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Il problema dei maschi è cedere quote di potere, anche a sinistra

Adesso il Partito Democratico eleggerà una segretaria? Magari ci sorprenderanno, ma non pare questa la prospettiva.C’è una foto pubblicata sui social del Pd a poche ore dalle dimissioni di Zingaretti: ritrae il segretario, sorridente, mentre saluta una militante, che fa la cuoca, o forse la cameriera, a una festa del partito. Una foto che dice tutto.

Ma il problema non è solo il Pd. Il problema, a tutti i livelli e in tutti gli ambiti, siamo noi uomini che siamo abituati a ragionare come se i mondi in cui viviamo e lavoriamo, e militiamo, siano “territorio nostro”. Poi ci sono le donne che chiedono diritti e a cui si deve dare spazio. Si deve. Ma sarebbe meglio se non fosse necessario. Vale nella politica, come nelle professioni, nelle aziende, e in qualsiasi organizzazione.

In Italia, nel 2021, la situazione è questa. Diciamoci la verità, cari uomini, diciamocelo pure tra noi: il dover “cedere quote” -cosi la viviamo- è un fastidio, è un problema. Ancora. Molti diranno: “io non sono cosi”. Individualmente tanti di noi “non sono cosi”, è vero. Ma è altrettanto vero che poi, in Italia, cambia ancora troppo poco e, se cambia, è solo per le lotte delle donne. Questo significa che molti di noi “non sono così” ma poi prevale, ancora, la logica della solidarietà maschile. Prevale la logica del potere maschile, che è una cosa per cui si lotta duramente e che non deve essere condiviso né a cui, tantomeno, si deve rinunciare.

Eppure sarebbe il tempo di comprendere che abbiamo da perdere solo le nostre catene, le nostre gabbie mentali, le nostre paure.

Foto | ANSA (La Sala delle Donne di Montecitorio)

  • Autore articolo
    Luigi Ambrosio
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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    È da poco uscito Ritmo Lento, il terzo disco della band bolognese Leatherette. L'album arriva a seguito di una “pausa” che la formazione si è presa dopo un lungo e intenso tour europeo. “Avevamo bisogno di rallentare un attimo per raccogliere le idee e capire chi siamo, è stato un periodo meditativo, ma ora siamo di nuovo carichi”. Il disco ha due anime: una più diretta e punk guidata dalle chitarre, arricchita dalle voci in coro e dal sax, l’altra più calma e riflessiva dove ogni elemento è ridotto all’osso. Dal titolo del disco all’influenza dei Guided By Voices, dagli arrangiamenti dei nuovi pezzi agli incontri con Keanu Reeves e Gianni Morandi: ascolta l’intervista e il MiniLive dei Leatherette.

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    Di Cesare: “Sul fascismo c’è una mancanza di vigilanza culturale ed etica”

    Una casa editrice di estrema destra si iscrive alla Fiera nazionale della Piccola e Media Editoria “Più libri, Più liberi”, organizzata dall’Associazione editori italiani. Alcuni intellettuali si chiedono se sia opportuno ospitare pensieri razzisti o apologie del nazismo e come spiega la filosofa e scrittrice Donatella Di Cesare, esperta internazionale di "negazionismo" (l'ultimo suo libro per Einaudi si intitola “Tecnofascismo”): “Non discutiamo la libertà di pensiero e di pubblicazione per una casa editrice, ma l’idea della Fiera intitolata Più libri, Più Liberi a cui chiediamo se è giusto offrire questa vetrina ulteriore, così emblematica e significativa, dove verranno esposti autori e tematiche che in altri paesi europei come la Germania non sono tollerate”. “In Italia c’è una soglia molto bassa di attenzione, forse perché i temi storici non vengono approfonditi e siamo ancora nella vulgata del rigurgito del passato che ritorna o di temi folcloristici da non prendere seriamente e secondo me è un elemento critico e una mancanza di vigilanza culturale ed etica”. Ascolta l'intervista di Claudio Jampaglia e Cinzia Poli.

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