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“Memoria, antidoto all’odio e al pregiudizio”

«Mio padre era una persona buona, disponibile verso gli altri. Se vedeva uno per strada a chiedere l’elemosina lo portava a casa a mangiare». E’ il racconto di Ornella, la figlia di Dante Coen, ebreo milanese nato ad Ancona il 24 agosto del 1910, arrestato a Milano il 26 luglio 1944, deportato nel campo di sterminio di Auschwitz e assassinato a Buchenwald il 4 aprile del 1945.

Ornella Coen racconta a Memos di suo padre Dante, un uomo di cui non ha ricordi diretti. Quella mattina del 26 luglio del ‘44 «quando vennero a prelevarlo, non so se i fascisti o le Ss – racconta Ornella – avevo 33 giorni».

La signora Coen oggi ha settantadue anni. Ha ricostruito la figura di sua papà Dante attraverso i racconti di sua madre e le ricerche del Centro di documentazione ebraica. «Vennero a prenderlo – prosegue Ornella – alle sette del mattino. Mio padre era in canottiera e pantofole, lo portarono via senza neanche farlo vestire».

La memoria pubblica di Dante Coen, in questi giorni, è stata affermata da una delle sei pietre d’inciampo posate una settimana fa in altrettanti luoghi di Milano. Le pietre della memoria sono dei sanpietrini ricoperti da una targa d’ottone che riporta il nome di una vittima della Shoah.

Quella di Dante Coen è stata posata sul marciapiede davanti alla casa dove abitava insieme alla sua famiglia, in via Plinio al numero 20.

«E’ un giusto contributo – dice Ornella – alla memoria di mio padre e di tutte le persone che hanno sofferto, che sono state ingiustamente ammazzate».

Ma quella pietra, dopo neanche quarantottore, è stata imbrattata con una vernice nera. «Ci sono delle persone – dice Ornella Coen con voce calma – cattive e ignoranti che non si rendono conto nemmeno di quello che fanno. Sono un po’ stupide, hanno dei pregiudizi. Certamente, io mi sono sentita nuovamente orfana, due volte, non una sola volta».

Ornella Coen, dopodomani 28 gennaio, sarà in prima fila ad aprire la catena umana organizzata per difendere la memoria di suo padre. “Vogliamo mostrare e ribadire che Milano non cancella la storia”, ha scritto la presidente del Municipio 3, Caterina Antola, tra le organizzatrici.

La conversazione con la signora Coen si conclude con alcuni suoi riferimenti all’indifferenza e all’ignoranza ancora diffuse. Il suo è un appello: bisogna far capire «che cosa è stato l’odio e il pregiudizio nei confronti di qualunque minoranza».

Memos ha ospitato oggi anche Davide Romano, assessore alla cultura della Comunità ebraica di Milano.

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    Raffaele Liguori
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