La prima operazione è stata il 22 ottobre in piazza Selinunte, nella zona popolare di San Siro. La seconda il 20 novembre in via degli Apuli, al Giambellino. La terza martedì mattina in via Quarti, nella periferia di Baggio. Operazioni presentate dalla Prefettura come di contrasto all’illegalità, ma andate molto oltre: identificazioni di massa (500 persone al Giambellino, 628 a Baggio), denunce, controlli di polizia nei negozi gestiti dagli stranieri, irruzioni casa per casa, sgomberi e in una preoccupante escalation muscolare anche le utenze di luce e gas staccate a centinaia di famiglie (quasi 50 appartamenti in via Quarti a Baggio, abitati anche da bambini e persone con fragilità o disabilità).
Gli sgomberi delle occupazioni abusive non sono una novità, ma fatte in questo modo sì. Il Governo sta confezionando queste plateali esibizioni della forza senza coinvolgere i servizi sociali del Comune in quelle stesse case popolari che da anni ha lasciato degradare disinvestendo sull’Aler, l’ente regionale delle case popolari governato da oltre vent’anni dalla destra.
Con una mano lascia vivere le persone in condizioni di estremo degrado, con l’altra manda la polizia distruggendo quel poco di coesione sociale costruita faticosamente nei quartieri. È una sicurezza che serve a esasperare i problemi delle periferie, che alimenterà i conflitti, che lascerà macerie sulle macerie. Che in una cinica scommessa servirà forse a guadagnare qualche voto in più, forse. È una violenza che rischia di vanificare ogni lavoro fatto sul territorio. È un modo autoritario di governare che non si può accettare.


