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Genova 2001: se non del tutto giusto, quasi niente sbagliato

In un blog che dovrebbe (e i condizionali sono una gran bella cosa) parlare di tecnologia e Internet, parlare di Genova 2001 è chiaramente un off topic.

Me lo concedo, perché come tante e tanti che lavorano in questa radio, per me Genova 2001 è stata una tappa importante a livello personale, politico, professionale, emotivo.

Ed è per questo che faccio un po’ di fatica a ritrovarmi nella narrazione che passa in questi giorni. Certo, Genova sono state le botte in piazza, il massacro della Diaz, la sospensione della Costituzione ai danni di centinaia di migliaia di persone.

Ma non è stato solo quello. È stato un momento in cui moltissimi hanno “scoperto” una politica nuova e diversa. Almeno, per me lo è stato.

Non è che in quella primavera del 2001 avessi deciso improvvisamente di votarmi alla politica. Certo, ero piuttosto sensibile e avevo una posizione chiara su certe cose. Ma non è che abbia deciso. È successo più o meno per caso.

Gli incroci con il movimento altermondialista (da qui in poi indicato semplicemente come “il movimento”) li avevo avuti su Internet. In quegli anni il web era ancora popolato da poche persone. Ci sentivamo un po’ dei carbonari, un po’ parte di un’élite. Una nuova generazione di internazionalisti attaccati ai nostri modem 56K che si stupivano di poter accedere con tanta facilità a idee, contenuti, rivendicazioni che rimbalzavano da paesi lontanissimi, improvvisamente vicini.

Poi è arrivata l’estate. E Genova. La dimensione “fisica” di Genova ha dato concretezza a quel percorso. Lo ha reso improvvisamente possibile come quel “altro mondo” per cui siamo scesi in piazza.

A differenza di quanto mi capita di leggere in questi giorni nelle analisi “a venti anni da Genova”, la repressione che il movimento ha subito (che tutte e tutti noi abbiamo subito) non lo ha bloccato, disgregato, dissolto.

Se quello era il loro obiettivo, hanno fallito. Per due motivi. Prima di tutto perché ci sono state centinaia (migliaia?) di persone che dopo quei giorni hanno continuato testardamente a fare attività politica. Io l’ho fatto per vent’anni e non ho nessuna intenzione di fermarmi.

In secondo luogo, perché le elaborazioni alla base del movimento che si è raccolto a Genova hanno permesso di leggere quel presente, questo presente e il prossimo futuro in maniera esemplare, lucida, netta.

La finanziarizzazione dell’economia, la bolla ideologica della globalizzazione e la sua trasformazione in sovranismo ai primi accenni di crisi, il capitalismo della sorveglianza, la precarizzazione delle vite: tutto annunciato, denunciato, descritto da quel movimento che (proprio per questo) è stato oggetto di un tentativo di repressione.

Genova non è stata una sconfitta. È stata una tappa. In tante e tanti proseguiamo.

  • Marco Schiaffino

    Dopo una (breve) esperienza come avvocato, nel lontano 2000 mi sono trovato quasi per caso a scrivere di Internet e nuove tecnologie, quando il Web e il digitale erano una specie di hobby per smanettoni e appassionati di fantascienza. Mentre continuavo a scrivere per la mia banda di nerd, mi dannavo per trovare il modo di passare a quello che pensavo fosse un giornalismo “più serio”. Qualche volta ce l’ho anche fatta. Poi è successa una cosa strana: quello di cui mi occupavo da anni, ha cominciato a interessare tutti. Ho smesso di dannarmi.

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La nave di Penelope

Dad, prove Invalsi e altri mostri marini

Lo immaginavamo, ce lo confermavano i docenti. Ora abbiamo le prove: con la pandemia si diplomano studenti meno preparati dei loro predecessori.

Questa volta l’assist a capire meglio ce lo danno le prove Invalsi. Prove contestate proprio per essere standard, per non tenere conto del contesto. Ma questa volta la loro scarsa flessibilità ci aiuta. Perché l’ultimo è stato svolto nel 2019 e questo è il primo test pandemico, dopo un anno e mezzo di Dad, aperture e chiusure, restrizioni, problemi vari.

I risultati parlano chiaro: uno studente su due alle superiori è impreparato. I ragazzi che non arrivano a risultati adeguati in italiano sono il 44 per cento, in matematica il 51 per cento. Entrambi i dati salgono di 9 punti percentuali rispetto al 2019. C’è un peggioramento anche alle medie. Restano, invece, stabili i risultati degli alunni delle elementari. Del resto sono anche quelli che hanno subito meno la didattica a distanza.

Ma c’è un altro dato preoccupante da considerare: la dispersione scolastica implicita è ora al 9,5 per cento: sale di 2,5 punti percentuali rispetto al 2019. Di cosa stiamo parlando? Degli studenti che si diplomano senza avere le competenze fondamentali. Insomma preparati quanto gli studenti del biennio o, peggio, quanto quelli delle medie.

Tutti i dati peggiorano in alcune regioni del Sud. Quello sulla dispersione implicita, in alcune regioni, arriva anche a percentuali a doppia cifra.

Al di là del giudizio di merito sull’efficacia di questi test standard e contestati dal mondo della scuola, possiamo trovare qui alcune conferme.

La prima è che la Dad non si sostituisce in maniera efficace alla didattica in presenza, non solo per la crescita personale e legata alla dimensione relazionale degli studenti, ma anche dal punto di vista della preparazione.

La seconda è che la Dad ha accentuato le differenze socio-economiche-culturali. E laddove la scuola non è riuscita a colmarle – garantendo l’accesso agli strumenti, alla connessione e abbattendo gli ostacoli – si sono accentuate anche le differenze a livello di preparazione e di accesso al sapere. Differenze di preparazione che rischiano di creare un divario anche nelle prospettive di inserimento nella società.

E questo ci fa capire una cosa. Questi risultati non sono una sconfitta per gli studenti che hanno registrato risultati insoddisfacenti. Sono una sconfitta per tutto il Paese.

Un monito per i presidenti di regioni come la Puglia e la Campania, dove le scuole sono rimaste a chiuso più a lungo, anche quando le indicazioni nazionali consentivano un rientro, anche parziale. O per l’operosa Lombardia, dove si è stati ben troppo solerti a chiudere le scuole, privilegiando i lavoratori agli studenti. Perché del resto la scuola non produce.

Ma che sia un monito anche per tutti noi. Non possiamo più voltarci dall’altra parte, credendo che lasciare gli studenti a casa limiti i contagi e che questo non produca conseguenze.

  • Claudia Zanella

    Sono nata a Milano nel 1987. Ma è più il tempo che ho passato in viaggio, che all’ombra della Madonnina. Sono laureata in Filosofia e ho sempre una citazione di Nietzsche nel taschino. Mi piacciono tante cose ma, se devo scegliere tra le mie passioni quali sono quelle che più parlano di me, direi: la Spagna, il rock e il giornalismo. Dopo averci vissuto, Madrid è la mia città d’elezione; il rock scandisce il mio ritmo di vita e venero le mie chitarre come oggetti magici; infine, fare la giornalista soddisfa il mio impulso alla Jessica Fletcher di voler sempre vedere chiaro e poi raccontare. Ho lavorato per cinque anni per La Repubblica, come cronista e responsabile del settore “Educazione e scuola” a Milano. Cofondatrice del progetto di storytelling su Milano ai tempi del coronavirus: “Orange is the new Milano”. Sono approdata a Radio Popolare nel 2019, occupandomi di un po’ di tutto, ma mantenendo sempre un occhio vigile sul mondo della scuola.

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La scuola non serve a nulla

ESTATOUR –

Tournée, vacanze, banchi a rotelle e altre facezie

Dunque: l’estate è arrivata, le Olimpiadi cominceranno, gli Europei son finiti, la pandemia non lo sappiamo, L’Italia ha battuto l’Inghilterra, Berrettini ha perso con Djokovic, Dio è morto, il M5S pure e neanche io mi sento tanto bene. E però dovrò recuperar le forze, perché in questo inizio di “Estate pandemica 2: la riscossa” succedono almeno altre due cose:

1) Il mio compleanno. Cioè: sono già passati un po’ di giorni… sono nato il 3 luglio, che è anche il giorno in cui sono morti Brian Jones e Jim Morrison, cosa che è bastata a convincermi della teoria per cui la mia nascita ha di certo avuto la funzione simbolica di riportare in pari il tasso di figaggine e trasgressione sul pianeta, in un ideale bilanciamento a somma zero. Teoria che ho leggermente rivisto quando ho saputo che il 3 Luglio è anche il giorno della morte del creatore di Fantozzi, Paolo Villaggio… per cui forse è meglio tornare ai nati, come me, in questo stesso giorno: be’, ci sono Franz Kafka, Suor Germana e Walter Veltroni. Ma anche Tom Cruise: e che volete dirgli, a costui, nato il 3, per aver girato un film dal titolo “Nato il 4 Luglio”? Certo, poteva chiamarlo semplicemente “Nato il giorno dopo”; un po’ come se Renzi facesse girare un film autobiografico sulla sua vita e lo intitolasse “Nato a Santo Stefano”. Ma non finisce qui: il 3 luglio 2005 in Spagna entra in vigore la legge sui matrimoni omosessuali, il 3 Luglio 2009 nasce il Partito Comunista Italiano (quello di Marco Rizzo, che avete capito), e se non vi raccapezzate più in tutto questo avanti e indietro nel tempo, beh, consolatevi, è normale: il 3 Luglio 1985 è anche il giorno in cui esce in America “Ritorno al futuro”.

2) Mi comincia anche la tournée di tre miei spettacoli “LA SCUOLA NON SERVE A NULLA 2.0: dalla Buona Scuola alla Dad”, “TROVATA UNA SEGA!: Racconto su Livorno, Modigliani e lo scherzo del Secolo dell’ Estate 1984”, e “COMEDIAN”. E sì, questa settimana voglio usare il blog soltanto con uno scopo ignobilmente promozionale. Ma ogni amo ha bisogno di un’esca: bene, ecco allora in omaggio un esilarante aneddoto relativo al primo di questi tre, “La Scuola non serve a nulla 2.0”. Per questo spettacolo (la cui tournée in realtà è già iniziata a giugno, quindi sarei già alla quinta data), uso in scena un banco a rotelle, di quelli arrivati nelle scuole sotto il Ministero di Azzolina. Ma siccome è un costo in più portarlo in giro per l’Italia, la produzione ha suggerito di provare a chiedere su piazza di volta in volta, all’organizzazione del mio spettacolo, di reperirlo in loco, cercando di recuperarlo da qualche scuola vicina al luogo dove recito. Idea che mi sembrava poco realizzabile: per esperienza so che, giustamente, le scuole sono molto attente e gelose del loro arredo, spesso risicato. Ebbene, per i banchi a rotelle, nelle date passate ma so già pure in quelle future, nessunissimo problema a trovarli subito, anche più di uno. Cioè: le scuole te li tirano dietro. Quindi che non si dica, per cortesia, che questi banchi non sono serviti a nulla e che giacciono ammassati in palestra: sono stati prestati all’Antonello Taurino quando è arrivato in città col suo spettacolo. E qui in basso le date e dettagli:

 

“LA SCUOLA NON SERVE A NULLA 2.0”:

 

– 16 Luglio 2021: CUTROFIANO (LE) 

Crita Festival delle Arti 2021, Piazzale Aziendale Fratelli Colì, Via della Ceramica 2. Ore 21.

– 18 Luglio: MOLFETTA (BA)

Le Macerie Baracche Ribelli, Via degli Agricoltori. Ore 21.30

– 6 Agosto 2021: CASTIGLION DELLA PESCAIA (GR)

Comune di Castiglione della Pescaia, Diaccia Botrona, Via Casa Rossa Ximenes. Ore 21

– 8 Agosto 2021: COPERTINO (LE)

Estate e Copertino, Piazza Castello, Ore 21.

 

 

COMEDIAN:

 

– 19 Settembre 2021: BIANDRONNO (VA)

Bosco Segreto, Pista Ciclabile Km. 14,5, ore 16,

 

TROVATA UNA SEGA!:

 

– 21 Luglio 2021: PUTIGNANO (BA)

Teatro d’Estate, IMAKE, Macello della Cultura, Via Santa Caterina da Siena. Ore 21

– 23 Luglio 2021: LEVERANO (LE)

Teatro Comunale di Leverano, Convento dei Frati Minori, Via Leuca 1. Ore 21

– 27 Luglio 2021: MAGLIE (LE)

Festival “Chiari di Luna”, Villa Tamborino, Atrio interno, Via Roma 76, ore 21.15

– 2 Agosto 2021: ALTAVALLE (TN)

Festival “Contavalle”, Fraz. Grauno, Altavalle. Ore 21.

 

Vi aspetto!

  • Antonello Taurino

    Docente, attore, comico, formatore: in confronto a lui, Don Chisciotte è uno pratico. Nato a Lecce, laurea in Lettere e diploma in Conservatorio, nel 2005 si trasferisce a Milano. Consegue il Diploma di attore nel Master triennale SAT 2005-2008 del M° J. Alschitz e partecipa a Zelig dal 2003 al 2019. Si esibisce anche inglese all’estero con il suo spettacolo di Stand-up, Comedian. Attualmente è in tournèe con i suoi spettacoli (non tutti la stessa sera): Miles Gloriosus (2011), Trovata una Sega! (2014), La Scuola non serve a nulla (2016) e Sono bravo con la lingua (2020). La mattina si diverte ancora tanto ad insegnare alle Medie. Non prende mai gli ascensori.

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Genova per me (per noi)

Avviso a lettrici e lettori. Questo NON è un post che vuole analizzare o raccontare i fatti di Genova venti anni dopo.

Se cercate analisi raffinate, punti di vista interessanti, vi consiglio (tra i tanti ottimi libri usciti negli anni sul tema) “Genova per chi non c’era”, a cura di Angelo Miotto (edizioni Altreconomia), la ristampa de “L’eclisse della democrazia” di Vittorio Agnoletto e Lorenzo Guadagnucci (Feltrinelli editore), “Genova nome per nome”, di Carlo Gubitosa (Terre di Mezzo editore) o ancora “Nessun rimorso” di Zero Calcare (Feltrinelli editore).

Questo è un post di pancia e cuore (e un pochino di cervello). Un post che prova a spiegare cosa Genova (inteso ovviamente il G8 di Genova) mi ha lasciato.

Di sicuro mi ha lasciato una ferita profonda. Avevo 26 anni allora, ed ero convinto, come chiunque abbia partecipato alle manifestazioni di quei giorni, che avremmo cambiato il mondo. E che avevamo ragione. Sull’avere ragione ne sono ancora straconvinto. Sulla possibilità che avremmo cambiato il mondo, a posteriori, forse un po’ meno. Ma ci avremmo (ci abbiamo) provato. La ferita profonda riguarda il fatto che non ce lo hanno permesso, con manganelli e violenza.

Genova mi ha lasciato il fatto che da venti anni a questa parte ogni volta che sento il rumore di pale di elicottero mi viene la tachicardia.

Genova mi ha lasciato il fatto che dopo quei giorni non ho più visto nemmeno l’embrione di un movimento così vasto, così imponente, così inclusivo, capace di mettere seriamente in dubbio le basi della società capitalista.

Genova mi ha lasciato nelle nari l’odore dei lacrimogeni (che avevo già sentito e che ho risentito molte altre volte in futuro).

Genova mi ha lasciato la convinzione che non puoi essere l’anima bella che va in piazza senza sapersi difendere, e che nella battaglia contro il potere sia necessario essere capaci di rispondere alla violenza.

Genova ha lasciato a molti la convinzione che non vale la pena impegnarsi in politica, e ha convinto molti a rinchiudersi nel privato. Non a me. A me Genova ha lasciato la convinzione che l’impegno politico (nell’accezione più ampia del termine) non si riesce ad abbandonare.

Così come Genova mi ha lasciato la certezza che in questo cammino non sarò mai solo. Perché Genova mi ha lasciato Anna, Giacomo, Roberto, Claudia, Nicola, Cristina, Denni, Caterina, Francesca, Michele (sì, pure Michele), Manuel, Andrea e altr* ancora. Amic* (compagn*) che in questi vent’anni non hanno mai mollato. Qualcun* è diventato sindacalista, qualcuno educatore, qualcuna maestra (precaria). Qualcuno alcolizzato e qualcuna ambientalista. Qualcuna fotografa e qualcuno medico. Uno giornalista. Con un denominatore comune: in qualsiasi campo hanno (abbiamo) portato quello che Genova ci ha lasciato. Il dubbio sul fatto che il mondo si possa cambiare in una volta sola. La certezza che un pezzo alla volta si può cambiare.

  • Alessandro Braga

    Classe 1975. Giornalista professionista, prima di approdare a Radio Popolare ha collaborato per anni col Manifesto. Appassionato di politica, prova anche (compatibilmente col tempo a disposizione) a farla

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Urlando furiosa

“Si parte, si torna insieme!”

Ed ecco che sui giornali  si parla ancora dei No tav.
Certo! 
Ma solo perchè c’è stata un’azione di sabotaggio al cantiere Tav di Chiomonte.
Si legge che la Digos indaga per trovare gli autori del gesto. 
Si sottolinea la presenza di un cartello le cui scritte, fanno sapere gli arguti osservatori, sono state fatte con un normografo.
Ed ecco che i No tav vengono ancora una volta descritti come pericolosi, cattivi, e inizia l’ennesima persecuzione.
Pare che la Digos stia indagando su tutti i possessori di normografi, stencil e addirittura viene visto come sovversiva anche la pratica del découpage.
Attenzione bambini della Val Susa nascondete i pastelli a cera potrebbe arrivarvi un ordine di comparizione in tribunale.
Peccato che questi giornalisti non si rechino mai in Valle, peccato che nessuno di loro racconti ogni giorno cosa accade veramente.
Una repressione continua, mirata, fatta di gesti meschini e vigliacchi.
Peccato che sulle pagine dei quotidiani settimana scorsa non sia stato pubblicato un articolo su Dana Lauriola alla quale è stato negato anche il permesso di andare a ritirare una targa donata dalla Sezione Anpi Foresto Bussoleno Chianocco.
Peccato che non si parli di Nicoletta Dosio ancora chiamata a processo per le sue idee e la sua determinazione.
Peccato che non si parli abbastanza dei lacrimogeni sparati ad altezza uomo, che hanno deturpato volti e lasciato i segni sui pacifici manifestanti.
Peccato che non siano pubblicati ogni giorno gli elenchi di tutte le violazioni compiute dalle forze dell’ordine che riescono indisturbati a dipingere raccapriccianti nature morte.
Ho conosciuto molte persone del movimento, le amo, imparo da loro ogni volta che le incontro.
Mi colpiscono i loro occhi, che non hanno rassegnazione, non hanno paura, hanno ancora la gioia di chi sa che non c’è il tempo per essere stanchi.
Questa lotta felice è un bosco umano, è linfa per una valle mutilata.
Peccato che le informazioni che passano sulle grandi testate non siano mai frutto di una conoscenza profonda non solo dei fatti ma anche delle persone.
Scrivere di qualcuno o di qualcosa dovrebbe contenere in sé il dovere di comprendere e non solo di informare?
Se io non fossi mai stata a Bussoleno, se non mi fossi seduta a tavola alla Credenza, se non avessi portato in quella valle i miei spettacoli per essere solidale non avrei mai capito nulla di questa Resistenza. 
Eppure ciò che avviene in Val Susa riguarda tutte e tutti noi.
Ci riguarda perchè ha a che fare con le nostre montagne, ha a che fare con i diritti umani, ha a che fare con il nostro compito di rimanere attenti e accorti affinché la storia di donne e uomini che stanno difendendo un patrimonio dell’umanità non venga distorta, non sia spezzata.

A sarà düra! (scritta realizzata con il normografo)
  • Rita Pelusio

    Attrice e regista, nei suoi lavori con la drammaturgia di Domenico Ferrari utilizzano il linguaggio dell’arte comica per affrontare tematiche sociali e civili. Ha partecipato a numerose trasmissioni televisive e radiofoniche. E’ amica di Radiopopolare con la quale si sveglia ogni mattina.

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    PoPolaroid – istantanee notturne per sognatori - 11-11-2025

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    Voci tra i banchi di scuola. A cura di Lara Pipitone, Chiara Pappalardo e Sara Mignolli

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    A fine giornata selezioniamo il fatto nazionale o internazionale che ci è sembrato più interessante e lo sviluppiamo con il contributo dei nostri ospiti e collaboratori. Un approfondimento che chiude la giornata dell'informazione di Radio Popolare e fa da ponte con il giorno successivo.

    L’Orizzonte delle Venti - 11-11-2025

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    Esteri di martedì 11/11/2025

    1) A Gaza gli attacchi continuano e gli ingressi umanitari restano pochi. Nella striscia, però, si prova a pensare al futuro. (Giulio Cocchini - Cesvi) 2)Baghdad tra Washington e Teheran. Gli Iracheni votano per le elezioni parlamentari che decideranno che direzione prenderà il paese. (Laura Silvia Battaglia) 3) Stati Uniti, il senato approva il provvedimento per mettere fine allo shutdown. Lo stallo economico sembra vicino alla fine, ma il voto ha spaccato i democratici. (Roberto Festa) 4) Il costo climatico dell’intelligenza artificiale. Per la prima volta alla Cop30 di Belem si discuterà dell’impatto ambientale delle tecnologie digitali. (Alice Franchi) 5) Spagna, la pubblicazione delle memorie dell’ex re Juan Carlos riaprono il dibattito sul ruolo della monarchia. (Giulio Maria Piantedosi) 6) Rubrica sportiva. La squadra femminile di calcio under 17 della corea del nord si riconferma campione del mondo. Non una sorpresa, ma una strategia pianificata. (Luca Parena)

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    L'Orizzonte di martedì 11/11 18:36

    L'Orizzonte è l’appuntamento serale con la redazione di Radio Popolare. Dalle 18 alle 19 i fatti dall’Italia e dal mondo, mentre accadono. Una cronaca in movimento, tra studio, corrispondenze e territorio. Senza copioni e in presa diretta. Un orizzonte che cambia, come le notizie e chi le racconta. Conducono Luigi Ambrosio e Mattia Guastafierro.

    L’Orizzonte - 11-11-2025

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    Poveri ma belli di martedì 11/11/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

    Poveri ma belli - 11-11-2025

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    La leggenda del soul Mavis Staples raccontata dal suo produttore Brad Cook

    È uscito “Sad and Beautiful World”, nuovo disco della leggendaria Mavis Staples. Giunta all’età di 86 anni e con oltre settant’anni di carriera alle spalle, l’artista di Chicago dimostra di avere ancora tanto da condividere con il mondo. Da Leonard Cohen a Frank Ocean, da Kevin Morby a Tom Waits, muovendosi tra generi e decenni diversi, Mavis Staples fa quello che sa fare meglio: reinterpretare brani noti al grande pubblico facendoli suoi in un modo unico e inconfondibile. “Le canzoni di Mavis parlano di amore ed empatia” - spiega il produttore dell’album Brad Cook ai microfoni di Radio Popolare - “e nei tempi che viviamo non potremmo averne più bisogno”. L’intervista di Claudio Agostoni.

    Clip - 11-11-2025

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    Vieni con me di martedì 11/11/2025

    Vieni con me è una grande panchina sociale. Ci si siedono coloro che amano il rammendo creativo o chi si rilassa facendo giardinaggio. Quelli che ballano lo swing, i giocatori di burraco e chi va a funghi. Poi i concerti, i talk impegnati e quelli più garruli. Uno spazio radiofonico per incontrarsi nella vita. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontare una storia? Scrivi a vieniconme@radiopopolare.it o chiama in diretta allo 02 33 001 001 Dal lunedi al venerdì, dalle 16.00 alle 17.00 Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

    Vieni con me - 11-11-2025

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    Volume di martedì 11/11/2025

    La nuova e inattesa collaborazione tra Charlie Xcx e John Cale nel brano "House" e l'intervista di Claudio Agostoni a Brad Cook, che racconta il nuovo album prodotto per la leggenda del soul Mavis Staples. A seguire un piccolo omaggio a Giulia Cecchettin, il quiz della settimana dedicato al film "Gli Intoccabili" di Brian De Palma, e la notizia dei Chemical Brothers ai Magazzini Generali di Milano il 22 novembre.

    Volume - 11-11-2025

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