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Fase 2 a Tremezzina. Intervista al sindaco Mauro Guerra

Comune di Tremezzina

La fase 2 in Italia è entrata nel vivo. All’avvio della seconda settimana di grande riapertura, com’è la situazione a Tremezzina? Il sindaco Mauro Guerra racconta a Radio Popolare l’impatto dell’emergenza nel comune di Tremezzina e le conseguenze economiche dei tre mesi di chiusura, sottolineando l’insufficienza dei fondi destinati dal governo ai Comuni.

L’intervista di Serena Tarabini a Fino Alle Otto.

Prima di parlare della situazione attuale, ci racconta qual’è stato l’impatto dell’emergenza coronavirus a Tremezzina?

L’impatto è stato abbastanza significativo, abbiamo avuto in rapporto alla popolazione molti contagi e soprattutto un indice di decessi piuttosto alto e molte persone in quarantena; è stato un impatto anche psicologicamente pesante per la collettività. La comunità ha reagito bene, abbiamo lavorato molto con i volontari, con il terzo settore e con i medici. Abbiamo ricostruito un pezzo di sanità territoriale che come è noto in Lombardia non ha dato una buona prova di sé. Era tutto concentrato sugli ospedali, abbiamo rimesso in piedi un servizio che era indispensabile e lo è ancora per tutto quello che riguarda il monitoraggio della situazione.
Allo stesso tempo abbiamo cominciato a registrare l’impatto economico e sociale molto pesante. Sia dal punto di vista delle attività produttive, in particolare il turismo che per il nostro territorio è un’attività essenziale. Abbiamo sentito il colpo pesantemente.

Quali sono stati i segnali della sofferenza del tessuto economico a Tremezzina?

In primis c’è stato un significativo aumento delle richieste di aiuto rispetto a quanto osservato normalmente dai nostri servizi sociali e poi dalle strutture del terzo settore. Poi abbiamo una situazione specifica sul fronte del lavoro, legata al turismo, ovvero la condizione dei lavoratori stagionali che da noi sono molti e sono stati colpiti duramente. Stavamo da tempo combattendo per allungare la stagione turistica, eravamo in una fase di esplosione, e proprio nel momento in cui questi lavoratori stavano terminando il periodo di disoccupazione e quindi anche il sussidio, è intervenuto il blocco. Gli alberghi e i ristoranti non hanno riaperto e quindi una parte consistente della nostra popolazione si è trovata senza reddito. Questo è un tema che abbiamo aperto con il Governo in relazione ai decreti e i relativi interventi di sostegno. Questo settore rischia di rimanere senza copertura.

Lei è anche presidente di ANCI Lombardia. Quali altri temi sono da far presente al Governo per i comuni lombardi?

C’è un messaggio fondamentale che è quello che riguarda i comuni e la loro possibilità di sopravvivenza. I comuni sono anch’essi un settore in crisi, in grave difficoltà finanziaria, le entrate sono crollate. Pensate anche solo al trasporto pubblico locale, sono cresciuti i costi per attrezzare il sistema e farlo funzionare in sicurezza e sono drasticamente diminuite le entrare a causa del minore utilizzo. Lì si apre una voragine, ma questo vale anche per tutta una serie di altri servizi, dalla raccolta dei rifiuti e via dicendo. Per quanto riguarda il comune di Tremezzina oltre a queste saltano la tassa di soggiorno, gli incassi legati al turismo, ai matrimoni etc.
A livello nazionale abbiamo stimato una perdita di entrate per i comuni che va da un minimo di 4 miliardi a oltre 8 miliardi nello scenario peggiore. Questa cosa vuol dire che se non ci sono interventi pesanti e anche rapidi, e i 3 miliardi stanziati dal governo sono assolutamente insufficienti, i comuni saltano. Io continuo a ricevere messaggi dai sindaci dei vari comuni che mi dicono che non hanno i soldi per pagare gli stipendi già a partire dalla settimana prossima.
Se si fermano i comuni si fermano servizi essenziali, si mettono in discussione i diritti dei cittadini e un pezzo della ripresa di tutto il Paese. Un altro esempio, le scuole sono chiuse, i genitori sono tornati a lavorare, i nostri bambini e i nostri ragazzi hanno bisogno di riprendere pezzi di socialità oltre che di apprendimento. Stiamo lavorando sui centri estivi e sulle iniziative per l’estate per riaprire anche da questo punto di vista: lo faremo, ma tutto questo avrà un costo maggiore rispetto agli altri anni perché abbiamo bisogno di più educatori, abbiamo bisogno di spazi e dovremo sperimentare forme nuove che saranno indispensabile anche per riaprire la didattica a settembre, e anche queste sono tutte attività comportano la necessità di risorse che in questo momento mancano.

Come stanno andando le cose in questa fase di riapertura a Tremezzina? Il turismo si sta riprendendo?

Si sta ripartendo, gli alberghi si stanno organizzando. Verso la metà di giugno gli alberghi saranno quasi tutto aperti, ma soprattutto chi viveva su grandi numeri sta ragionando e valutando anche in relazione agli arrivi dall’estero: il nostro turismo è basato prevalentemente sugli stranieri che rappresentano l’87 % delle visite. È un turismo molto legato alla mobilità internazionale delle persone, che in questo momento è ancora incerta.
Ci stiamo organizzando, le nostre ville che fanno centinaia di visitatori hanno riaperto, ovviamente in sicurezza e i primi numeri sono confortanti, in questa prima fase dobbiamo puntare sul turismo locale, non ci siamo abituati, li dobbiamo convincere a fermarsi di più dalle nostre parti.

Foto dalla pagina Facebook myLakeComo.co

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale Al Teatro della Cooperativa, a Milano ha debuttato in prima nazionale "Lo sciopero delle bambine", in scena Rita Pelusio e Rossana Mola di PEM Habitat Teatrali, compagnia che porta avanti una ricerca artista che declina contenuti civili e ironia. Lo spettacolo, con la regia di Enrico Messina, racconta una storia avvenuta a Milano nel 1902, quando le “piscinine”, che in dialetto meneghino significa “piccoline”, bambine, tra i sei e i tredici anni, che lavoravano senza diritti, sfruttate e sottopagate, ebbero la forza di scioperare e, per cinque giorni, fermare l’industria della moda della città. A raccontare la vicenda delle piscinine in scena sono due piccioni, due creature che abitano le piazze, le cui parole rispecchiano lo sguardo dei contemporanei, spesso stanchi e disillusi davanti alle sfide della storia. Nella trasmissione Cult Ira Rubini ha intervistato l’attrice Rita Pelusio.

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