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    “Centrosinistra unito, ma solo per condividere politiche comuni”. Intervista con Sergio Cofferati

    A cura di:

    Raffaele Liguori

    «Che stare insieme sia meglio che stare separati è un’ovvietà. Però per stare insieme bisogna condividere delle proposte di merito». Lo ha detto a Memos Sergio Cofferati, deputato europeo del gruppo dei Socialisti e Democratici anche se dal 2015 non è più iscritto al Pd. Cofferati, già sindaco di Bologna (2004-2009) e prima ancora segretario generale della Cgil (1194-2002), ha attraversato la storia politica del centrosinistra di questi ultimi vent’anni. E oggi ragiona anche del suo futuro. «Trovo stucchevole nella discussione di queste settimane, ancora adesso dopo i risultati elettorali – dice l’ex leader della Cgil - il politicismo che porta ad interrogarsi se il centrosinistra debba essere largo o stretto. La mia domanda, che è quella che tante persone mi fanno, è: stare insieme per fare cosa? Io vorrei che si discutesse di questo. Faccio degli esempi: penso che una forza di sinistra che considera il lavoro un valore sociale debba NON fare il Jobs Act. E quindi il Jobs Act va abolito. Se si è d’accordo, poi discutiamo insieme sul come fare. Altro esempio: la legge sulla “buona scuola” va modificata radicalmente; sulle tasse hanno introdotto la “flat tax”, io vorrei una progressività nell’imposizione fiscale come c’era ai tempi del ministro Visentini (tra la metà degli anni ‘70 e gli ‘80, ndr). Vogliamo fare queste cose? Se sono condivise, discutiamo insieme come farle e allora c’è l’unione». Nell’intervista a Memos Sergio Cofferati parla del leader laburista britannico Corbyn, dell’Europa e del lavoro, dei principi dimenticati dalle politiche dei governi europei (Dichiarazione di Philadelphia del 1944, Carta dei diritti fondamentali dell’UE del 2000).

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