Approfondimenti

Franco Basaglia e la lezione dimenticata

Agosto 2015.

Andrea Soldi, 45 enne torinese, muore in ospedale dopo essere stato prelevato da una panchina e forzato su un mezzo del 118. Andrea era malato di schizofrenia e aveva da tempo interrotto le cure. Il tentativo di farle riprendere, effettuato con eccessiva forza secondo diversi testimoni, avrebbe causato la sua morte.

Andrea Soldi è morto di TSO. Non il primo in Italia. Poche settimane prima, in circostanze del tutto diverse, era ucciso a Padova Mauro Guerra, in precedenza nel salernitano toccava a Massimiliano Malzone. Prima di loro Giuseppe Casu e Francesco Mastrogiovanni, il cui decesso è avvenuto al termine di 80 ore trascorse legato a un letto, vicenda per cui i medici furono condannati.

Ma cosa c’è dietro l’acronimo TSO, di uso piu o meno comune dal 1978? Cosa accade realmente in quel lasso di tempo piu o meno lungo che viene definito come ricovero?

Ogni storia è diversa dall’altra, come diverse sono le persone che al trattamento sono sottoposti. Ogni anno in Italia ne sono eseguiti oltre 10 mila.

Il TSO è imposto quando la persona, secondo i sanitari che l’hanno visitata, necessita di cure, che sono rifiutate. Di fatto è messo in atto quando la persona appare pericolosa per sé o per gli altri: minacce di suicidio, aggressioni, rifiuto di acqua o cibo, oltre che di terapie.

I TSO sono praticati nei reparti di psichiatria degli ospedali pubblici, gli SPDC. Alcuni sono luoghi umani, dove vige il dialogo, altri, a detta di chi è stato costretto a frequentarli, sono posti orribili.

Nel procecedimento non sono coinvolti solo i pazienti, ma tutte le persone che intervengono a vario titolo: familiari, sindaci che li ordinano, medici e psichiatri, infermieri.

Anche le loro voci sentiremo in questo racconto:

TSO PRIMA PARTE FALCINI

 

Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori: è questo il vero nome della legge numero 180 del 13 maggio 1978, la legge Basaglia.

Chiudono i manicomi, termina l’era dei ricoveri coatti e viene istituito il TSO. Si tratta di una procedura finalizzata esclusivamente alla tutela della salute del paziente. In teoria.

Non è una questione di ordine pubblico il TSO, non dovrebbe esserlo almeno. Non prevede la violenza fisica e giustifica la contenzione, mai punitiva, solo in via eccezionale. In caso contrario gli operatori sono perseguibili penalmente perchè dignità e libertà delle persone vanno sempre tutelati. Il TSO è una extrema ratio a cui ricorrere il meno possibile.

Questo però non sempre accade, la storia di Andrea Soldi e quelle degli altri ragazzi usciti malconci o senza piu la vita da un trattamento lo dimostrano. Fatti di cronaca tremendi, che hanno contribuito a rendere odiosa la pratica e a mettere in discussione tutto l’impianto di una legge, la 180, nata come forma di grande civiltà.

TSO SECONDA PARTE FALCINI

 

Realizzato con la collaborazione di Psicoradio.

  • Autore articolo
    Dario Falcini
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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale Al Teatro della Cooperativa, a Milano ha debuttato in prima nazionale "Lo sciopero delle bambine", in scena Rita Pelusio e Rossana Mola di PEM Habitat Teatrali, compagnia che porta avanti una ricerca artista che declina contenuti civili e ironia. Lo spettacolo, con la regia di Enrico Messina, racconta una storia avvenuta a Milano nel 1902, quando le “piscinine”, che in dialetto meneghino significa “piccoline”, bambine, tra i sei e i tredici anni, che lavoravano senza diritti, sfruttate e sottopagate, ebbero la forza di scioperare e, per cinque giorni, fermare l’industria della moda della città. A raccontare la vicenda delle piscinine in scena sono due piccioni, due creature che abitano le piazze, le cui parole rispecchiano lo sguardo dei contemporanei, spesso stanchi e disillusi davanti alle sfide della storia. Nella trasmissione Cult Ira Rubini ha intervistato l’attrice Rita Pelusio.

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