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Il cuore del jihad europeo

Il quartier generale del jihad europeo è Moleenbek, il sobborgo multietnico di Bruxelles.

O almeno, così affermano le autorità belghe ed europee: “E’ un problema enorme”, spiega il premier belga Charles Michel.

Sono tre i presunti terroristi degli attacchi di Parigi che provengono da qui, compresa la mente criminale dietro gli attentati di Parigi, il 27enne Abdelhamid Abaaoud, che ha convertito alla causa fondamentalista anche il fratello di 13 anni. L’ultimo mese sono stati 13 i terroristi fermati in città. Mentre Abaaoud, al riparo in Grecia, meditava l’attentato a Parigi.

Le radici dell’odio di Moleenbek affondano nella povertà: 30-40 per cento di tasso di disoccupazione e salari più miseri rispetto al resto del Belgio.

L’ambiente ricorda quello delle banlieues, o dei quartieri di Londra che si sono sollevati nel 2009. Solo che qui il disagio ha trovato risposta in un brand: Sharia4, marchio internazionale del conflitto contro l’Europa nato nel 2010 in Gran Bretagna e segnalato già nel 2013 dall’Europol come covo di terroristi.

Si tratta di un social network che mette in comunicazione foreign fighters europei, persone rientrate dalla formazione nei campi di addestramento in Siria e Iraq oltre ad aspiranti combattenti. Come ormai accade spesso, il grosso del proselitismo viaggia in rete: nel deep web. Ispiratore del sito, il predicatore salafita Omar Bakri, oggi in esilio in Libano. In Belgio a permettere al social network di attecchire ci ha pensato Fouad Belkacem, sotto processo per terrorismo e con accuse pendenti per traffico di droga con il Marocco.

L’International Center for the Study of Radicalisation, il più autorevole centro studi sul jihad d’Europa, con base a Londra, stimava già a gennaio 2015 in 4mila i foreign fighters di provenienza europea. Di questi, 1.200 proverrebbero dalla Francia, tra i 500 e i 600 dalla Gran Bretagna, altrettanti dalla Germania. Dal piccolo Belgio, 11 milioni di abitanti, ce ne sarebbero almeno 440. In proporzione, nessun Paese europeo ha una concentrazione simile. I dati della polizia belga sono ancora più alti: 474 sarebbero i terroristi belgi legati al conflitto in Siria e 130 sarebbero rientrati in patria, mentre 77 risultano morti durante il conflitto.

Combattenti belgi sono coinvolti anche in altre stragi del passato. Ci sono legami con le cellule jihadiste belghe nell’uccisione di Ahmed Shah Masoud, combattente anti-Taliban in Afghanistan. Lo stesso gruppo sarebbe vicino anche al Groupe Islamique Marocain Combattant (GICM), considerato responsabile delle bombe a Madrid nella stazione di Atocha, del marzo 2004. Muriel Degauque, una donna belga convertita all’Islam, è diventata famosa nel 2005 per essere la prima donna occidentale che si è fatta esplodere in un attacco terroristico.

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    Troppo caldo, lavoratori in sciopero. 36 gradi nel capannone dove si producono componenti per i condizionatori. Il paradosso è che, in quella ditta, si producono scambiatori di calore, componente fondamentale per gli impianti di climatizzazione. Che però, nei capannoni della Emmegi di Cassano d’Adda, non ci sono. La conseguenza, temperature roventi, che superano i 36 gradi, e condizioni di lavoro inaccettabili. Per questo lavoratori e lavoratrici stanno scioperando, per ottenere almeno un po’ di refrigerio, che però al momento viene negato dalla proprietà, che anzi ha incaricato un consulente per farsi dire che “la temperatura è acettabile”. Maurizio Iafreni è Rsu Fiom alla Emmegi e responsabile della sicurezza: (foto Fiom Cgil)

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