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Tiburtino III, una pentola in ebollizione

Basta una scintilla, a volte una provocazione e l’insofferenza coperta come una pentola in ebollizione esplode. Così è accaduto a Tiburtino III, un quartiere di case popolari, alla periferia di Roma.
Quel centro di accoglienza gestito dalla Croce Rossa, abitato da profughi, migranti e senza tetto, è mal sopportato da tanti nel quartiere, ma non da tutti e questa è una novità. C’è anche chi di fronte al solito grido “se ne devono anna””, ha il coraggio di dire che non bisogna generalizzare, che se c’è un delinquente si manda via, ma gli altri restano e vanno accolti, e che in definitiva questo, anche se difficile, è un quartiere tranquillo. E forse ce ne vuole di coraggio per uscire dallo schema che vede gli italiani, in situazione di disagio economico e sociale, sfogare la propria rabbia solo contro gli stranieri.
Sembra che sia accaduto proprio questo al Tiburtino III.
La polizia sta cercando di ricostruire la vicenda: da ciò che si è appreso un uomo eritreo, fino a pochi mesi fa ospite di quel centro e poi espulso per problemi di comportamento, stava raccogliendo delle cicche di sigaretta nel giardino antistante l’edificio, è stato deriso da alcuni ragazzi e avrebbe lanciato dei sassi contro di loro.
Da qui è nato il parapiglia, con altri migranti arrivati in suo soccorso e parenti dei ragazzi scesi in strada, qualcuno armato di coltello, a quanto pare, visto che l’eritreo è rimasto ferito ed è stato ricoverato in ospedale.
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Questa mattina c’era ancora un gruppo di abitanti fermo a pochi metri dal centro presidiato dalla polizia per evitare altre tensioni, e davanti ai poliziotti ancora sfogavano la loro rabbia contro i migranti, accusandoli di tutto, di molestare le figlie, di ubriacarsi, di orinare nei giardini, ma c’era anche un abitante che ha tentato di riportare un po’ di calma, l’unico nel gruppo.
Il centro è gestito dalla Croce Rossa dal 2015 e ospita circa 80 persone. Casapound soffia sul fuoco e già qualche mese fa organizzò una manifestazione per chiedere la chiusura. Da una parte Casapound, poco lontano il presidio contrapposto di Rifondazione e Anpi.
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Tiburtino III è stata una delle prime borgate romane, costruita da Mussolini negli anni ’30 per ospitare gli sfollati di altre parti della città. L’agglomerato di palazzi nel tempo ha peggiorato il suo stato, muri scrostati, infissi rotti, giardini mal curati. Nelle strade del quartiere, che è stato uno dei luoghi raccontati da Pasolini in “Ragazzi di vita”, cammina poca gente, c’era fino a poco tempo fa anche un centro per minori, ora chiuso. Si era tentato anche di costruire un approccio di condivisione tra i ragazzi del quartiere e quelli ospitati dalla Caritas, ma non sembra aver dato enormi frutti.
In genere, però, le persone dicono di considerare il centro della Croce rossa un posto finora tranquillo, che non ha destato preoccupazione. A pochi metri di distanza un centro anziani, dove in mattinata ha passato un po’ di tempo, anche pranzando, un vecchio signore
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    Anna Bredice
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