L’Europa promuove un giro di vite contro la richiesta di asilo e lo status di rifugiati. Il governo italiano commenta con il ministro Piantedosi: “Riprendono i viaggi in Albania” (notare la definizione di “viaggi”) ma è tutto un po’ più complicato, perché il via libera al cosiddetto “approccio generale” del nuovo regolamento europeo prevede “paesi terzi sicuri” e “paesi sicuri d’origine”, definisce diverse opzioni per la semplificazione e l’accelerazione delle procedure di rimpatri e consente ai Paesi membri di istituire hub negli Stati terzi.
Gianfranco Schiavone, giurista, tra i fondatori dell’Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione) fa ordine sull’insieme di proposte, norme e come sono collegate, smentendo in parte il governo: “La proposte europea trasferisce la responsabilità ai paesi terzi, mentre ha dato parere positivo a maggioranza (contrari Portogallo, Spagna, Francia e Grecia) sui paesi d’origine e paesi terzi sicuri. Sono norme diverse”. L’Italia ha fatto grande pressione per introdurre tra i paesi sicuri Bangladesh, Egitto e Tunisia e ciò apre un problema enorme, “perché per essere sicuro deve esserci un ordinamento democratico senza persecuzioni o discriminazioni ai propri cittadini e ai rifugiati, e questo non è vero. Quindi la Corte di giustizia interverrà”.
Commenta Cecilia Strada, europarlamentare eletta come indipendente nelle liste del Pd: “Di fatto stiamo rinunciando al diritto di asilo e si è trovata una salda alleanza tra il centro, la destra e l’estrema destra per farlo”, raccontandoci il dibattito parlamentare nella commissione LIBE. “Ci prepariamo a rendere sistematico e normale spostare esseri umani attraverso le frontiere dietro corrispettivi di denaro ed è esattamente ciò che contestiamo ai trafficanti di esseri umani”.
Interviste a cura di Cinzia Poli e Claudio Jampaglia.


