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Gaza. La protezione dei civili deve essere la priorità per la comunità internazionale

Gaza 29 ottobre ANSA

Gli attacchi israeliani su Gaza della notte scorsa hanno rappresentato lo sviluppo più sanguinoso dall’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas di tre settimane fa. Secondo le autorità locali e gli ospedali della Striscia i bombardamenti hanno fatto più di 100 morti, tra cui decine di bambini.

L’esercito israeliano ha detto di aver eliminato diversi membri di Hamas e di aver risposto a una violazione del cessate il fuoco da parte del gruppo palestinese: l’attacco contro una sua unità a Rafah, nel sud, con la morte di un soldato. Il fatto è avvenuto nella zona sotto il controllo dell’esercito israeliano. Ufficialmente Hamas ha negato ogni coinvolgimento. Nelle ore precedenti e nei giorni precedenti era già cresciuta la pressione interna su Netanyahu affinché interrompesse il cessate il fuoco per il ritardo nella consegna dei cadaveri degli ostaggi da parte di Hamas. Questi i fatti, che hanno riportato Gaza agli oltre due anni di guerra.

Questa mattina l’esercito israeliano ha detto che il cessate il fuoco è tornato in vigore. Una dichiarazione che fa a pugni con le immagini che arrivano dalla Striscia, con decine di cadaveri avvolti in lenzuola bianche in un paesaggio che ormai conosciamo molto bene, fatto di infiniti cumuli di macerie. Il paesaggio ci ricorda soprattutto una cosa: i civili di Gaza non solo non hanno un posto dove vivere, non hanno nemmeno un posto dove proteggersi. Per due anni vittime della guerra i palestinesi sono ora vittime di un cessate il fuoco molto troppo fragile, che proprio la notte scorsa ha mostrato tutta la sua volatilità.

Nella Striscia stanno già entrando molti meno aiuti umanitari rispetto a quanto indicato nell’accordo imposto da Donald Trump. Ora i civili possono essere nuovamente bombardati da un momento all’altro. Anche oggi ci sono già stati altri raid israeliani.
L’accordo, presentato da Trump come un grandissimo successo, non prevede in questa prima fase una presenza che garantisca il rispetto del cessate il fuoco. La creazione di una forza di stabilizzazione con militari provenienti da altri paese non è ancora avvenuta e non è chiaro quando avverrà.

In alto mare, comprensibilmente, anche il disarmo di Hamas e il suo futuro ruolo nel governo della Striscia. Lo abbiamo detto più volte: l’accordo era già in partenza molto flessibile, molto vago. Da una parte, vista l’estrema complessità della situazione, questo ha permesso che rimanesse tutto in piedi. Ma dall’altra l’assenza di una struttura chiara, solida, ha lasciato mano libera agli attori in campo. La notte scorsa lo ha mostrato molto bene. Non è un caso che per tenere a freno Netanyahu Trump nei giorni scorsi abbia dovuto mandare praticamente tutta la sua amministrazione in Israele.

La fragilità dell’accordo inizia a essere un problema e il prezzo lo stanno pagando ancora una volta i civili di Gaza, che non hanno più nemmeno la forza di pensare dove nascondersi. E in ogni caso il posto non ci sarebbe nemmeno.

  • Autore articolo
    Emanuele Valenti
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