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Che cosa è successo oggi? – Sabato 18 aprile 2020

che cosa è successo oggi 18 aprile 2020

Il racconto della giornata di sabato 18 aprile 2020 attraverso le notizie principali del giornale radio delle 19.30, dall’analisi dei dati dell’epidemia al conteggio dei decessi, tantissimi, nelle RSA bergamasche. La Gran Bretagna resta chiusa anche se i dati sembrano non peggiorare; il Partito Comunista Cinese prende provvedimenti economici per spingere la ripresa. Infine i grafici del contagio nelle elaborazioni di Luca Gattuso.

I dati dell’epidemia diffusi oggi

(di Chiara Ronzani)

Gli unici dati che scendono con una certa costanza sono quelli di ricoverati e pazienti in terapia intensiva. Sono in calo da circa 2 settimane. 

Nuovi positivi e decessi, invece, vedono ancora un andamento altalenante e sostenuto, per quanto la tendenza sia al lento ribasso.

Praticamente invariati nuovi casi accertati in Italia, sfiorano i 3500 nelle scorse 24 ore, così come il giorno precedente. Se la variabilità di questo dato è legata al numero di tamponi, cioè alla capacità di fare i test, diverso è il dato dei decessi per coronavirus. 

Sono stati 482, 93 in meno rispetto al giorno prima. Una cifra comunque elevata, del tutto simile a quella di un mese prima, il 18 marzo, pochi giorni prima dell’impennata che portò al picco dei decessi, 919 in un solo giorno.

Una tendenza al ribasso, insomma, molto lenta.

Che in Lombardia appare ancora più incerta. Se è vero che anche nella regione più colpita e che determina con il suo peso l’andamento statistico dei casi, i morti sono stati 199, in calo di 44 rispetto al giorno precedente, ma i nuovi positivi sono invece aumentati, oltre 200 in più, a quota 1246.

Di questi, la maggioranza in provincia di Milano, 269, seguita da Brescia, 191, e Como, 154.

Tra le regioni, in controtendenza è il Piemonte. La curva dei contagi invece che scendere, cresce leggermente. I dati di questa settimana sui nuovi positivi sono più elevati di quelli di un mese fa.

Nelle RSA bergamasche è stata un’ecatombe

(di Claudio Jampaglia)

Struttura per struttura, la funzione pubblica Cgil, ha passato l’ultima settimana a mappare i decessi nelle Rsa accreditate in Regione nella provincia di Bergamo, spesso con la collaborazione delle direzioni delle strutture, e il dato è quello di un’ecatombe. Uno su quattro dei 5mila anziani delle 55 Rsa per cui è stato possibile avere dati certi è morto dall’inizio dell’epidemia. Con diversificazioni impressionanti: dal 10% per le strutture di Grumello, Lovere o Brignano d’Adda, al 46%, a Covo, nella bassa, il 40% a Gazzaniga o il 37% a Nembro entrambe in Val Seriana. Sono tutte strutture piccole con meno di cento ospiti, ma a Dalmine o a Villa d’Adda, tra le più grandi, la percentuale dei decessi è attorno al 35%. L’ATs di Bergamo ancora ieri si rifiutava di fornire ai sindacati i dati sui decessi, perché una circolare della protezione civile ne impedirebbe la comunicazione. A Cgil-Cisl-Uil non risulta. E  i tre sindacati attaccano: “è emersa la consapevolezza che l’ATS abbia agito da “palo” per la Regione nella gestione “post covid” nelle RSA”. Il riferimento è alla delibera regionale del 8 marzo che invitava le Rsa a prendere i dimessi dagli ospedali per liberare posti letto. Ma dall’inchiesta della funzione pubblica Cgil emerge che il contagio sia arrivato anche tra chi non ha ricevuto nuovi pazienti ma non aveva guanti e mascherine. E la conclusione dei sindacati è un vero atto d’accusa: “lo smantellamento della medicina di territorio”, “il totale svuotamento” di personale e mezzi nel passaggio da Asl a Ats, sono la causa dell’inadeguatezza del sistema. “La grande sanità lombarda è crollata come un castello di sabbia”. E sotto migliaia di morti.

L’andamento dell’epidemia in Gran Bretagna

(di Daniele Fisichella)

Continua a diminuire il numero dei malati ammessi in ospedale a Londra e nelle Midlands, le due aree più colpite dal virus. Segnale questo, secondo il Governo, che le misure restrittivve stanno funzionando anche se non è ben chiaro se si sia raggiunto il picco dei contagi. Al numero ufficiale dei decessi in ospedale vanno aggiunti quelli nelle case di cura, che potrebbero essere oltre 7 mila: e questo è dovuto, per gran parte, alla mancanza di mascherine e altri indumenti protettivi.

Da diverse settimane anche gli infermieri e I dottori nei vari ospedali britannici lamentano la carenza di materiali e la poca chiarezza delle linee guida sull’utilizzo degli stessi. Dunque il Governo rimane sotto pressione da più parti, benché tutti abbiano accettato che bisognerà restare in casa fino ad almeno il 7 Maggio, in molti chiedono che venga resa pubblica la strategia per uscire, anche in diverse fasi scaglionate, dal lockdown.

Il tentativo di “new deal” cinese dopo l’epidemia

(di Gabriele Battaglia)

Il presidente cinese Xi Jinping ha presieduto un vertice del Politburo ieri, nello stesso giorno in cui venivano resi noti i risultati economici negativi del primo trimestre 2020. È stato deciso che si ricorrerò a strumenti macroeconomici più decisi per attutire le ricadute dell’epidemia”, recita una nota di Xinhua: leggi, un pacchetto di stimoli che però bisognerà capire come sarà orientato. Alcune indicazioni vengono dal fatto che il Politburo ha citato anche misure più specifiche. Innanzitutto, l’emissione di titoli di Stato speciali, chiamiamoli “Cina-bond”. Poi, politiche monetarie “per incanalare capitali nell’economia reale, in particolare verso le medie, le piccole e le microimprese”, cioè quelle in maggiore difficoltà in questo momento, perché si prevedono tempi bui per l’export, che nelle intenzioni dovrebbe essere sostituito dal mercato domestico. Ed è per questo che si parla anche di “stimolare la spesa dei consumatori e aumentare la spesa pubblica, se necessario”. Cioè welfare e sostegno dei consumi delle famiglie.

L’agenzia Xinhua riporta anche che la priorità è dare lavoro nelle regioni più povere, mantenere stabili i prezzi dei prodotti agricoli e offrire occupazione alla nuova generazione di laureati. Quest’anno saranno 8 milioni e 700mila, il premier Li Keqiang ha già detto che difficilmente troveranno un’occupazione al livello delle loro aspettative, di solito la soluzione in questi casi è prolungare gli studi con master e specializzazioni. Insomma, sembrerebbe delinearsi un New Deal alla cinese ed è certo che anche il futuro del Partito e dell’attuale leadership dipenderà dalle risposte economiche che sapranno dare alla crisi post-epidemica.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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