Approfondimenti

Dicembre con La fantastica Signora Maisel

Cinque Emmy Award, nella categoria commedia: miglior serie, miglior attrice protagonista, miglior attrice non protagonista, miglior regia e miglior sceneggiatura (la prima volta in cui a vincere questi ultimi due è una sola persona, Amy Sherman-Palladino). E due Golden Globe: miglior serie e miglior protagonista di una serie commedia e/o musical. Partiamo da qui, da questa particolare definizione, “comedy-musical”: The Marvelous Mrs. Maisel (in italiano La fantastica signora Maisel) è uno dei pochi prodotti ad adattarcisi in pieno. Perché, innanzitutto, non solo è una commedia, ma è una commedia sul fare commedia: la protagonista, la signora Maisel del titolo, all’inizio della serie scopre di avere un talento per la stand up comedy (ovvero il cabaret), in un periodo – la fine degli anni 50 – e in un luogo – Manhattan – in cui questo genere d’intrattenimento si sta formando e codificando; un periodo, però, non esattamente favorevole alla presenza femminile nel campo. Tra gli argomenti che affronta la serie, dunque, c’è anche il modo di costruire uno spettacolo comico utilizzando materiale autobiografico, un mestiere molto più faticoso e doloroso di quanto sembri, «costruito sull’infelicità, il senso d’inadeguatezza e varie umiliazioni», spiega Midge Maisel stessa nella seconda stagione. Aggiungendo: «Chi meglio di una donna sa cosa vuol dire?». La seconda stagione arriva il 5 dicembre su Amazon Prime Video in pompa magna, carica di premi vinti, di celebrazioni e di apprezzamenti, e l’autrice Amy Sherman-Palladino è pronta a raccogliere la sfida delle aspettative: ampliando le ambizioni e, insieme, il mondo della signora Maisel, che già nel primo nuovo episodio aggiunge una romantica Parigi alle sue sfavillanti location, e successivamente esplorerà anche le Catskill Mountains, località degli Appalachi che negli anni 50 era meta prediletta dai ricchi turisti. Dicevamo, però, che oltre alla commedia c’è anche il musical: Steven Spielberg, incontrando Palladino e Rachel Brosnahan (la straordinaria attrice protagonista), ha definito La fantastica signora Maisel «il miglior musical ebraico dai tempi di Il violinista sul tetto». Nonostante non ci siano mai momenti propriamente musical, nella serie, nessuno che si metta a ballare e cantare interrompendo l’azione, ma piuttosto un’ispirazione d’estetica e di messa in scena: gli elaborati e visivamente incredibili pianisequenza che si sposano così bene con la scrittura velocissima e frizzante di Palladino ripropongono il senso dello spettacolo dei grandi musical hollywoodiani, e così i movimenti attentamente coreografati di attori e comparse, che quasi danzano insieme alla macchina da presa. I bellissimi costumi, i precisi dettagli delle scenografie, i colori vividi e la colonna sonora di grandi classici (da Barbra Streisand a Louis Armstrong) rimandano direttamente a un genere cinematografico capace di trasformare il mondo in un palcoscenico su cui far ballare sogni, emozioni, storie, fantasie. E poi c’è lei, la signora Maisel, cioè Midge: sotto l’apparenza “praticamente perfetta sotto ogni aspetto” alla Mary Poppins, nasconde un duro percorso di crescita, emancipazione, scoperta di sé, costruzione di un’identità, anche in rapporto alla superba galleria di personaggi di contorno, prima fra tutti l’amica/manager Susie. Tutt’altro che esente da difetti, Midge è un’eroina unica, la sua parabola è appassionante e travolgente, la sua storia una meraviglia per occhi, orecchie e cuore. Niente di meglio per Natale, e pure per il resto dell’anno.

  • Autore articolo
    Alice Cucchetti
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