Approfondimenti

I migranti esportati in Albania, il cimitero di bambini a Gaza e le altre notizie della giornata

Giorgia Meloni

Il racconto della giornata di lunedì 6 novembre 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. I Migranti saranno espostati dall’Italia in Albania. “La striscia di Gaza si sta trasformando in un cimitero di bambini” le parole del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres. Un consiglio dei ministri convocato d’urgenza ha dato la cittadinanza italiana a Indi Gregory, bambina inglese di 8 mesi che ha una malattia giudicata inguaribile.

Migranti esportati in Albania

(di Anna Bredice)
Più di 30 anni fa il fenomeno migratorio verso l’Italia iniziò proprio dalle coste albanesi con le navi stracariche di migranti, ora per una sorta di contrappasso i migranti che l’Italia non vuole accogliere sul proprio territorio verranno dirottati verso l’Albania, dove saranno costruiti due centri, uno per il primo screening di identificazione e l’altro sarà un vero centro per il rimpatrio, due enclave italiane in territorio albanese. Questa è l’ultima trovata di Giorgia Meloni, che dopo aver visto fallire il suo piano di accordo con Tunisi, si rivolge ora al suo omologo albanese il quale dice, con un atteggiamento di chi non ha molta scelta, “se l’Italia chiama, l’Albania c’è.” Del resto l’Italia è il primo partner commerciale per Tirana e un accordo di questo tipo mette in sicurezza i legami d’affari, in secondo piano se l’Albania vuole entrare nell’Unione europea questa disponibilità verrà ben accolta, visto che toglie un po’ di castagne dal fuoco a Bruxelles. Oggi i due capi di governo hanno firmato un protocollo di intesa, che prevede la creazione di un centro sulla costa albanese per le operazioni di sbarco e di identificazione, il secondo centro più all’interno sarà un vero Cpr, i centri per i rimpatri, da lì quindi i migranti dovrebbero essere rimpatriati direttamente, senza mai mettere piede in Italia. Le due strutture infatti avranno una giurisdizione italiana, l’Albania farà solo la sorveglianza esterna. Verso l’Albania, dalla prossima primavera quindi, da quel che per ora si sa del protocollo d’intesa, arriveranno i migranti che saranno salvati in mare dalle navi militari italiane, non coloro che approdano sulle coste italiane e nemmeno chi è stato soccorso dalle navi delle Ong. Di più al momento non si sa, se non che donne incinte, minori e persone fragili saranno portati in Italia. Rimangono tanti punti non chiari, la giurisdizione sarà italiana, ma a chi dovranno rivolgersi le persone richiedenti asilo per presentare un ricorso? Se è già così difficile sapere esattamente cosa accade nei Cpr italiani, nei due che verranno costruiti in Albania e che avranno una capienza di 3000 persone si rischia di sapere ancora meno. Meloni trova una via di fuga dal problema immigrazione, che non riesce a risolvere da tempo, con hot spot strapieni e regioni che non vogliono i Cpr, neppure quelle governate dalla destra.

Medio Oriente, Gaza è un cimitero di bambini

“La situazione a Gaza è più di una crisi umanitaria, è una crisi dell’umanità”. Così il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha denunciato le condizioni in cui i civili nella striscia sono costretti a vivere, lanciando un nuovo appello per un cessate il fuoco. “La striscia di Gaza si sta trasformando in un cimitero di bambini”, ha continuato Guterres. Oggi secondo il ministero della salute della striscia il numero delle vittime causate da un mese di bombardamenti ha superato quota 10mila, tra i quali più di 4mila minori.
Oggi si è anche concluso il viaggio in Medio Oriente del segretario di stato americano Antony Blinken. Secondo Blinken, gli sforzi dell’amministrazione Biden per aumentare il flusso di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza e per impedire all’Iran di espandere il conflitto stanno facendo progressi.

Tra poco torniamo sul viaggio diplomatico del segretario Usa, ma prima gli aggiornamenti della giornata. In studio Emanuele Valenti:
“Prima delle parole di Guterres c’era stato un raro comunicato congiunto da parte di tutte le agenzie umanitarie delle Nazioni Unite, insieme ad alcune Ong, per chiedere nuovamente una tregua umanitaria e condannare la situazione a Gaza, definita inaccettabile.
Le ultime 24 ore, stando al resoconto dell’esercito israeliano e al racconto di alcuni palestinesi, sarebbero state tra le più intense dall’inizio della guerra, soprattutto per i bombardamenti aerei.
La notte scorsa, quando la Striscia era scollegata dalla rete telefonica e dalla copertura internet, i palestinesi avrebbero portato morti e feriti all’ospedale Al-Shifa di Gaza City – ha detto il direttore della struttura – nelle loro auto oppure su degli asini, perché non potevano chiamare le ambulanze.
Questo pomeriggio la Mezza Luna palestinese ha detto invece che le ambulanze non possono muoversi nella zona dell’ospedale Al-Quds, sempre a Gaza City.
La principale città della Striscia sarebbe circondata dai soldati israeliani.
Gaza è ormai divisa in due.
Nella zona nord, dove c’è Gaza City, ci sarebbero come minimo 300mila persone, probabilmente di più.
L’UNRWA, agenzia ONU per i rifugiati palestinesi, ha già perso a Gaza 88 lavoratori.
Dal valico di Rafah, tra Gaza ed Egitto, sono usciti ancora dei cittadini stranieri e dei feriti gravi. Gli egiziani dicono circa 100 persone. In attesa ce ne sarebbero altre 7mila.
Ancora scambi a fuoco, piuttosto intensi, nel nord tra esercito israeliano ed Hezbollah libanesi.”

Come dicevamo in apertura oggi Blinken ha incontrato ad Ankara il ministro degli esteri turco, concludendo il suo secondo viaggio in medio oriente, tra le crescenti richieste dei paesi arabi per un cessate il fuoco.
Roberto Festa:
“Non ci sono grandi ragioni di ottimismo, dopo la visita di Antony Blinken in Medio Oriente. O meglio, non ci sono le ragioni di ottimismo che l’amministrazione Biden vuole trasmettere. Sarebbe forse eccessivo dire che Blinken torna a Washington senza aver realizzato nulla. Qualcosa in questi giorni è successo. L’amministrazione americana tiene aperto il dialogo con tutte le parti. Non c’è stato, almeno sinora, l’allargamento temuto del conflitto. E Blinken ha comunque chiarito a Benjamin Netanyahu che per gli Stati Uniti il numero crescente di vittime civili a Gaza rappresenta un problema. Detto questo, c’è poco altro che Blinken è riuscito a ottenere durante il suo viaggio. Israele, appunto, non ha acconsentito alla pausa umanitaria. I paesi arabi non paiono pronti a discutere il futuro di Gaza, in particolare un ruolo di governo per l’autorità nazionale palestinese nella Striscia, mentre è ancora in corso un’offensiva militare così pesante. Del resto, almeno in questa fase del conflitto, sia il governo israeliano sia i Paesi arabi devono ascoltare le proprie opinioni pubbliche, particolarmente radicalizzate, poco disposte a fare concessioni alla parte avversa. E questa è una dinamica che l’amministrazione Biden, almeno per il momento, non può modificare.”

Tra le tappe del viaggio del segretario di stato Usa anche Ramallah, dove Blinken ha incontrato il presidente palestinese Abu Mazen. Secondo quanto riferito dall’amministrazione Statunitense, l’Autorità Nazionale Palestinese dovrebbe svolgere un ruolo centrale in ciò che verrà per la striscia di Gaza dopo la guerra.
Su questa ipotesi abbiamo chiesto un commento a Lorenzo Cremonesi, inviato in Israele e Palestina del Corriere della Sera.

 

Suicidio assistito, Indi Gregory e Sibilla Barbieri

Un consiglio dei ministri convocato d’urgenza ha dato la cittadinanza italiana a Indi Gregory, bambina inglese di 8 mesi che ha una malattia giudicata inguaribile. I medici britannici dicono che sta morendo e che continuare a cercare di curarla è accanimento terapeutico, ma ora potrebbe essere portata nel nostro paese. Il servizio di Andrea Monti:

La decisione del governo Meloni è arrivata poco prima delle 15 italiane. A quell’ora dovevano essere staccate le macchine che tengono in vita la bambina, con l’autorizzazione della magistratura inglese ma contro la volontà dei genitori. A questo punto Indi Gregory potrebbe essere ricoverata all’ospedale Bambino Gesù di Roma, se si riuscirà a farcela arrivare. Secondo indiscrezioni di stampa, dopo il consiglio dei ministri il padre e la madre avrebbero fatto ricorso all’alta corte di Londra per chiedere il trasferimento della figlia nel nostro paese. Il loro avvocato italiano è Simone Pillon, ex senatore leghista e cattolico reazionario, già attivo nel 2018 su una vicenda simile, quella di un altro bambino inglese, Alfie Evans. Anche a lui fu data la cittadinanza italiana, in quel caso dal governo Gentiloni, ancora in carica dopo le elezioni vinte dal Movimento 5 stelle ma prima dell’accordo con la Lega che avrebbe portato Conte alla presidenza del consiglio. Anche allora la famiglia aveva chiesto di portare il bambino nel nostro paese, ma la magistratura britannica aveva detto no ed era morto pochi giorni dopo. “Dicono che non ci siano molte speranze per la piccola Indi, ma fino alla fine farò quello che posso per difendere la sua vita” ha scritto Meloni sui social network pubblicando una foto della bambina.

Mentre il governo dice di voler portare in Italia una bambina che non può decidere sulla sua vita, lo Stato italiano costringe una persona di 58 anni – anche lei malata inguaribile – a espatriare per ottenere di poter morire. Sibilla Barbieri, paziente oncologica terminale, ha ottenuto il suicidio assistito in Svizzera. La Asl romana a cui si era rivolta le aveva detto no perché non dipendeva da un trattamento di sostegno vitale, requisito indicato dalla corte costituzionale nella sua sentenza del 2019 su questo tema. L’associazione Coscioni ha diffuso un ultimo video registrato dalla donna, in cui parla di “discriminazione gravissima tra i malati oncologici e chi si trova anche in altre condizioni non terminali. Ho deciso di ottenere aiuto andando in Svizzera – dice Barbieri – perché possiedo i 10mila euro necessari e posso ancora andarci fisicamente, anche se sono al limite. Ma tutte le altre persone condannate a morire da una malattia che non possono perché non hanno i mezzi, sono sole o non hanno le informazioni, come fanno?” La donna è stata accompagnata in Svizzera dal figlio e dagli attivisti Marco Perduca e Marco Cappato. Domani tutti e tre si autodenunceranno per averla aiutata.

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    L’Istat ha pubblicato i report sugli scontri stradali, su base regionale (relativi al 2024) e anche alcuni dati sui primi sei mesi di quest’anno. Ci sono meno feriti e meno vittime sulle strade, anche se i numeri restano ancora drammaticamente elevati. Secondo l’Istituto di Statistica nel primo semestre del 2025 i morti sono stati 1310 (si parla di morti per scontri stradali se il decesso avviene entro 30 giorni dall’evento, quindi sono escluse le persone che muoiono, nonostante la causa siano le conseguenze dello scontro, oltre quel limite temporale) contro i 1406 dello stesso periodo dell’anno precedente. I feriti sono stati 111090, anche in questo caso in calo rispetto al 2024, quando erano stati 112428. Gli obiettivi europei sulla sicurezza stradale prevedono il dimezzamento del numero di vittime e feriti gravi entro il 2030 rispetto all’anno di riferimento, che è il 2019. In Italia al momento registriamo una diminuzione del 4,5% (in Lombardia del 12,6). Bisogna ancora fare molto per riuscire a raggiungere l’obiettivo. Uno degli aspetti fondamentali, oltre la diminuzione della velocità, è l’incremento dell’educazione stradale. Stefano Guarnieri, padre di Lorenzo, morto nel 2010 a causa di un omicidio stradale a Firenze ha fondato l’associazione Lorenzo Guarnieri, che da anni si impegna a portare avanti un discorso di educazione. Alessandro Braga lo ha intervistato nella trasmissione Tutto Scorre.

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    Nubi sull'università italiana: si moltiplicano le adesioni alle università private telematiche, mentre alle statali il governo Meloni taglia i fondi. Ospite l'economista Gianfranco Viesti. E poi, il caso Raiplay Sound, la censura nei confronti di un podcast – prima autorizzato e poi annullato - sulla storia di Margherita Cagol, una delle fondatrici delle Brigate rosse. A Pubblica Nicola Attadio, uno degli autori insieme al giornalista Paolo Morando e al musicista Matteo Portelli.

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