Approfondimenti

“Turchia, il paese della repressione arbitraria”

Ospite del Festival dei Diritti Umani in corso a Milano, l’intellettuale e giornalista Turco Ahmet Insel ci racconta a che punto è la situazione della  libertà di stampa in Turchia. Laureato alla Sorbona, ex docente universitario, è editorialista del quotidiano turco Cumhuriyet e dirige la casa editrice Iletisim. E’ autore del volume La nouvelle Turquie d’Erdogan, Du rêve démocratique à la dérive autoritaire (Francia, 2016).

“Le cose in Turchia sono peggiorate, grosso modo, da quattro anni. Le proteste di Gezi Park nel 2013 hanno creato panico nel governo: da quel momento ha voluto controllare la stampa sempre di più. E dato che i media della confraternita Gülen hanno attaccato sempre di più il governo, Erdogan ha cominciato a vedere nella stampa il pericolo principale.

Bisogna tener presente che il Presidente Erdogan ha cominciato a controllare la stampa ben prima di allora. Già negli anni 2000 aveva cominciato a creare dei gruppi editoriali vicini al potere, sia in ambito televisivo, sia per la stampa scritta.

Poi dal 2013-2014 il governo – ed Erdogan stesso – hanno cominciato a fare pressione sugli editori indipendenti affinché mandassero a coprire un avvenimento un giornalista invece che un altro. Oppure chiedevano agli editori di licenziare quel dato presentatore o quel cronista.

Il governo ha cominciato anche a imporre agli editori di assumere dei giornalisti vicini al partito al potere, inserendo propri uomini nei gruppi indipendenti. La tappa successiva è stata liquidare i gruppi editoriali della confraternita Gülen.

Questo processo era già cominciato prima del tentativo di colpo di stato del luglio 2016. Dopo il colpo di stato, l’attacco alla stampa è diventato generale e ha coinvolto anche la stampa di sinistra e la stampa curda. Non si tratta solo di pressioni o di chiusura dei giornali o delle televisioni, ma si è passati direttamente all’arresto dei giornalisti”.

Come negli anni bui della dittatura militare?

“Negli anni ’90 non era rispettata la libertà di stampa. Anche allora – all’epoca scrivevo per il giornale Radikal – c’erano delle condanne contro giornalisti. Ma all’inizio degli anni 2000, quando è cominciato il processo di adesione all’Unione Europea, abbiamo conosciuto una vera primavera della libertà di espressione.

E’ durata fino al 2008-2009. Poi il governo ha cominciato ad attaccare con processi truccati certi giornalisti che criticavano la confraternita Gülen. Sembra paradossale, ma hanno cominciato proprio da loro! Ahmet Sik, per esempio, è un caso tipico. E’ stato un anno e mezzo in prigione perché stava preparando un libro che dimostrava l’infiltrazione della confraternita Gülen negli apparati dello Stato: proprio ciò che oggi il governo denuncia!

A partire dal 2011 la situazione è ulteriormente peggiorata e dopo il colpo di stato del 2016 – con l’imposizione dello stato di emergenza – non abbiamo più libertà d’espressione in Turchia. Esiste oggi in Turchia una democrazia aleatoria, arbitraria.

Io sono cronista nel giornale Cumurriyet. Lo pubblichiamo rispettando la nostra linea editoriale di opposizione, ma undici dei nostri colleghi sono in prigione da più di sei mesi. Perché io non sono in prigione? Perché invece sono in prigione i miei colleghi? Non lo sappiamo.

Potrei essere al loro posto: non hanno scritto niente di più di quanto ho scritto io. Il giornale continua a uscire, ma in condizioni molto difficili. Più di 250 giornalisti sono in prigione in Turchia. La Turchia è diventata la più grande prigione per giornalisti al mondo.

Ho vissuto la repressione degli anni ’90, che noi in Turchia chiamavamo gli anni di piombo, poi una vera primavera di libertà di stampa negli anni 2000. Oggi la situazione è simile a quella che io ho vissuto all’inizio degli anni ’80, dopo il colpo di stato militare”.

Il vostro modo di lavorare è cambiato?

“Noi non ci auto-censuriamo. Continuiamo a pubblicare. Io dirigo una casa editrice, sono un professore universitario in pensione, collaboro da anni con una rivista di sinistra, ma non mi sono mai auto-censurato.

Ci sono però degli argomenti che non trattiamo più con lo stesso spirito di tre-quattro anni fa. I curdi sono diventati un argomento estremamente sensibile. Diamo le notizie, ma facciamo molta attenzione al linguaggio che usiamo perché i procuratori immediatamente possono aprire delle inchieste accusandoci di propaganda del terrorismo.

L’accusa di terrorismo è divenuta lo strumento di repressione principale della libertà d’opinione e di stampa in Turchia. Si diventa terroristi perché si pubblica un informazione sul partito curdo il PKK. Si diventa terroristi perché si scrive che ci sono casi di torture dopo il tentativo di colpo di stato.

Negli anni scorsi la tortura non esisteva quasi più in Turchia. Dopo il tentativo di colpo di stato, Amnesty International e Human Rights Watch hanno documentato dei casi di tortura: non tanto nelle prigioni, quanto piuttosto nei commissariati di polizia, nei confronti delle persone accusate di appartenere alla confraternita Gülen.

Se pubblicate una notizia su questi casi, subito il procuratore può aprire un’inchiesta nei vostri confronti con l’accusa di propaganda del terrorismo. I nostri colleghi del giornale Cumurriyet sono accusati di fare propaganda per due organizzazioni terroristiche contemporaneamente: la confraternita Gülen e il PKK.

Il nostro modo lavorare è cambiato perché facciamo più attenzione alle parole che utilizziamo. Non siamo nella Germania del 1940, non siamo nella gabbia di un totalitarismo, ma siamo in un regime molto autoritario. E quello che è peggio sono le repressioni casuali, arbitrarie: la repressione si può esprimere in modo arbitrario contro chiunque”.

Questo vuol dire che anche i magistrati sono parte di questa repressione?

“Bisogna ricordarsi che in Turchia, dopo il tentativo di colpo di stato, un terzo dei magistrati è stato licenziato, senza una decisione di un tribunale. Il governo sta reclutando 900 nuovi magistrati per tappare i buchi di organico che si sono creati e li sta reclutando fra gli avvocati del partito di Erdogan a livello locale. La Giustizia è oggi completamente subordinata al partito e allo Stato.

Dunque non siamo in un regime totalitario, ma andiamo verso un regime totalitario, perché – come successe per il fascismo in Italia – andiamo verso una fusione fra il partito e lo Stato, sia nella polizia sia nell’ambito della giustizia.

Non abbiamo più fiducia nella giustizia. In passato le elezioni in Turchia venivano considerate pulite a livello di spoglio e conteggio dei voti. In occasione di questo referendum, per la prima volta da lungo tempo, abbiamo avuto tantissimi ricorsi sulla legalità dello spoglio.

C’è un Consiglio superiore delle elezioni fatto di undici giudici, ma dieci di questi rifiutano qualsiasi contestazione. Ce n’è solo uno che ha fatto un rapporto che spiega come – a livello di spoglio – il referendum non era conforme alle regole del diritto. Non siamo più in uno stato di diritto e neppure in uno stato della legge, perché il governo non rispetta più le sue stesse leggi. Siamo nello stato dell’arbitrarietà”.

Dunque lei pensa che il risultato del referendum non sia quello ufficiale, ovvero che il sì in realtà abbia perso?

“Penso che il risultato del referendum sia discutibile. La differenza è molto piccola. Circa 48 milioni di persone hanno votato e lo scarto fra i sì e i no è di un milione e 200 mila voti. L’opposizione contesta la legalità di 2 milioni di schede. Non tutti magari erano dei sì. Ma il fatto che lo scarto sia minimo, ci mette in una situazione in cui le irregolarità nello spoglio possono aver cambiato il risultato”.

  • Autore articolo
    Michela Sechi
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    GR venerdì 19/04 19:31

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle 16 edizioni quotidiane del Gr. Un appuntamento con la redazione che vi accompagna per tutta la giornata. Annunciati dalla “storica” sigla, i nostri conduttori vi racconteranno tutto quello che fa notizia, insieme alla redazione, ai corrispondenti, agli ospiti. La finestra di Radio Popolare che si apre sul mondo, a cominciare dalle 6.30 del mattino. Da non perdere per essere sempre informati.

    Giornale Radio - 19-04-2024

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di venerdì 19/04/2024

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 19-04-2024

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di venerdì 19/04/2024 delle 19:50

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 19-04-2024

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Esteri di venerdì 19/04/2024

    Il giro del mondo in 24 ore. Ideato da Chawki Senouci Data di nascita: 6 ottobre 2003 (magazine domenicale di un’ora dalle 11.30 alle 12.30) Ogni giorno Chawki Senouci e Martina Stefanoni scelgono alcuni fatti che ritengono interessanti da segnalare agli ascoltatori e li propongono sotto forma di racconto, rubriche, reportage, piccole storie, interviste, approfondimenti e analisi. Essendo Esteri un magazine radiofonico i modi per “comunicare “ sono i titoli, un breve notiziario e i servizi lunghi. Il tutto inframezzato dai cosiddetti “intrusi” (notizie telegrafiche) e da stacchi musicali.

    Esteri - 19-04-2024

  • PlayStop

    Muoviti Muoviti di venerdì 19/04/2024

    Quando le prime luci della sera… no, non è l’incipit di un romanzo. E’ l’orario in cui va in onda “Muoviti, muoviti” la trasmissione che vi accompagna nel rientro a casa dopo una giornata di lavoro, di studio o di semplice e puro fancazzismo (voluto o subito). Il racconto dei fatti principali della giornata, le piccole notizie che assurgono a tema di interesse generale, gli argomenti più dibattuti sui social, l’andamento del primo anno scolastico in presenza post-Covid, le elezioni (amministrative e del Presidente della Repubblica ma anche quelle dei consiglieri di condominio nel caso…), il presente e il futuro dell’atletica leggera dopo i successi di Tokyo. Tutto questo e molto altro lo trovate in “Muoviti muoviti” dalle 17.30 alle 19 dal lunedì al venerdì su Radio Popolare con Davide Facchini, Luca Gattuso e Marta Zambon.

    Muoviti muoviti - 19-04-2024

  • PlayStop

    Playground di venerdì 19/04/2024

    A Playground ci sono le città in cui abitiamo e quelle che vorremmo conoscere ed esplorare. A Playground c'è la musica più bella che sentirai oggi. A Playground ci sono notizie e racconti da tutto il mondo: lo sport e le serie tv, i personaggi e le persone, le ultime tecnologie e le memorie del passato. A Playground, soprattutto, c'è Elisa Graci: per un'ora al giorno parlerà con voi e accompagnerà il vostro pomeriggio. Su Radio Popolare, da lunedì a venerdì dalle 16.30 alle 17.30.

    Playground - 19-04-2024

  • PlayStop

    Playground di venerdì 19/04/2024

    A Playground ci sono le città in cui abitiamo e quelle che vorremmo conoscere ed esplorare. A Playground c'è la musica più bella che sentirai oggi. A Playground ci sono notizie e racconti da tutto il mondo: lo sport e le serie tv, i personaggi e le persone, le ultime tecnologie e le memorie del passato. A Playground, soprattutto, c'è Elisa Graci: per un'ora al giorno parlerà con voi e accompagnerà il vostro pomeriggio. Su Radio Popolare, da lunedì a venerdì dalle 16.30 alle 17.30.

    Playground - 19-04-2024

  • PlayStop

    Jack di venerdì 19/04/2024

    Nella prima parte approfondiamo le nuove uscite di Taylor Swift e della cantante Tunisino/Americana Emel e presentiamo Back to Black, il Bio pic dedicato ad Amy Winehouse. Ospite della seconda parte Enrico Molteni dei Tre Allegri Ragazzi Morti che ci racconta in una lunga intervista il loro ultimo lavoro "Garage Pordenone"

    Jack - 19-04-2024

  • PlayStop

    Considera l’armadillo di venerdì 19/04/2024

    Noi e altri animali È la trasmissione che da settembre del 2014 si interroga su i mille intrecci di una coabitazione sul pianeta attraverso letteratura, musica, scienza, costume, linguaggio, arte e storia. Ogni giorno con l’ospite di turno si approfondisce un argomento e si amplia il Bestiario che stiamo compilando. In onda da lunedì a venerdì dalle 14.00 alle 14.30. A cura di Cecilia Di Lieto.

    Considera l’armadillo - 19-04-2024

  • PlayStop

    Poveri ma belli di venerdì 19/04/2024

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

    Poveri ma belli - 19-04-2024

  • PlayStop

    Cult di venerdì 19/04/2024

    Oggi a Cult, in diretta da Bergamo, nel negozio DecoKatia in via Pignolo, con: Ornella Bramani e Pierpaolo Arnoldi per la Fiera dei Librai indipendenti al Sentierone; il direttore della GaMec Lorenzo Giusti con Tiziana Ricci; Sergio Visinoni e Giorgia Di Giusto fi Lab80 con Barbara Sorrentini; Menuka per la fumetteria Comix Revolution con Antonio Serra...

    Cult - 19-04-2024

  • PlayStop

    Un 25 aprile Popolare - E12

    Milano capitale della Resistenza ospiterà un museo nazionale della Resistenza per capire cosa sarà e soprattutto come vuole raccontare il movimento di Liberazione, la lotta, la storia c'è un sito già al lavoro, ricco di proposte: www.museodellaresistenza.it. Quanto l’antifascismo e la Resistenza influiscono sulla musica italiana contemporanea? Ne abbiamo parlato con Matteo Villaci

    Clip - 19-04-2024

  • PlayStop

    Gli speciali di venerdì 19/04/2024 - ore 10:38

    I reportage e le inchieste di Radio Popolare Il lavoro degli inviati, corrispondenti e redattori di Radio Popolare e Popolare Network sulla società, la politica, gli avvenimenti internazionali, la cultura, la musica.

    Gli speciali - 19-04-2024

  • PlayStop

    Giorni migliori di venerdì 19/04/2024

    Oggi abbiamo parlato dell’attacco israeliano all’Iran con Alberto Negri del Manifesto e con i nostri Chawki Senouci e Farian Sabahi. Per la rubrica “Un 25 aprile popolare” abbiamo parlato dei rapporti tra antifascismo e muscia contemporanea con Matteo Villaci

    Giorni Migliori – Intro - 19-04-2024

Adesso in diretta