Oggi è la giornata internazionale contro la corruzione, un appuntamento istituito dall’Onu e alla cui vigilia l’associazione Libera ha diffuso un rapporto sulla situazione in Italia, mentre le cronache di questi giorni raccontano una vicenda in particolare, quella del primario di Nefrologia dell’ospedale Sant’Eugenio di Roma, che si sarebbe fatto pagare da centri privati di dialisi per indirizzare i pazienti verso di loro. Il servizio di Massimo Alberti:
Il caso clamoroso del primario del Sant’Eugenio trova terreno fertile nel contesto di una sanità pubblica falcidiata dal privato ed è la debolezza di un intero sistema pubblico che in ogni suo settore fa da culla a una corruzione che non solo non ha mai cessato, ma è tornata prepotentemente a crescere.
Libera, nel suo dossier “Italia sotto mazzetta”, nel 2025 ha contato 96 inchieste, otto al mese, con il coinvolgimento di 49 procure in 15 regioni e 1.028 indagati, quasi un raddoppio rispetto al 2024, che attraversano tutta Italia e ogni ambito, dagli appalti in vari settori pubblici, dall’edilizia all’affidamento dei servizi, alla corruzione per avere certificazioni e documenti, ai concorsi e, naturalmente, agli scambi elettorali.
Le persone coinvolte sono amministratori, politici, funzionari, manager, imprenditori, professionisti e mafiosi. Tra i 53 politici indagati, 24 sono sindaci. Si tratta di un quadro sicuramente parziale, per quanto significativo, di una realtà più ampia, sfuggente – osserva Libera – che rileva come il ricorso alla corruzione sembri diventare sempre più una componente normale e accettabile di carriere politiche imprenditorie territoriali, da sfondo i cambiamenti legislativi che ne hanno allentato sia la vigilanza che la deterrenza.
Proprio l’autorità anticorruzione ha sempre osteggiato un provvedimento che oggi torna di attualità con un emendamento in manovra: alzare il tetto per l’uso dei contanti, già portato a 5.000 euro, raddoppiando a 10.000 euro dal 2026, vorrebbe Fratelli d’Italia. Alberto Vannucci insegna Scienze e Politica all’Università di Pisa ed è esperto di fenomeni corruttivi:
“Si sa che non soltanto l’evasione fiscale, ma ogni forma di attività illecita ricorre in modo cospicuo al contante, quindi favorire e facilitare questo tipo di strumenti, di fatto, toglie una possibilità di controllo”.


