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“La torre di Londra non era in sicurezza”

L’incendio della Torre Grenfell di Londra potrebbe essere l’incidente più grave della storia dell’Inghilterra, si legge sul Telegraph.

Sui giornali britannici si apprende come negli ultimi quattro anni siano stati presentati reclami da parte dell’associazione dei residenti di Grenfell sulle norme di sicurezza antincendio dell’edificio e come questi siano rimasti inascoltati dal municipio di zona e dalla società di gestione dell’edificio, la Rydon Construction.

Tra le denunce, la mancanza di controlli regolari degli impianti di sicurezza e le scarse istruzioni di comportamento in caso di incendio. Secondo i residenti, l’ultima indicazione ricevuta era di rimanere nei propri appartamenti.

Inoltre, nel 2015 le pareti dell’edificio vennero rivestite di pannelli isolanti, un’operazione da 10 milioni di sterline per migliorare le condizioni di isolamento termico della torre. La BBC parla di pannelli con un’anima di plastica, altamente infiammabili. Sul Guardian si legge che il corpo dei vigili del fuoco avvisò tutti i municipi della città di evitare l’utilizzo di questo tipo rivestimenti isolanti, soprattutto su edifici alti.

Secondo alcuni esperti, citati dal Telegraph, nel caso dell’incendio della torre Grenfell, alta 70 metri, lo spazio vuoto esistente tra il rivestimento delle pareti e le pareti stesse ha permesso alle fiamme, alimentate dalle sostanze combustibili dei pannelli, di andare verso l’alto e propagarsi velocemente per tutto l’edificio.

Sempre sul Telegraph viene riportato il commento dell’architetto Matthew Needham Laing secondo il quale è da anni che si dibatte sui rischi di incendio legati ai rivestimenti isolanti delle facciate degli edifici. Si stima che in Gran Bretagna decine di migliaia di edifici hanno subito questo tipo di ristrutturazione a partire dall’inizio degli anni ’90.

Mentre le indagini sull’incendio potrebbero durare mesi secondo gli esperti legali, il portavoce dell’associazione dei residenti della torre, David Collins, ha dichiarato di volere un’indagine indipendente sulle circostanze che hanno causato la tragedia.

  • Autore articolo
    Adele Alberti
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    L’Istat ha pubblicato i report sugli scontri stradali, su base regionale (relativi al 2024) e anche alcuni dati sui primi sei mesi di quest’anno. Ci sono meno feriti e meno vittime sulle strade, anche se i numeri restano ancora drammaticamente elevati. Secondo l’Istituto di Statistica nel primo semestre del 2025 i morti sono stati 1310 (si parla di morti per scontri stradali se il decesso avviene entro 30 giorni dall’evento, quindi sono escluse le persone che muoiono, nonostante la causa siano le conseguenze dello scontro, oltre quel limite temporale) contro i 1406 dello stesso periodo dell’anno precedente. I feriti sono stati 111090, anche in questo caso in calo rispetto al 2024, quando erano stati 112428. Gli obiettivi europei sulla sicurezza stradale prevedono il dimezzamento del numero di vittime e feriti gravi entro il 2030 rispetto all’anno di riferimento, che è il 2019. In Italia al momento registriamo una diminuzione del 4,5% (in Lombardia del 12,6). Bisogna ancora fare molto per riuscire a raggiungere l’obiettivo. Uno degli aspetti fondamentali, oltre la diminuzione della velocità, è l’incremento dell’educazione stradale. Stefano Guarnieri, padre di Lorenzo, morto nel 2010 a causa di un omicidio stradale a Firenze ha fondato l’associazione Lorenzo Guarnieri, che da anni si impegna a portare avanti un discorso di educazione. Alessandro Braga lo ha intervistato nella trasmissione Tutto Scorre.

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    Nubi sull'università italiana: si moltiplicano le adesioni alle università private telematiche, mentre alle statali il governo Meloni taglia i fondi. Ospite l'economista Gianfranco Viesti. E poi, il caso Raiplay Sound, la censura nei confronti di un podcast – prima autorizzato e poi annullato - sulla storia di Margherita Cagol, una delle fondatrici delle Brigate rosse. A Pubblica Nicola Attadio, uno degli autori insieme al giornalista Paolo Morando e al musicista Matteo Portelli.

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