Approfondimenti

Il vestito buono del Movimento 5 Stelle

A Ivrea è arrivata tutta la stampa nazionale, quella parlamentare, gli inviati dei giornali.

Aspettano di vedere le facce e di ascoltare le linee di programma del futuro Governo del Movimento 5 Stelle.

Ma è questo, Ivrea? No, non è questo, dicono gli organizzatori e forse in effetti nemmeno loro sanno cosa verrà fuori da una giornata che vuole celebrare Gianroberto Casaleggio e si intitola “capire il futuro“.

Il Movimento c’è, ma si tiene in disparte. Nessun simbolo. Davide Casaleggio rimane tutto il giorno dietro le quinte e poi si concede solo un breve saluto finale. I deputati si mischiano tra il pubblico, tranne Luigi Di Maio che si siede nell’area riservata. Si fa di tutto per fare scomparire i protagonisti del movimento politico anche se le persone sono qui per vederli, ascoltarli, parlare con loro.

Si confonde nella sala, il Movimento 5 Stelle, però Rocco Casalino, capo della comunicazione grillina, spiega che di appuntamenti così ne vogliono organizzare altri.

La parola d’ordine è futuro e calza perfettamente a chi sa di avere l’occasione della vita vincendo le elezioni politiche.

A Ivrea il Movimento 5 Stelle, che non c’è ma c’è, vuole dimostrare di essere pronto a governare. E cerca di darsi una immagine che tranquillizzi anche gli ambienti e le fasce sociali che non lo hanno mai né votato né apprezzato. Sul palco, assieme ai giornalisti dalla polemica che scalda i cuori grillini, come Marco Travaglio, Gianluigi Nuzzi, Franco Bechis, Massimo Fini, salgono il direttore dell’Ispi, il prestigioso Istituto di Studi di Politica Internazionale. L’amministratore dell’ospedale San Raffaele di Milano. L’amministratore delegato di Google Italia. Il vice direttore scientifico dell’Iit, l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova che era già stato chiamato da Matteo Renzi a costruire il nuovo polo tecnologico italiano sulle aree dismesse da Expo, a Milano.

E’ il Meeting di Rimini del Movimento 5 Stelle, spiega fumando una sigaretta uno dei protagonisti della giornata. Il Meeting di Ivrea. Dove ci si confronta tra classi dirigenti. E a Ivrea c’è di tutto e si ascolta di tutto, tra palco e platea. I robot che sostituiranno gli umani e la polemica contro Big Pharma. Le tecnologie della condivisione che cambiano le nostre vite e la lotta contro Uber. La critica alla fake news e gli antivaccinisti in sala che si guardano perplessi quando il chirurgo dell’Istituto dei Tumori esalta i vaccini contro il cancro. Le linee di geopolitica tra energia e rapporti con le grandi potenze e le speranze date dalla previsione della fine dell’era del carbonio. L’informazione dal basso e Travaglio che spiega che per fare le inchieste servono i soldi e il professionismo: “chi ha segnato la fine della carriera politica di Di Pietro? – urla dal palco – un servizio della Gabanelli sulle sue proprietà immobiliari”. Forse Travaglio non sa che Di Pietro è a qualche metro di distanza, in platea, e tutti si girano di scatto a carpirne la reazione ma lui resta immobile mentre la sala applaude. Poche ore prima c’era la coda per salutare l’ex Pm della Procura di Milano: “la seguo dai tempi di Mani Pulite” gli dicevano. Sono gli stessi che poi hanno applaudito il direttore del Fatto.

Si vuole comunicare una visione. Si punta su un sentimento, su uno stile che è il marchio di fabbrica della Casaleggio & Associati.

Non c’è nulla di nuovo, in realtà. Le massime del fondatore, Gianroberto sono dappertutto, stampate coi caratteri della Lettera 22 Olivetti. Del resto siamo a Ivrea e non solo perché Casaleggio lavorò qui. Siamo a Ivrea perché i simboli sono tutto e si vuole assumere il più possibile l’immagine che trasuda da questi capannoni e da questi edifici industriali tra le montagne che rappresentarono l’utopia della fabbrica umanistica di Adriano Olivetti. Di fianco al Bar campeggia il grande murale di Renato Guttuso, Boogie-woogie, che negli anni ’70 era stato installato nella mensa degli operai.

Ma allora è questa la filosofia del Movimento 5 Stelle che, d’accordo, formalmente non è a Ivrea? Sono, queste parole, parti del programma? Domenico De Masi, il sociologo, parla di lavorare meno lavorare tutti, reddito di cittadinanza, e cita Keynes.

E’ un programma di sinistra?

“certo sono cose di sinistra, le dico da sempre”

Ma come lo definisce il Movimento 5 Stelle?”

Ho chiesto a Davide Casaleggio se sono liberaldemocratici o socialdemocratici, mi ha risposto che queste cose sono superate”

La convince questa risposta?

“A me, no”.

Intanto gli interventi continuano: “c’è chi sogna l’uscita dall’Euro e la chiusura in se stessi” dice il direttore dell’Ispi. E ancora, in sala, sguardi perplessi.

Il Movimento 5 Stelle a Ivrea inizia a mettersi il vestito buono in vista di entrare nella stanza dei bottoni ma ancora non trova una linea univoca. E forse nemmeno la cerca. Così come rigetta ogni ideologia tranne una, quella che sta nel titolo della giornata, il futuro.

L’ideologia del futuro rifiutando tutto ciò che assomiglia al passato. Di fronte al murale di Guttuso, arriva Aldo Giannuli, una volta vicino a Rifondazione Comunista, oggi consigliere dei 5 Stelle.

Potrebbe succedere come nel 1993, quando crollò il sistema politico?

Non riesce a rispondere perché lo brucia sul tempo uno dei ragazzi dello staff che lo accompagnano: “e tu che sei giovane come fai a sapere cosa è successo nel 1993?”

Capire il futuro, anche senza conoscere il passato.

  • Autore articolo
    Luigi Ambrosio
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