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COVID-19 in Francia: il governo annuncia nuove restrizioni

parigi - covid francia

Di fronte all’aumento inarrestabile dei casi di COVID-19 in Francia, il governo evita ancora di pronunciare le parole lockdown e seconda ondata, ma annuncia una nuova serie di restrizioni in parte della Francia. Dopo un consiglio di sicurezza durato tutta la giornata di mercoledì, il Ministro della Salute ha spiegato che le zone colorate di rosso sulla cartina della Francia, quelle dove il virus circola attivamente, sono state ridefinite in base a tre nuove categorie che sfumano dal rosa all’amaranto.

Si parla ormai di zone d’allerta, zone d’allerta rinforzata e zone di massima allerta. Nel primo caso, che al momento riguarda 53 province della Francia, si registrano più di 50 nuovi casi di COVID ogni 100.000 abitanti a settimana. Nel secondo, che comprende città come Parigi, Lione, Lille o Tolosa, ci sono oltre 150 nuovi contagi a settimana. Mentre nelle zone di allerta massima, cioè Marsiglia e la regione d’oltre mare della Guadalupa, si superano i 250 casi settimanali e le terapie intensive sono occupate almeno al 30% da pazienti COVID. Se dovessero superare il 60%, il governo potrebbe attivare lo stato d’emergenza sanitario, l’ultima carta per gestire l’epidemia.

Ad ogni sfumatura di rosso il Ministro ha poi assegnato le nuove restrizioni: nelle zone rosso magenta, ad allerta rinforzata, come la capitale, da sabato non si potranno più fare feste studentesche né ritrovarsi in più di 10 negli spazi pubblici, le palestre dovranno chiudere e per i grandi eventi come ad esempio il Roland Garros, il numero massimo di spettatori scenderà a 1000. Per quanto riguarda i bar, ma non i ristoranti, è l’ultimo weekend di libertà: da lunedì e per almeno due settimane, dovranno abbassare le serrande entro le 10 di sera.

Le misure più drastiche comunque riguardano le zone amaranto. A Marsiglia è stata decretata la chiusura totale di bar e ristoranti a partire da sabato, ma anche di tutti i luoghi che accolgono del pubblico a meno che non abbiano attivato un rigido protocollo sanitario.

Queste novità non sono state accolte bene a Parigi, dove dal municipio sottolineano il rischio economico immenso per dei settori già sfiancati dal lockdown e il fatto che ci si contamini di più in famiglia e tra amici che nei luoghi pubblici. Ma soprattutto a Marsiglia, dove vengono vissute come una punizione imposta da uno stato centrale incapace di gestire la crisi. La città ha già chiesto ufficialmente di rimandare di dieci giorni l’entrata in vigore delle nuove norme.

Tutti contestano al governo di non voler rivedere la strategia di depistaggio che, come aveva ammesso lo stesso ministro, sta subendo serie difficoltà organizzative. Anche se la Francia si vanta di fare più di un milione di tamponi a settimana, infatti, davanti ai laboratori ci sono code chilometriche, i risultati arrivano spesso dopo giorni di attesa e i casi di contatto sfuggono sempre più spesso alle maglie del sistema sanitario. Non è detto, quindi, che queste misure dal retrogusto di un semi-lockdown, possano bastare a invertire la curva dei contagi.

  • Autore articolo
    Luisa Nannipieri
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    Il 7 dicembre la Scala apre la stagione con l’opera censurata da Stalin

    Nel cinquantenario della morte di Šostakovič il Teatro alla Scala inaugura la Stagione con il suo capolavoro Una lady Macbeth del distretto di Mcensk, tratto dal racconto di Nikolaj Leskov in cui una giovane sposa con la complicità dell’amante uccide il marito e il tirannico suocero, ma viene scoperta e finisce per suicidarsi in Siberia, tradita da tutti. Dopo il debutto a San Pietroburgo, l’opera, che avrebbe dovuto essere il primo capitolo di una trilogia sulla condizione della donna in Russia, ebbe enorme successo in patria e all’estero. Stalin assistette a una rappresentazione a Mosca nel 1936; due giorni dopo apparve sulla Pravda la celebre stroncatura dal titolo “Caos invece di musica” con cui il regime metteva all’indice l’opera e il compositore. Anni dopo Šostakovič preparò una nuova versione che andò in scena a Mosca nel 1963 con il titolo Katarina Izmajlova, dopo che il sovrintendente Ghiringhelli aveva invano cercato di ottenerne la prima per la Scala. Oggi il Teatro presenta la versione del 1934 con la direzione del M° Chailly e il debutto del regista Vasily Barkhatov. Ascolta Riccardo Chailly nella presentazione dell’opera.

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