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Greenpeace: sul clima la partita comincia adesso

È stato il Presidente di Cop 21 Laurent Fabius a dare l’annuncio tanto atteso alla Conferenza sul Clima di Parigi: l’accordo è stato raggiunto. Dopo quasi due settimane di negoziato, i delegati dei 195 Paesi ce l’hanno fatta. L’accordo è un passo avanti rispetto alla bozza iniziale, e i punti salienti sono tre. Il tetto al rialzo della temperatura è stato fissato a 1,5 gradi anziché 2. Sono diventati più stringenti gli impegni sul fronte economico per i paesi in via di sviluppo: 100 miliardi l’anno a partire dal 2020. E c’è l’impegno a rivedere i programmi nazionali contro i gas serra ogni 5 anni.

“Sicuramente è successo qualcosa di importante, ci dice il direttore esecutivo di Greenpeace Italia Giusepe Onufio, anche se, come ci aspettavamo, non è un successo che risolve il problema ma mette in moto un processo. Questo non era mai avvenuto. Nel testo ci si riferisce, anche in un modo un po’ contorto, alla necessità di azzerare le emissioni nette nella seconda metà del secolo. Ma siccome il testo fa riferimento espressamente alla commissione intergovernativa dei cambiamenti climatici, l’interpretazione corretta è quella secondo la quale va seguito lo scenario della commissione e quindi sostanzialmente vanno eliminate le fonti fossili grosso modo nella metà del secolo. Sul piano finanziario – prosegue Onufrio – l’accordo è meno buono di quello che avrebbe dovuto essere, ma i cento miliardi per i paesi poveri ci sono. Diciamo che si è fatto qualcosa di più di quello che fino adesso si era promesso. Almeno nel testo finale questo aspetto è migliorato. Non c’è un riferimento preciso alla deforestazione e ciò rende i riferimenti ai popoli indigeni più deboli. Nel complesso direi che la partita vera comincia adesso. Non pensiamo che questo sia un punto di arrivo, ma un punto di possibile partenza per fare sul serio.

  • Autore articolo
    Raffaele Masto
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    L’esercito israeliano ha lanciato questa notte l’invasione di terra su Gaza City. Da ieri i carri armati sono entrati nel cuore della principale città della striscia, e i bombardamenti hanno colpito senza sosta strade, case, infrastrutture. Da questa mattina, i morti sono 89. Centinaia di migliaia di persone vivono ancora nella città. Migliaia di persone stanno invece cercando di fuggire, in un esodo verso un sud che non ha più spazio per ospitarli. Il servizio di Valeria Schroter.

    Clip - 16-09-2025

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    Esteri di martedì 16/09/2025

    1) “Gaza brucia di fronte al suo mare, testimone della sua tragedia”. L’esercito israeliano ha lanciato l’offensiva di terra sulla principale città della striscia. L’esodo in mezzo alle bombe. Quasi 90 i morti da questa mattina. (Valeria Schroter) 2) Israele come Sparta. Mentre l’ONU stabilisce che quello in corso a Gaza è genocidio, Netanyahu ammette l’isolamento internazionale e dipinge un futuro di autarchia e guerra permanente. (Anna Foa, Eric Salerno) 3) Gli Stati Uniti continuano a colpire il Venezuela. Trump punta a rovesciare il regime di Maduro con la scusa della lotta al narcotraffico. (Alfredo Somoza) 4) Cinquant’anni fa l’indipendenza della Papua Nuova Guinea. Il paese oggi è vittima della maledizione della ricchezza e rischia di finire ostaggio di un nuovo braccio di ferro tra occidente e Cina. (Chawki Senouci) 5) Spagna, l’estrema destra torna a riunirsi a Madrid. Il primo passo verso una grande alleanza di tutte le destre europee. (Giulio Maria Piantadosi) 6) Rubrica Sportiva. Julia Paternain, la maratoneta uruguayana entra nella storia vincendo la prima medaglia ai mondiali di atletica per il paese sudamericano. (Luca Parena)

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Iniziamo parlando del festival Coachella 2026 di cui è appena stata annunciata la lineup e ricordando Victor Jara, cantautore cileno simbolo della canzone sociale e di protesta che scomparse oggi 52 anni fa durante la dittatura Pinochet. Proseguiamo con il mini live in studio delle Guthrie Family Singers, trio di discendenti di terza e quarta generazione dell'icona folk americana Woody Guthrie. Nell'ultima parte accenniamo al concerto di raccolta fondi per la Palestina del 18 settembre, organizzato a Firenze da Piero Pelù, e ricordiamo la stella del cinema Robert Redford appena scomparsa.

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