Approfondimenti

Israele impone il trasferimento dei beduini Jahalin

Scuola di Gomme

La Corte Suprema di Israele ha autorizzato la demolizione del villaggio beduino di Khan el-Ahmar, in Cisgiordania, e della “Scuola di Gomme” costruita al suo interno, un importante progetto realizzato dalla Ong italiana Vento di Terra per sopperire alla mancanza di una scuola all’interno del villaggio dopo la costruzione di un’autostrada che ha di fatto tagliato fuori i residenti da ogni collegamento con le scuole esistenti in altre zone. La motivazione ufficiale è che il villaggio e la scuola erano stati costruiti senza i necessari permessi.

Ieri i giudici hanno respinto gli accorati appelli dei 200 abitanti che non vogliono essere trasferiti in una vicina località, in quanto questo trasferimento forzato li costringerebbe ad abbandonare la loro vita di nomadi e le loro abitudini, dal pascolo alla cura degli animali.

Ne abbiamo parlato con Massimo Annibale Rossi, fondatore della Ong Vento di Terra che nel 2009 ha realizzato la Scuola di Gomme nel villaggio beduino:

La storia dei beduini Jahalin è una storia che ha origini antichissime. Loro erano semi-nomadi, vivevano nell’area del deserto del Neghev e da lì sono stati espulsi dall’esercito israeliano tra il 1948 e il 1950. Hanno vagato tra Betlemme ed Hebron e poi si sono stanziati nell’area che va da Gerusalemme a Gerico. Si sono stanziati lì nei tardi anni ’50 – inizio anni ’60, poi nel 1967 sono arrivati gli israeliani con la guerra del 1967 e sono ricominciati i guai. Dopo alcuni anni, tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, è iniziata la costruzione prima di un sito industriale e poi di un grande colonia che oggi si chiama Ma’ale Adumim ed è una colonia da 40mila persona che continua ad ingrandirsi. Questa colonia ha un ruolo geopolitico estremamente importante: si estende verso est da Gerusalemme in direzione di Gerico e su questo corridoio – che è in area C, cioè l’area della Palestina sotto controllo amministrativo e militare israeliano – divide quello che rimane della West Bank in due tronconi. Se l’appropriazione da parte di Israele di questo corridoio venisse ultimata, l’area della West Bank che fa capo ai governatorati di Betlemme ed Hebron verrebbe separata dall’altra area che fa capo a Ramallah e Nablus. Questo corridoio è un corridoio di estrema importanza strategica nel quale vivono queste comunità beduine. Si tratta di 40mila persone che sono rimaste in questi anni nonostante le vessazioni. I beduini che noi seguiamo sono un po’ caduti in una piega della storia, nel senso che sono sopravvissuti in questi decenni a margine della costruzione di queste grandi colonie e grandi infrastrutture. Lì è stata costruita una grande autostrada, però non è stata costruita una via di uscita per il loro campo e quindi c’è questo tratto pazzesco tra le condizioni di questi disperati che non hanno acqua corrente, non hanno corrente elettrica e non hanno servizi e queste meravigliose strutture e colonie che li circondano e che sono state costruite nei luoghi in cui loro avevano i loro pascoli. C’è un processo di impossessamento progressivo e ad oggi inarrestabile.
La Scuola di Gomme è stata costruita nel 2009 a seguito di un’istanza fortissima che veniva dalle comunità, dicevano che senza scuole non c’è futuro. La costruzione dell’autostrada che passa accanto ai campi aveva infatti impedito allo scuolabus di potersi fermare – perchè non ci si può fermare senza un’area adatta. Lo scuolabus è stato più volte multato e poi sequestrato. Alla fine anche questo, cioè la mancanza della scuola, risultava un’arma di pressione perchè se andassero da lì. C’è stato un appello molto determinato da parte dei beduini rispetto al fatto che anziché pensare a dei progetti di maquillage sociale, si pensasse proprio a questa costruzione. E quindi siamo arrivati alla decisione di appoggiarli.

Oggi Israele dice che c’è un’alternativa a soli 8 chilometri, un villaggio dove ci sono strade e strutture più moderne, configurando questa operazione di sgombero quasi come un’operazione umanitaria. Tu che conosci molto bene quella zona ci racconti quale potrebbe essere la destinazione di queste persone?

Esiste un villaggio che si chiama Al Jabal in cui sono stati forzatamente deportate altre comunità beduine all’epoca dell’espansione di questa grande colonia Ma’ale Adumim. Questo villaggio esiste, non è un villaggio modello, ma abbastanza messo male, però insomma esiste questo precedente. Quello che si propone ai Jahalin è spostarsi su un’area vicina a quella di Al Jabal che io sono andato a visitare. Praticamente sono vari terrazzamenti che fino a poco tempo fa erano discarica edilizia e che stanno vicino alla discarica di Gerusalemme – che è una vera montagna di rifiuti e penso sia in procinto di essere chiusa – in un luogo assolutamente privo di ogni attrattiva e dei requisiti minimi. Tra l’altro lì tutto quello che Israele è disponibile a fare per i beduini è il possibile allacciamento alle utente, quindi acqua, fogne e quant’altro, ma non ci sono case, non ci sono strutture. Loro li prenderebbero, li mollerebbero lì e poi direbbero “a questo punto arrangiatevi. Potrete stare qui con un contratto di 49 anni“. Questo è tutto quello che si offre loro. Questa offerta è stata presentata alla Corte Suprema e i beduini l’hanno rifiutata. Non è più oggettivamente sul campo, c’è stato un rifiuto formale tramite il loro avvocato. La situazione si fa molto drammatica nella misura in cui la scuola è stato l’unico segnale di rinforzo all’autostima e all’affermazione dei diritti di queste comunità in tanti anni. La distruzione della scuola, quindi, potrebbe essere un colpo veramente durissimo. Inoltre queste persone vivono in ripari di emergenza, sono baracche costruite con lastre di alluminio e distruggere anche quel poco che hanno sarebbe un colpo davvero enorme. Non oso immaginare come potrebbero riorganizzarsi. Cosa fanno, li prendono e li portano in questo terreno assolutamente inadatto per costruire un insediamento? In questo momento non vedo una prospettiva di risoluzione. È stato anche realizzato – credo dall’autorità civile che poi è una realtà militare che si occupa dell’Area C israeliana – un video in cui si dice che è un’operazione umanitaria di altro profilo. Lo potrebbe essere nella misura in cui ci fosse un accordo con quelli che dovrebbero essere deportati e nella misura in cui la destinazione sia un posto vivibile, un posto bello, ma anche un luogo in cui poter mantenere le traduzioni beduine legate al pascolo e alla cura degli animali. Qui non c’è nessuna di queste prerogative, c’è solo un uso sproporzionato dalla propria autorità e della violenza e un’imposizione che viola la convenzione di Ginevra.

L’intervista si conclude con un sentito appello a tutti gli ascoltatori di Radio Popolare:

Lanciamo un appello agli ascoltatori di RadioPopolare perchè sostengano anche in questo momento così difficile la causa della Scuola di Gomma.

Scuola di Gomme
Foto dalla pagina FB dell’Ong Vento di Terra https://www.facebook.com/VentodiTerraONG/
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