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Catalogna: bye bye Spagna?

Lo scontro tra Spagna e Catalogna è antico di secoli.

Fino a pochi anni fa sembrava che le parti potessero convivere sotto lo stesso tetto. Oggi non è più così.

Barcellona continua a dire che il primo ottobre ci sarà una consultazione popolare sull’indipendenza. Tre anni fa in una situazione simile – la contrarietà di Madrid – le autorità catalane trasformarono il referendum in una consultazione “non vincolante”. Adesso dicono che in caso di vittoria verrà dichiarata subito l’indipendenza.

La vittoria non è certa. Diversi sondaggi – alcuni anche interni al governo catalano e non resi pubblici – dicono che gli indipendentisti potrebbero non raggiungere il 50%.

Ma la vera domanda è se si arriverà sul serio a un referendum. Il partito socialista spagnolo, all’opposizione a Madrid, sta cercando di spingere il governo Rajoy a trattare. In sostanza a offrire una complessiva riforma della costituzione, che preveda uno stato federale. A Barcellona molti rispondono che ormai è troppo tardi. In effetti nel 2010 il Tribunale Costituzionale Spagnolo annullò il nuovo statuto di autonomia della Catalogna, mostrando la totale chiusura di Madrid a qualsiasi cambiamento dell’assetto statale.

Muro contro muro. Difficile fare previsioni. A oggi il referendum ci sarà.

In quali condizioni e con quali risultati nessuno lo sa.

  • Autore articolo
    Emanuele Valenti
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    È stato presentato dal Governo il ricorso alla Corte costituzionale per la legge regionale siciliana che garantisce l’applicazione della legge 194. La legge prevede l'organizzazione di concorsi riservati ai soli medici non obiettori nelle Aziende sanitarie e ospedaliere dove non ce ne siano. Il Governo ritiene la legge in contrasto “con i principi di uguaglianza, di diritto di obiezione di coscienza, di parità di accesso agli uffici pubblici” e quindi, discriminatorio nei confronti del personale medico obiettore. Secondo i dati del Ministero della Salute, la Sicilia è la seconda Regione con il più alto tasso di medici obiettori (81,5%), ma in alcune province gli obiettori rappresentano il 90% del personale medico. Il ricorso alla Corte rappresenta un gesto politico della Destra che, ancora una volta, implicitamente, ostacola la piena applicazione della legge sull’aborto, calpestando i diritti delle donne. Ascolta l'intervista alla giurista Laura Onofri, tra le fondatrici del movimento femminista "Se non ora quando".

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    Le donne nella musica hanno costantemente sfidato difficoltà e infranto barriere, hanno lottato attraverso esperienze potenti e stimolanti e conquiste significative, spesso in un modo fatto e gestito dagli uomini. Le loro vite, le storie complesse, le loro canzoni e le esibizioni hanno contribuito in modo determinante alla storia della musica e all’emancipazione femminile. C'è ancora molta strada da fare per le donne nell'industria musicale, ma è un motivo in più per celebrare le pioniere, le portatrici di cambiamento e le donne che con la loro determinazione, libertà, nonostante le difficoltà e le tragedie e tormenti personali hanno sfidato le aspettative, il sessismo la misoginia e le avversità nel corso della loro carriera musicale. La protagonista di questa puntata è Stevie Nicks. Scritto e condotto da Elisa Graci.

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    10 agosto 1944, la strage dei 15 martiri di Piazzale Loreto: il racconto di Antonio Scurati

    Antonio Scurati, scrittore e autore di "M.", la pentalogia sulla vita di Mussolini e il Fascismo, ci racconta la strage dei 15 Martiri di Piazzale Loreto del 10 agosto del 1944, ma anche la Milano di quegli anni, la fine di Mussolini, l'oscenità, la pietas e come mai la bella serie televisiva tratta dai romanzi si ferma alle prime 8 puntate e non prosegue nonostante il successo in Italia e all'estero. L'intervista a cura di Cecilia Di lIeto.

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    Magok, rifugiato vittima di Almasri: "Il governo spieghi in tribunale perché lo hanno liberato"

    “Nelle carceri libiche ci torturavano e ci costringevano a lavorare come schiavi”. A Radio Popolare parla Lam Magok, rifugiato sudanese, vittima del generale Almasri. “L’arresto in Italia era la sola occasione per fargli pagare i crimini commessi. Invece lo hanno liberato. Il governo deve spiegare perché”, dice ai microfoni di Mattia Guastafierro.

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