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    Il grande divoramento

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    Rom e Sinti: l'olocausto che non si poteva nominare Questa settimana vi parliamo del Porrajmos, lo sterminio che hanno subito i Sinti e i Rom durante la seconda guerra mondiale...Thomas Fulli, (Associazione Sinti Italiani di Bologna) continua a raccontarlo nelle scuole e nella sua comunità...Il significato della parola Porrajmos è “divoramento” oppure “annientamento totale della persona”...Questa definizione fu coniata negli anni ‘70 da Ian Hancock, un intellettuale rom che viveva in Texas, con l’obiettivo di dare un nome preciso ad un genocidio di cui fino a quel momento si parlava solo in gruppi ristretti della comunità.....Thomas spiega infatti a Psicoradio che secondo gli anziani del suo popolo “Quando si parla dei propri morti se ne deve parlare sempre per il bene, non con il ricordo di ciò che hanno subito. E quando si toccano i morti si tocca anche la tradizione di questo popolo.”..Per conoscere meglio il Porrajmos dal punto di vista storico abbiamo intervistato anche Luca Bravi, docente dell’Università di Firenze, che sottolinea come “l’antiziganismo precede e poi proseguirà nella storia anche dopo il periodo di Auschwitz”. I rom e i sinti furono infatti prima identificati, schedati, per poi essere perseguitati durante il nazismo non per reati effettivamente commessi ma sulla base di una presunta pericolosità per l’ordine pubblico tedesco...Una parte dei superstiti rom e sinti si unì poi ai partigiani nella lotta per la liberazione...Bravi ricorda che anche in Italia ci furono alcuni campi di concentramento (tra cui quello di Agnone e Boiano in Molise). Dopo l’8 settembre del’43 il sistema dei campi italiani non regge più, non c’erano più le guardie, e una parte dei superstiti rom e sinti si unì poi ai partigiani...Le musiche che ascolterete in questa puntata (di Lida Goulesco e Django Reinhardt) sono legate alla cultura rom.

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    Nato dalla penna di Maurizio De Giovanni e presente in buona parte della sua opera letteraria, il Commissario Ricciardi ritorna nella terza stagione della serie a lui dedicata su Rai1 e sceneggiata dallo stesso autore dei romanzi. Diretto nel 2021 da Alessandro D’Alatri, seguito poi da Gianpaolo Tescari, per la seconda e la terza stagione, Ricciardi indaga nella Napoli degli anni ‘30 in pieno regime fascista, rifiutandone le regole imposte. “Ricciardi non è un protagonista tipico, è un anti-protagonista – spiega Guanciale. È molto empatico e come il protagonista di La Peste di Camus, si preoccupa di fare bene il suo mestiere a prescindere dalle imposizioni che gli vengono fatte”. Sempre in cerca di giustizia, in una forma di resistenza al potere dittatoriale di Mussolini, molto presente nel contesto dei casi da risolvere. I fantasmi che si aggirano nella mente del Commissario, immaginati nei libri di De Giovanni, nella serie prendono forma durante le indagini. L’intervista di Barbara Sorrentini.

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    Viaggio a bocce ferme nel tema politico della settimana.

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    Un viaggio musicale, a cura di missinred, attraverso remix, campioni, sample, cover, edit, mash up. Sabato dalle 22:45 alle 23.45 (tranne il primo sabato di ogni mese)

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    Il sabato del villaggio... una trasmissione totalmente improvvisata ed emozionale. Musica a 360°, viva, legata e slegata dagli accadimenti. Come recita la famosa canzone del fu Giacomo: Questo di sette è il più grandioso giorno, pien di speme e di gioia: di man tristezza e noia recheran l'ore, ed il travaglio usato ciascuno in suo pensier farà ritorno.

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