo della curva anche i neofascisti legati al gruppo degli Irriducibili.

È un’inchiesta che racconta la deriva mafiosa delle due curve di Milano, nell’uso della violenza e della minaccia. Gli affari illeciti ruotavano attorno a biglietti, parcheggi e catering all’interno di San Siro. Non c’è lo spaccio di droga.
Per i due club è stato aperto un procedimento di prevenzione, anche questa una prima volta in Italia. Perché sono stati dimostrati i contatti tra i responsabili del tifo per le società e capi ultras. Il procedimento di prevenzione è l’antipasto dell’amministrazione giudiziaria che non scatterà se le due società collaboreranno e dimostreranno di aver azzerato i rapporti col mondo ultrà.

Da Roma è salito anche il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo per partecipare alla conferenza stampa: “basta fa finta di niente sul rischio di infiltrazioni criminali nel calcio” ha detto Melillo.

  • Autore articolo
    Roberto Maggioni
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    Violenza stradale, numeri un po' in calo. Il rimedio: l’educazione e diminuire la velocità

    L’Istat ha pubblicato i report sugli scontri stradali, su base regionale (relativi al 2024) e anche alcuni dati sui primi sei mesi di quest’anno. Ci sono meno feriti e meno vittime sulle strade, anche se i numeri restano ancora drammaticamente elevati. Secondo l’Istituto di Statistica nel primo semestre del 2025 i morti sono stati 1310 (si parla di morti per scontri stradali se il decesso avviene entro 30 giorni dall’evento, quindi sono escluse le persone che muoiono, nonostante la causa siano le conseguenze dello scontro, oltre quel limite temporale) contro i 1406 dello stesso periodo dell’anno precedente. I feriti sono stati 111090, anche in questo caso in calo rispetto al 2024, quando erano stati 112428. Gli obiettivi europei sulla sicurezza stradale prevedono il dimezzamento del numero di vittime e feriti gravi entro il 2030 rispetto all’anno di riferimento, che è il 2019. In Italia al momento registriamo una diminuzione del 4,5% (in Lombardia del 12,6). Bisogna ancora fare molto per riuscire a raggiungere l’obiettivo. Uno degli aspetti fondamentali, oltre la diminuzione della velocità, è l’incremento dell’educazione stradale. Stefano Guarnieri, padre di Lorenzo, morto nel 2010 a causa di un omicidio stradale a Firenze ha fondato l’associazione Lorenzo Guarnieri, che da anni si impegna a portare avanti un discorso di educazione. Alessandro Braga lo ha intervistato nella trasmissione Tutto Scorre.

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    Nubi sull'università italiana: si moltiplicano le adesioni alle università private telematiche, mentre alle statali il governo Meloni taglia i fondi. Ospite l'economista Gianfranco Viesti. E poi, il caso Raiplay Sound, la censura nei confronti di un podcast – prima autorizzato e poi annullato - sulla storia di Margherita Cagol, una delle fondatrici delle Brigate rosse. A Pubblica Nicola Attadio, uno degli autori insieme al giornalista Paolo Morando e al musicista Matteo Portelli.

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