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I video di Al Qaeda “made in Pentagono”

Il Pentagono ha commissionato e fatto circolare falsi video attribuiti ad Al Qaeda, con lo scopo di identificare le persone che li guardavano. Lo ha rivelato un gruppo di giornalisti investigativi, il Bureau for Investigative Journalism, con base alla City University di Londra.

L‘inchiesta si basa sulle rivelazioni di un ex dipendente della società britannica incaricata di produrre i falsi video in Iraq. Per questo compito la Bell Pottinger, fra il 2006 e il 2011, ha ricevuto più di 540 milioni di dollari dal governo degli Stati Uniti.

Secondo l’inchiesta, svolta in collaborazione con il britannico Sunday Times, tutto si svolgeva a Camp Victory, enorme base statunitense in Iraq. A questa colossale operazione mediatica e segreta lavoravano fino a 300 dipendenti della Bell Pottinger contemporaneamente, in parte britannici e in parte iracheni.

C’erano tre tipi di materiale che venivano prodotti nell’enorme sala stampa, nascosta nella base militare: articoli e video cosiddetti “bianchi”, di cui era dichiarata la paternità; video “grigi”, che venivano diffusi come provenienti da fonte anonima; infine video cosiddetti “neri”, ovvero a firma falsa.

Erano proprio questi i video attribuiti falsamente ad Al Qaeda. La Bell li produceva con immagini di bassa qualità e nello stile dei media arabi, perché nessuno doveva accorgersi che quei filmati in realtà uscivano da una base statunitense.

I falsi video venivano copiati su cd che i militari americani abbandonavano nelle case irachene che andavano a perquisire. Quei cd portavano all’interno un codice che permetteva al Pentagono di sapere dove venivano guardati, attraverso che mani passavano.

Allo stesso modo venivano prodotti articoli e filmati di propaganda che venivano fatti circolare sulla stampa araba come se fossero scritti da giornalisti locali.

L’ex dipendente della Bell Pottinger che è la “gola profonda” di questa inchiesta ha un nome e un cognome: si chiama Martin Wells. Ha lavorato in Iraq per due anni, dal 2006 al 2008, e adesso non è più dipendente dell’azienda. E’ il primo impiegato della Bell Pottinger ad aver mai rilasciato un’intervista.

Martin Wells, ex dipendente della Bell Pottinger
Martin Wells, ex dipendente della Bell Pottinger

Ha raccontato ai giornalisti del Bureau for Investigative Journalism che il tempo trascorso a Camp Victory è stato “scioccante, mi ha aperto gli occhi, mi ha cambiato la vita”. Al programma segreto collaboravano comandanti statunitensi di alto rango e i dirigenti rispondevano direttamente al Pentagono e alla CIA.

La Bell Pottinger – fra l’altro – non è uno studio di comunicazioni qualsiasi. Si dice sia suo il merito di aver addolcito l’immagine di Margaret Thatcher e di aver aiutato i conservatori britannici a vincere tre elezioni consecutive. Fra i suoi clienti ha avuto diversi regimi repressivi. Arrivò in Iraq subito dopo l’invasione statunitense, nel 2004, incaricata dapprima di produrre news che incoraggiassero elezioni democratiche. Ma poi il programma di propaganda fu ampliato, includendo ben altri compiti.

Martin Wells era un editor di video freelance quando nel 2006 è stato contattato dalla Bell e dopo un colloquio spedito a Baghdad, con solo due giorni per preparare i bagagli. Chi lo assunse, gli fece sapere che erano state fatte indagini su di lui, prima di affidargli quel lavoro, per cui era necessaria la “clearence” dei servizi segreti.

Ha lavorato a Camp Victory per due anni, pensando che il materiale falso che lui produceva potesse aiutare i militari americani a sconfiggere una guerriglia che stava già facendo migliaia di vittime. Poi però cominciarono i dubbi. “Non ero più tanto sicuro che fosse il modo legale, giusto, di farlo”, dice oggi ai giornalisti che lo hanno intervistato.

Tante tv, in quegli anni, hanno mostrato video di Al Qaeda: assalti, esplosioni, agguati, immagini di bassa qualità, ma spesso crude. E fiumi di inchiostro sono stati spesi per analizzare quelle immagini. Quanti – in realtà – erano “made in Pentagono”? L’inchiesta non lo dice: l’unità specializzata in questa produzione non esiste più dal 2011 e la Bell Pottinger ha cambiato proprietari.

  • Autore articolo
    Michela Sechi
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    Il 9 settembre, dopo 14 anni di lavori, l’Etiopia ha inaugurato ufficialmente la Gerd, la Grand Ethiopian Renaissance Dam, il più grande progetto idroelettrico d'Africa, e tra i 20 più grandi al mondo. Da anni la diga è anche causa di tensione con i paesi a valle del Nilo: Sudan e soprattutto Egitto, che temono di vedere ridotte le proprie risorse idriche, anche in considerazione dei sempre più frequenti periodi di siccità. “Questa diga sarà certamente uno degli epicentri di tensione di questa regione nel prossimo futuro” spiega Luca Puddu, docente di storia dell’Africa all'Università di Palermo, al microfono di Sara Milanese. Ascolta l’intervista andata in onda in A come Africa.

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