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Le promesse non mantenute di Renzi

“Siamo ancora in pista per i diritti civili (ius soli, civil partnership, servizio civile e terzo settore), per i decreti legislativi di attuazione alla riforme della Pubblica Amministrazione e della Scuole, per le misure di sostegno al credito”. Matteo Renzi nella sua e-news fa un bilancio del 2015 del suo Governo. Nel lungo elenco di successi che attribuisce all’esecutivo, c’è l’ammissione del ritardo sul piano dei diritti. “Essere in pista” significa in sostanza recuperare il ritardo nel cronoprogramma delle promesse di Renzi. Di ius soli e civil partnership si cominciò a discutere nel 2014. Poi i rinvii per tutto il 2015, anno in cui le grandi battaglie sono state altre, dal Jobs Act all’Italicum.

IUS SOLI

Il testo della “nuova cittadinanza” è il più avanti tra le riforme sui diritti civili. È stato approvato in una prima lettura alla Camera il 13 ottobre con 310 sì. Il testo del disegno di legge approvato è frutto della mediazione di 24 proposte. Introduce una forma di ius soli temperato: per i minori stranieri nati in Italia l’ottenimento della cittadinanza è vincolato al completamento delle scuole elementari. Per chi entra in Italia prima dei 12 anni basta dimostrare di aver frequentato con successo per almeno cinque anni le scuole italiane. Prima la cittadinanza era vincolata alla maggiore età. Rispetto alle proposte iniziali, il testo aggiunge il concetto di ius culturae: la scuola è concepita come il mezzo attraverso cui esercitare la cittadinanza e quindi un passaggio obbligato per l’ottenimento.

CIVIL PARTNERSHIP

Il grande assente del 2015. Inserito inizialmente tra le grandi promesse dei primi cento giorni è slittato tanto da essersene perse le tracce. Era il 2014 quando l’Unità anticipava la prima bozza del disegno di legge. Per arriva alla discussione in aula si è dovuto attendere fino all’ottobre 2015. E constatare che il Partito della nazione sui temi che riguardano l’etica e le scelte di vita personali non esiste. Il testo è fermo al Senato, ostaggio soprattutto di Ncd, che non lo voterà mai. Eppure il lavoro della relatrice Monica Cirinnà, che è arrivata a una seconda bozza. Prevede il riconoscimento dell’unione civile alla presenza di due testimoni e include gli stessi diritti e doveri del matrimonio anche per i diritti civili. Ancora escluse le adozioni per le coppie omossessuali: sono concesse solo nel caso in cui un coniuge “adotti” il figlio dell’altro.

SERVIZIO CIVILE

“Una delle caratteristiche più belle dell’Italia [sono] i valori del Terzo settore, del servizio civile, del volontariato, dell’associazionismo. Su questo siamo leader mondiali: nel 2013 hanno fatto il servizio civile 2mila ragazzi, nel 2014 primo anno di Governo 15mila ragazzi, nel 2015, quest’anno, 50milaragazzi, io vorrei che il prossimo anno fossero 100mila”. E poi: “Nella legge di Stabilità il fondo per il servizio civile sarò aumentato di 100 milioni di euro, fondi necessari per avviare l’anno prossimo 100mila volontari”. A Che tempo che fa, la trasmissione condotta da Fabio Fazio, il presidente del Consiglio Matteo Renzi promette di anticipare di un anno l’ampliamento del servizio civile a 100 mila iscritti. Per farlo, però, servono nuovi fondi: in totale si deve raggiungere i 213 milioni di euro, contro i 113 di oggi. Due settimane dopo, il 26 ottobre, si vota la stabilità. Dei 100 milioni per il servizio civile non c’è traccia. Per il servizio civile nel 2016 ci saranno 115 milioni di euro.

TERZO SETTORE

Marzo 2014. Renzi promette 500 milioni di euro per il nuovo terzo settore. Maggio 2014. Renzi pubblica le linee guida della riforma, ma non ci sono i fondi. Si rimanda all’autunno. Anche allora, però, non ci sono le coperture. Ad agosto il testo della legge delega arriva in aula, con una dote di 50 anziché 500 milioni di euro. Poi tutto s’impantana al Senato, dove è ancora fermo. Il fondo, è l’annuncio di novembre, servirà alla gestione dell’Agenzia del terzo settore: l‘Iri del volontariato. Secondo le previsioni più ottimistiche questo nuovo ente preposto alla gestione di fondo ed enti e fondazioni dovrebbe vedere la luce in estate. A promuoverla è stato soprattutto Vincenzo Manes, imprenditore e consulente per il terzo settore (pro bono). E soprattutto tra i sostenitori della fondazione del premier, Open.

  • Autore articolo
    Lorenzo Bagnoli
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    Quando le povertà dei padri e delle madri ricadono sui figli e sulle figlie. In Italia il titolo di studio dei genitori condiziona le opportunità di di vita dei minori. La povertà educativa è diventata di fatto ereditaria. Sono gli ultimi dati dell’Istat a raccontare questa ingiustizia. Il 34% dei figli di genitori con un titolo di studio inferiore o uguale alla licenza media vive in condizione di “deprivazione materiale e sociale”. La percentuale crolla al 3% se i genitori sono laureati. L'ereditarietà della povertà educativa è anche un tradimento di un principio fondante della Repubblica. L’articolo 3 della nostra Costituzione, la seconda parte, assegna un compito preciso allo stato, e cioè quello di “rimuovere gli ostacoli” che limitano di fatto l’uguaglianza tra i cittadini. Un compito evidentemente non svolto, vista la permanenza della disuguaglianza. Pubblica ha ospitato oggi la sociologa Chiara Saraceno.

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