Queste e le prossime ore sono e saranno le ore della rabbia di Salvini.
Rabbia che prima di tutto si sfogherà sulla pelle delle persone migranti che rischiano la vita sulla Open Arms.
La decisione del Tar di fare entrare la nave della Ong in acque italiane, e la richiesta del presidente del Consiglio Conte di fare sbarcare le persone, alimenterà la sua ira schiumosa, i suoi feroci no, la sua propaganda permanente.
La questione della Open Arms si riaccende proprio nelle ore più calde della crisi, quando il Quirinale respinge la proposta di Salvini di votare il taglio dei parlamentari e poi di andare a votare con la vecchia legge. La situazione è molto tesa. Salvini non accetta di essere smentito. Le mozioni di sfiducia a Conte non sono state accolte, non verranno discusse la prossima settimana, ma lui ha fatto come se il Parlamento non esistesse e ha affermato che il 20 agosto la Lega sfiducerà comunque il presidente del Consiglio. Ovviamente se la Lega ritirasse la propria delegazione al Governo, a cominciare dalla poltrona del ministro degli Interni, e annunciasse che non voterà più a favore di questo Governo, compirebbe un gesto legittimo sul piano formale. Ma sono le parole che sono incendiarie e pericolose.
Salvini non accetta di essere finito in minoranza. Aspettiamoci aggressività e tentativi di mobilitazione maggiori di quanto non sia già avvenuto, con i soliti argomenti: la volontà degli italiani tradita dalla casta, il ribaltone, il popolo contro le élite. E’ il momento in cui si verificherà se soprattutto il Movimento 5 Stelle saprà resistere all’offensiva che è fatta di avvertimenti minacciosi e pressione diplomatica. Salvini punta quantomeno a spaccare i 5 Stelle per impedire la nascita di una maggioranza diversa. Salvini darà il peggio. Chi lavora a una alternativa dovrà misurare la propria capacità di tenuta e la capacità di costruire con atti concreti e rapidi un nuovo esecutivo