Approfondimenti

Ricette partigiane

Di cosa sono fatti uomini e donne?
Di sangue e di idee, di coraggio e di paura. Ma anche di cibo.
Quello che in ogni guerra viene a mancare, che spinge a scappare, emigrare, compiere atti che mai avremmo immaginato. Settant’anni di pace rendono per noi la “fame di guerra” un ricordo affidato ai racconti degli anziani, ma in altre parti del mondo è un’esperienza quotidiana e drammatica.

Anche per questo, Lorena Carrara ed Elisabetta Salvini, due giovani studiose, hanno dedicato un’affettuoso omaggio alla Resistenza a partire da quello che di commestibile compariva sulla tavola dell’Italia in lotta, con il libro “Partigiani a tavola. Storie di cibo resistente e ricette di libertà” (ed. Lupetti). Un’occasione per raccontare momenti di una Resistenza fatta anche di semplici ma importanti gesti di umanità.

Dalla famosa “pastasciutta dei fratelli Cervi” (380 chili di pasta al burro offerti a tutto il paese di Campegine per festeggiare la caduta del regime), alle “lasagne della ricostruzione” che Teresa Noce sognava in campo di concentramento e aveva finalmente ritrovato a tavola al suo ritorno a casa, ai 35.000 bambini sfollati e sfamati dalle donne emiliane nel gelido inverno del ’45: tanto significava il cibo in quell’epoca difficile ma piena di speranze.

Alcuni celebri personaggi letterari fanno da guida al lettore nel racconto della vita partigiana, fatta di pasti frettolosi, di fame di cibo e di libertà, di difficoltà di approvvigionamento quotidiano.
Il libro comprende settanta ricette liberamente (e come potrebbe essere altrimenti!) ispirate alle storie e ai luoghi della Resistenza e spesso tratte dalla tradizione gastronomica italiana, che le due autrici hanno ribattezzato con nomi amabilmente irriverenti.

Il volume sarà al prossimo Salone del Libro di Torino e Lorena Carrara ed Elisabetta Salvini sono state ospiti di Cult poco prima delle celebrazioni del 25 aprile.

Ascolta l’intervista a Lorena Carrara ed Elisabetta Salvini

salvini carrara partigiani a tavola

  • Autore articolo
    Ira Rubini
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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Domani a Torino ci sarà una nuova mobilitazione contro lo sgombero del centro sociale Askatasuna. Il giurista Livio Pepino, uno dei garanti del processo di regolarizzazione tra il Comune e Askatasuna, intervistato da Mattia Guastafierro, sostiene che lo sgombero fa parte di un progetto più ampio di repressione da parte del Governo Meloni. Di fronte ai conflitti sociali, dice Pepino, si possono intraprendere due opzioni: “Una è quella del dialogo, la ricerca del confronto, anche difficile e delicato, che a volte si spezza, però che va avanti, che cerca di fare dei passi in avanti. L’altra è quello della contrapposizione muscolare del muro contro muro, della repressione cieca”. Ascolta l’intervista.

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