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Bombe sugli ospedali: MSF lascia lo Yemen settentrionale

E’ stato inevitabile per Medici Senza Frontiere : dopo il bombardamento aereo dell’ospedale di Abs del 15 agosto che ha provocato 19 morti e 24 feriti, l’organizzazione umanitaria premio Nobel per la Pace ha deciso di evacuare il proprio staff da 6 ospedali in Yemen settentrionale. Rimane operativo nella parte centrale e meridionale del paese.

Roberto Scaimi , un medico di MSF motiva la dolorosa decisione di ritirarsi dalla zona dove il conflitto è più intenso, non tanto per la natura degli scontri, ma perché questo ennesimo attacco a una struttura sanitaria, il quarto in 12 mesi, ha rappresentato una chiara violazione del diritto umanitario internazionale che sancisce la protezione di ospedali e luoghi dove la popolazione civile viene curata.

Roberto Scaimi è stato in Yemen la prima volta nel 2013 come responsabile delle cliniche mobili; già all’epoca, racconta, il paese , il più povero della penisola araba, aveva tantissime necessità in termini di assistenza sanitaria. E’ poi ritornato nelle stesse zone nel 2015, durante il conflitto, ed ha trovato una situazione drammaticamente peggiorata.

I centri che già lottavano per riuscire a rimanere aperti, erano danneggiati o distrutti. La popolazione aveva dovuto abbandonare le città che venivano bombardate, e sistemarsi in rifugi di fortuna sulle montagne o nelle vallate, senza nessuna protezione dalle interperie. Ebbe modo di notare l’aumento delle patologie legate all’impoverimento. Scioccante il numero di bambini malnutriti. Fu molto doloroso il raffronto con una situazione che già era difficile due anni prima, e che era ancora peggiore.

msf yemen

MSF è stata costretta ad abbandonare una situazione dove la popolazione è allo stremo. La speranza è quella che si tratti di un ritiro temporaneo: la coalizione a guida saudita si è detta disponibile a collaborare per riuscire a dare maggiori garanzie di protezione , ma in questo momento MSF si sente un bersaglio.

Nonostante anche in quest’ultimo caso siano state fornite ad entrambe le parti in conflitto, e quindi anche alla coalizione Saudita, le coordinate GPS della struttura , l’ospedale è stato colpito. Nel 2016 è sufficiente mettere un una qualsiasi mappa satellitare i dati, e la posizione delle strutture sensibili è evidente. E bisogna tener conto del fatto che quando si colpisce un’ospedale, non ci sono solo le vittime dirette, ma ci sono tutte le vittime indirette, quelle che non si potranno più curare.

Delle tante storie che lo hanno segnato, racconta di una bambina arrivata all’ospedale malnutrita e disidratata. Era prossima alla morte ma non perché soffrisse di una malattia grave: era diabetica e le mancava l’insulina: è stato sufficiente reidratarla e darle questo farmaco che costa anche poco, per salvarle la vita. L’assurdità e la violenza delle guerre non sta solo nel peso delle bombe, conclude,ma anche nelle tante morti che si potrebbero evitare se solo si rispettasse un minimo di codice etico.

Ascolta l’intera intervista a Roberto Scaimi

Robero Scaimi medico MSF Yemen

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    Serena Tarabini
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    Società Civile per il No. È nato il comitato, promosso da vari esponenti della società civile, da sindacati, associazioni e realtà democratiche, che sostiene le ragioni del No al referendum costituzionale sulla riforma della Giustizia del Guardasigilli Carlo Nordio. Presieduto da Giovanni Bachelet, il comitato ha nel direttivo nomi importanti come il segretario della Cgil Maurizio Landini, la presidente di Libertà e Giustizia Daniela Padoan e l’ex ministra Rosy Bindi. I principali punti del comitato vertono sul fatto che una magistratura autonoma, indipendente, che non guarda in faccia a nessuno sia una cosa che conviene ai cittadini. Il prossimo 10 gennaio a Roma si terrà la prima assemblea generale, per la partenza della campagna referendaria, che vedrà la nascita di comitati territoriali in tutta Italia per lanciare una campagna informativa sulle ragioni del No. “Riteniamo che sia una battaglia per evitare che venga minato un principio fondamentale della nostra democrazia”, ha detto Rosy Bindi, che fa parte del direttivo del comitato, nella nostra trasmissione Radio Sveglia. L'intervista di Alessandro Braga.

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