
Il filobus 91 è fermo in piazza Caiazzo, non è particolarmente affollato. L’autista esce dalla sua postazione e chiede di chi è la scatola di fiori poggiata nel corridoio. Poi fa scendere scatola e proprietario, un ragazzo presumibilmente pachistano che raggiunge altri tre colleghi evidentemente già fatti scendere dall’autobus.
Alla richiesta di spiegazioni l’autista risponde che quello è un mezzo per trasporto passeggeri e non per trasporto merci: quelle scatole sono troppo ingombranti. E le valige enormi che quotidianamente salgono sulla filovia nell’indifferenza generale? Quelle sono permesse e i fiori no? Be’ quelli sono viaggiatori, sono turisti… Ecco la questione comincia a chiarirsi: non è tanto l’ingombro del pacchetto, è la tipologia di chi lo trasporta a fare la differenza.
La discussione si diffonde, tutti quelli che intervengono sono a favore dell’autista, una signora gli propone addirittura una medaglia d’oro. Interviene una donna di mezza età che si qualifica come funzionaria dell’azienda (Atm Milano, ndr). Cita il regolamento, dice che le valige ingombranti devono pagare il biglietto. Eppure in anni e anni di frequentazione quotidiana della 90-91, non si è mai vista una valigia ingombrante senza biglietto fatta scendere dall’autobus. Interviene di nuovo l’autista: “Sono responsabile se qualcuno inciampa e si fa male”.
Giusto, tutto giusto, anche il regolamento. Ma nessuno – per esempio – si è mai preoccupato che qualcuno si facesse male quando le porte quasi non si chiudono per i troppi passeggeri schiacciati come sardine. I venditori pachistani e le loro scatole di fiori invece sono un pericolo. Devono scendere.