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    Linda Sharrock (2)

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    Una volta lasciato il gruppo di Herbie Mann, con cui lavorano nel '69-70, Sonny e Linda Sharrock suonano nell'area di New York con gruppi propri che portano diversi nomi. Nell'estate del '73 c'è una seduta di incisione in cui registrano musica per un breve documentario su James Baldwin del fotografo turco Sedat Pakay. Da una session della primavera del '74 per la stazione radio WCKR si può cogliere che la musica di Sonny e Linda non è più l'improvvisazione estrema dei loro due album ma si sta orientando verso una direzione più pop, verso una black music più agevole. Nell'estate del '75 Sonny e Linda registrano per la Atlantic il materiale per un nuovo disco, Paradise, album finalmente cointestato ad entrambi e con in copertina un bellissimo primo piano di Linda: una copertina seducente che può far pensare ad un Lp di disco music. In Paradise il clima, rispetto agli album precedenti, è decisamente cambiato: Sonny e Linda stanno cercando una impostazione più accattivante, ma l'album (che in ogni caso passa pressoché inosservato) riesce in realtà ad essere commerciale fino ad un certo punto, perché sia la chitarra di Sonny che la vocalità di Linda continuano ad andare in una direzione non convenzionale. Anni dopo il chitarrista si sarebbe adddirittura rammaricato che il disco fosse stato ristampato, perché (affidato al produttore turco Ilhan Mimaroglu) riteneva non offrisse una buona rappresentazione della sua musica dell'epoca: ma in effetti Paradise, con una combinazione estremamente gustosa, e anche gustosamente stravagante, della chitarra di Sonny e della vocalità di Linda con stilemi più commerciali tipici della black music di allora, è un album unico, originale e godibilissimo.

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    Pubblica ha ospitato Nino Di Matteo, sostituto procuratore alla Direzione nazionale antimafia. La giustizia che verrà: veloce contro gli ultimi e con le armi spuntate verso la criminalità dei colletti bianchi. «La separazione delle carriere dei magistrati - sostiene il giudice Di Matteo - è un pericolo per i cittadini». La legge costituzionale Meloni-Nordio, ci ha raccontato Di Matteo, vuole colpire l’indipendenza e l’autonomia della magistratura. Non solo. La “riforma” Meloni-Nordio è inserita in un contesto di nuove norme (dall’abrogazione dell’abuso d’ufficio alla limitazione delle intercettazioni, alla sterilizzazione del traffico di influenze) che rappresentano una sorta di scudo di protezione dei potenti. Quindi, con la perdita di autonomia e indipendenza della magistratura (soprattutto nei riguardi del pubblico ministero); con una legislazione ordinaria orientata alle esigenze di polizia, l’eventuale vittoria dei SI alle nuove norme sposterebbe l’equilibrio dei poteri verso l’esecutivo. Mentre il varo del premierato finirebbe per sanzionare una vera e propria concentrazione di potere in capo al governo. L’intervista a Nino Di Matteo è di Raffaele Liguori

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