Approfondimenti

Da Radici a Seven Seconds: storie afroamericane in tv

Febbraio, negli Stati Uniti, è il Black History Month, “il mese della storia nera”: ideato già negli anni 20 per promuovere l’insegnamento nelle scuole di una prospettiva storica che quasi sempre viene totalmente ignorata a favore di quella bianca, ogni anno è oggetto di dibattito, e occasione per eventi a tema.

Mentre su grande schermo, in questi giorni, il blockbuster Marvel sul supereroe Black Panther fa sfracelli al botteghino, a ripercorrere la storia del piccolo schermo si possono rintracciare grandi e piccoli momenti epocali: come la messa in onda, negli anni 70, della miniserie Radici, o il sottile lavoro di “normalizzazione” svolto da una sitcom rassicurante come I Robinson tra gli anni 80 e 90.

Ma è negli ultimi anni che la tv americana – producendo sempre più serie – ha allargato lo spettro della rappresentazione della cultura nera e afroamericana, lavorando su due linee opposte e intrecciate. Con serie dal grande pubblico come Grey’s Anatomy, Scandal, Le regole del delitto perfetto, Empire ha imposto protagonisti neri in ruoli che fino a pochi anni fa erano in modo automatico affidati a bianchi; con opere più di nicchia, come la splendida Atlanta, creata e interpretata da Donald Glover, l’educazione sentimentale raccontata da Issa Rae in Insecure, l’esperimento di Spike Lee She’s Gotta Have It o il recentissimo The Chi di Lena Waithe ambientato nel South Side di Chicago, ha indagato le specificità delle comunità afroamericane, così come la rutilante The Get Down ha celebrato con spettacolarità epica i primordi dell’hip hop nel Bronx anni 70.

E non manca neppure il coraggio di affrontare il materiale scottante dell’attualità, mettendosi alla prova con questioni dolorose e a volte contraddittorie: l’hanno fatto Il caso O.J. Simpson e Orange Is the New Black, e tre stagioni della serie antologica American Crime, la cui protagonista Regina King torna nella nuova serie Netflix Seven Seconds, incentrata sulla morte di un ragazzino nero investito da un’auto della polizia.

Una pluralità di voci e di sguardi che, indipendentemente dalla qualità, ci preserva finalmente dai pericoli di una storia unica, per dirlo come la scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie: per questo, tra le tante, vi consigliamo di recuperare, sempre su Netflix, la commedia Dear White People. Dieci episodi (tra i registi c’è il Barry Jenkins di Moonlight), dieci punti di vista diversi e complementari, per imparare quant’è difficile, e insieme necessario, mettersi nei panni degli altri e andarci a spasso. E anche che permettersi di “essere neri e spensierati può essere, da solo, un atto rivoluzionario”.

  • Autore articolo
    Alice Cucchetti
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    Il drammaturgo Christopher Adams vince il Premio Annoni sfidando gli stereotipi della mascolinità

    Venison è il testo teatrale che si è aggiudicato il Premio Annoni per la Drammaturgia LGBTQ+ 2025 nella sezione in lingua inglese. Il suo autore, il drammaturgo angloamericano Christopher Adams, porta sulla scena una storia d'amore queer fra due giovani uomini, le cui vicissitudini professionali finiscono per scatenare dinamiche di competizione e predominio, tipiche di una mascolinità stereotipata. Il testo li consegna a una specie di resa dei conti nel cuore di una foresta, vicino a un capanno da caccia. Lo abbiamo intervistato mentre, a Londra, era appena uscito da un corso di tip tap. L'intervista di Ira Rubini.

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    a cura di Davide Facchini. Per le playlist: https://www.facebook.com/groups/406723886036915

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    Ritorna la rubrica mensile con Stefania Ferroni e Riccardo Vittorietti di @Officina del Planetario di Milano sul cielo e gli animali. A cura di Cecilia Di Lieto.

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    Come voleva Silvio, la separazione delle carriere è (quasi) legge

    Il Senato approva in seconda lettura la riforma della giustizia della destra. Per Meloni serve a "liberare la magistratura da quella degenerazione correntizia", mentre Antonio Tajani parla di "battaglia storica fatta non per Berlusconi, che ci guarda da lassù, ma per ogni cittadino italiano". In primavera il referendum confermativo della riforma. I magistrati si preparano a mobilitarsi per il “no”. Per le opposizioni lo scopo finale della riforma è mettere la magistratura inquirente sotto il controllo politico del governo. Sul modello Trump. Ai nostri microfoni il Vicepresidente dell’Associazione nazionale magistrati, Marcello De Chiara: “Questa riforma cambierà l'assetto costituzionale del nostro Paese di fatto introducendo un quarto potere". Lo scopo finale della riforma non è togliere potere ai PM ma metterlo sotto il controllo politico per farlo diventare strumento delle politiche del governo. Come già fa Trump negli USA. L’intervista di Claudio Jampaglia e Cinzia Poli.

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    CARLO ROVELLI - IL VOLO DI FRANCESCA - presentato da Ira Rubini

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    A chi fa gioco il "clima d'odio"? A chi fanno gioco gli scontri e le divisioni a tutti i costi? Le mobilitazioni crescenti degli ultimi giorni su Gaza potrebbero portare forse a un doppio risultato: denunciare finalmente con più forza lo sterminio in corso e diradare la cappa di silenzio che, a furia di polemiche distinguo e divisioni, rischia di soffocare una democrazia. Condotta da Massimo Bacchetta

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