Approfondimenti

L’offensiva russa nel Donbass si fa sempre più intensa, il no di Mosca al piano italiano per la pace e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di martedì 24 maggio 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Oggi il ministro degli esteri Ucraino Kuleba ha detto che la battaglia che si sta combattendo nel Donbass, in questo momento, è la più ampia sul territorio europeo dalla seconda guerra mondiale. Il no del vicepresidente del consiglio russo al piano per la pace italiano. Il Papa ha nominato l’arcivescovo di Bologna alla guida della Cei, su indicazione della stessa assemblea. In commissione al Senato si votano gli articoli del Ddl concorrenza. Le organizzazioni della stampa italiana protestano per le perquisizioni che oggi hanno coinvolto la redazione della trasmissione Rai Report e il suo inviato Paolo Mondani. La pandemia ha segnato la psiche degli italiani, ma per lo Stato la salute mentale è ancora un tabù. L’atteso ritorno di David Cronenberg dopo otto anni dall’ultimo film. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

Kuleba: “L’offensiva russa nel Donbass è la più grande dalla seconda guerra mondiale”

Sono passati tre mesi dall’inizio della guerra in Ucraina. Oggi il ministro degli esteri Ucraino Kuleba ha detto che la battaglia che si sta combattendo nel Donbass, in questo momento, è la più ampia sul territorio europeo dalla seconda guerra mondiale, aggiungendo che è troppo presto per dire che Kiev ha tutte le armi necessarie per difendersi dai russi, tornando quindi a chiederne altre.
Poco fa anche il ministro della difesa ha detto che la situazione nel Donbass è molto difficile, ma la battaglia è molto importante perché – ha detto – il destino del paese si sta giocando lì, in questo momento.

(di Martina Stefanoni)

Le notizie che arrivano dal campo sembrano testimoniare un intensificarsi dell’offensiva nell’est del paese, sopratutto nella regione di Lugansk, che i russi stanno cercando di conquistare completamente. In quest’ottica, gli sforzi si concentrano soprattutto intorno alle città di Severodonetsk e Lysychansk che stanno a cavallo del fiume Donets. Qui si combatte già dal 2014, ma ora le due città sono quasi completamente circondate dalle truppe russe e la loro caduta significherebbe, appunto, che i russi avrebbero il controllo dell’intera regione.

Nella regione di Donetsk, invece, i russi hanno conquistato la città di Svitlodarsk, e hanno issato la bandiera russa sul municipio. Anche Svitlodarsk era stata al centro della guerra nel 2014, e teatro di una delle battaglie più sanguinose.
Questi sono gli sviluppi principali della guerra a livello prettamente militare. Quindi, tornando alle dichiarazioni di Kuleba di cui parlavi in apertura, i combattimenti sono effettivamente molto intensi, ma se effettivamente si tratta della battaglia più ampia dalla seconda guerra mondiale, l’abbiamo chiesto a Gianluca di Feo, vicedirettore di Repubblica.

 

Kuleba è tornato a chiedere altre armi, poco dopo che la Casa Bianca ha firmato un nuovo pacchetto di aiuti militari da 40 miliardi di dollari, in linea con la politica portata avanti da Biden in questa guerra. Politica che però, ultimamente, inizia a essere criticata internamente agli Stati Uniti, da più lati. Prima dal fronte liberal del paese, con un editoriale del New York Times, e oggi da Henry Kissinger, ex segretario di Stato americano, che ha detto che l’Occidente non dovrebbe cercare di infliggere una sconfitta alla Russia e l’Ucraina dovrebbe rinunciare a qualche territorio per la pace.
Sentiamo su questo l’americanista Mario del Pero

 

Mosca ha bocciato il piano italiano per la pace

(di Luigi Ambrosio)

Il piano italiano per la pace non ha possibilità di essere preso in considerazione oggi. Il no del vicepresidente del consiglio russo, Medvedev, è stato molto netto. Ed è un no che alla Farnesina, in realtà, non sorprende.
Nessuno, tra chi ha scritto il piano, immaginava il contrario.
E allora, a cosa è servita l’iniziativa? Ambienti vicini al ministero degli Esteri considerano il piano una ipotesi di lavoro per il futuro, se la situazione dovesse stabilizzarsi. A quel punto, la proposta italiana potrebbe essere ripresa e rilanciata.
Dalle parti dei palazzi della politica, e anche da parte di analisti indipendenti, l’interpretazione è decisamente più cinica: il documento, che Draghi ha sottoscritto e nella cui redazione il ministro degli Esteri Di Maio non ha avuto un ruolo centrale, serve al governo per mandare un segnale all’opinione pubblica e ai partiti della maggioranza:
“sappiamo che la società e le forze politiche sono divise sull’invio delle armi e su come si dovrebbe arrivare alla pace. Con il piano dimostriamo di voler provare a percorrere tutte le strade”. Palazzo Chigi starebbe ragionando così, camminando sul filo. Da un lato si pensa ai sondaggi e ai conflitti nella maggioranza. Dall’altro alle possibilità, oggi scarse, di attuazione concreta. Anche perché gli ostacoli non sono solo a Mosca. La rivalità, tra le cancellerie europee, rimane un problema. E Berlino e Parigi, oggi, non sarebbero felici di vedersi scavalcare da Roma

Matteo Zuppi è il nuovo capo dei vescovi italiani

Il cardinale Matteo Maria Zuppi è il nuovo capo dei vescovi italiani. Il Papa ha nominato oggi l’arcivescovo di Bologna alla guida della Cei, su indicazione della stessa assemblea. 66 anni, prete di strada, vicino alla linea di Francesco, Zuppi si è formato nella Comunità di sant’Egidio di cui è una delle figure di spicco. Succede al cardinale Gualtiero Bassetti.
Con la nomina a presidente di Zuppi, la Conferenza episcopale potrebbe ora spostarsi verso posizioni più progressiste.
Lo abbiamo chiesto a Francesco Muratori, giornalista della Tv svizzera RSI, responsabile di una trasmissione di approfondimento religioso.

 

L’ultima mediazione del governo sulle concessioni balneari

(di Anna Bredice)

“Bisogna lavorarci ancora”. Così ha detto Matteo Salvini a proposito del disegno di legge sulla concorrenza, per la cui approvazione Mario Draghi ha minacciato di chiedere il voto di fiducia. Oggi in commissione al Senato c’è stata una riunione e si è cominciato a votare gli articoli, eliminando molti emendamenti, alla fine si è deciso di andare in aula al Senato il 30 maggio e votare tutto il provvedimento in una giornata, si vedrà se con o senza fiducia. Questo dipenderà dall’accordo che la maggioranza troverà, soprattutto se sarà gradito alla Lega, che delle concessioni degli stabilimenti balneari e con le nuove regole del catasto sta facendo una battaglia elettorale. Temi utili per le elezioni, ma non al punto di rompere a quanto pare, se un accordo sulla legge è vicino, il punto di caduta sarà una proroga di un anno per alcune situazioni, laddove ad esempio ci sia un contenzioso da sanare, l’altra mediazione riguarda gli indennizzi per chi deve lasciare prima del tempo perché perde la concessione. Ma su questi punti bisogna ancora lavorare e la Lega ha accettato di farlo, questo sembra voler dire mettersi ad un tavolo e rischiare di perdere il consenso di quelle migliaia di titolari di concessioni balneari che non volevano nessuna modifica, anzi avrebbero voluto lo stralcio di tutta questa parte dalla legge sulla concorrenza. Un punto a favore di Draghi, che ribadendo di non voler fare nessuna marcia indietro sulle riforme del fisco e della concorrenza è riuscito, forse, a riportare la maggioranza litigiosa al tavolo. Ma da qui al 30 ci sono ancora parecchi giorni e soprattutto le elezioni amministrative che si avvicinano con una campagna elettorale che tra una settimana o poco più vedrà tutti i leader lasciare il Parlamento e andare nelle città a fare comizi.

Le proteste della stampa italiana per le perquisizioni nella redazione di Report

Le organizzazioni della stampa italiana protestano per le perquisizioni che oggi hanno coinvolto la redazione della trasmissione Rai Report e il suo inviato Paolo Mondani. La procura di Caltanissetta ha spiegato di voler verificare la “genuinità delle fonti” legate a due interviste andate in onda ieri sera, in cui si parlava della strage di Capaci. La stessa procura parla di “macroscopica fuga di notizie” e ipotizza il reato di rivelazione di segreto d’ufficio, non a carico di Mondani – che non è indagato – ma appunto della sua fonte, di chi gli ha passato dei documenti giudiziari che poi il giornalista ha sottoposto a uno degli intervistati. Il conduttore del programma Sigfrido Ranucci ha detto che le perquisizioni non sono “un atto ostile” nei confronti di Report, ma sui social network ha rilanciato le proteste dell’ordine dei giornalisti, del sindacato dei cronisti Rai e della federazione della stampa, che hanno annunciato un esposto alla Cedu, la corte europea dei diritti umani. Giuseppe Giulietti è il presidente della federazione della stampa.

 

Il peso della pandemia sulla salute mentale degli italiani

(di Mattia Guastafierro)

La pandemia ha segnato la psiche degli italiani e ha messo in risalto il problema, ma per lo Stato la salute mentale è ancora un tabù.
L’allarme di 10 società della psichiatria italiana conferma una tendenza consolidata da anni: l’Italia resta agli ultimi posti in Europa per salute mentale, “un settore povero di investimenti e a corto di medici”, avvertono gli esperti.
Il Covid ha peggiorato la situazione. In due anni di pandemia sono aumentate del 30 per cento le diagnosi di depressione e di altre patologie psichiche, soprattutto tra giovani e studenti. Eppure – dicono le società scientifiche – l’attenzione non è cambiata: nell’ambito del Pnrr, alla voce Sanità, sono indicati zero investimenti nel settore psichiatrico. A tutto questo si aggiunge la fuga del personale che interessa l’intero servizio sanitario nazionale. Tra pensionamenti e dimissioni volontarie, entro il 2025 l’Italia rischia di perdere mille specialisti, se non saranno rimpiazzati.
Negli scorsi mesi qualcosa si è mosso, anche sulla scia di una forte spinta popolare. Il governo ha dato il via libera all’atteso bonus psicologo, un contributo pari ad un massimo di 600 euro a persona, utile per l’avvio di un percorso di cura. La richiesta del mondo psichiatrico però, ora, è quella di un deciso cambio di passo, organico e strrutturale, a cominciare dalla creazione di una agenzia nazionale per la salute mentale, che ridia dignità tanto a chi soffre quanto a chi lavora nel settore.

L’atteso ritorno di Cronenberg al Festival di Cannes

(di Barbara Sorrentini)

L’atteso ritorno di David Cronenberg dopo otto anni dall’ultimo film è in concorso e si intitola “Crime of future”. Il regista canadese riprende uno dei suoi temi prediletti: quello della trasformazione e mutilazione dei corpi. Saul Tenser (interpretato da Viggo Mortensen) è un artista che lavora dal vivo sulla metamorfosi dei suoi organi interni e con l’aiuto della sua compagna, durante le sue esibizioni dal vivo si fa aprire e asportare pezzi di interiora. Proprio così. Tutto è ambientato in un ipotetico futuro, in cui la body art raggiunge risultati estremi. Intorno a questa coppia dal bisturi facile si crea un traffico illegale di costruttori di organi finalizzati a un’evoluzione degli individui, più simile a una macchina che a un corpo umano.
Park Chan Wook, il regista coreano famoso per “Old Boy” premiato nel 2004 qui a Cannes. Quel film tanto osannato per la sua crudezza anche da Tarantino, secondo capitolo della trilogia della vendetta, fece diventare Park Chan Wook un regista di culto. In questo “Decision to leave” i toni diventano più tenui e romantici. È ambientato a Busan, la città in cui un detective indaga sulla morte misteriosa di un alpinista. L’incontro con la moglie scompaginerà il corso delle indagini e della vita del detective. Esteticamente ricercato e affascinante, con atmosfere noir alla Hitchcock il film si perde in lunghi intrecci che arrancano faticosamente verso la fine.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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    Società Civile per il No. È nato il comitato, promosso da vari esponenti della società civile, da sindacati, associazioni e realtà democratiche, che sostiene le ragioni del No al referendum costituzionale sulla riforma della Giustizia del Guardasigilli Carlo Nordio. Presieduto da Giovanni Bachelet, il comitato ha nel direttivo nomi importanti come il segretario della Cgil Maurizio Landini, la presidente di Libertà e Giustizia Daniela Padoan e l’ex ministra Rosy Bindi. I principali punti del comitato vertono sul fatto che una magistratura autonoma, indipendente, che non guarda in faccia a nessuno sia una cosa che conviene ai cittadini. Il prossimo 10 gennaio a Roma si terrà la prima assemblea generale, per la partenza della campagna referendaria, che vedrà la nascita di comitati territoriali in tutta Italia per lanciare una campagna informativa sulle ragioni del No. “Riteniamo che sia una battaglia per evitare che venga minato un principio fondamentale della nostra democrazia”, ha detto Rosy Bindi, che fa parte del direttivo del comitato, nella nostra trasmissione Radio Sveglia. L'intervista di Alessandro Braga.

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