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Il sogno ungherese di Salvini per l’Italia

Matteo Salvini ha un sogno: trasformare l’Italia nell’Ungheria di Viktor Orban, replicare a Roma il modello di democrazia etnico-autoritaria di Budapest.

È il sogno di ogni leader dell’estrema destra europea. In Italia più che in ogni altro paese, il terreno sembra essere favorevole per trasformarlo in realtà. Lui usa l’arma dell’immigrazione per aumentare il consenso. E i risultati si vedono nei sondaggi che lo premiano. La bolla di propaganda dentro cui si trovano milioni di italiani diventa sempre più grande. E il suo potere aumenta. Il fatto è che il suo sogno, se mai dovesse veramente realizzarsi, diventerà un incubo per il nostro paese

 

 

Matteo Salvini

Il sogno di Salvini potrebbe diventare realtà se il leader della Lega realizzasse un altro suo sogno: diventare presidente del consiglio. Lui sa che la guida del governo è a portata di mano. Si tratta di costruire le condizioni. Lo sta facendo con questa sua perenne campagna elettorale.

Nei prossimi mesi punterà sempre di più il dito contro l‘Europa cattiva, quella che non accoglie i migranti, che non permetterà al governo giallo verde di mantenere le sue promesse sull’economia. Sarà lui la “voce” dell’Italia. Lui e non Luigi Di Maio, a cui sta scavando la fossa.  Tutte le sue uscite provocheranno reazioni sui mercati. Bruceremo miliardi di euro in interessi a causa dello spread. Sarà presentata come una battaglia contro gli speculatori. Può essere. Di fatto, già registriamo una fuga degli investitori stranieri. Sarà un autunno incendiario per Salvini. Poi seguirà una primavera ancora più calda. Farà la crisi di governo in aprile per andare a votare in maggio, abbinando politiche alle europee? In molti scommettono su questo scenario.

salvini diciotti

Diventare il padrone di Palazzo Chigi. Con il vecchio centro destra o con un M5s sottomesso, poco importa. Arrivare alla guida del governo italiano. Per fare che cosa? Matteo Salvini vuole trasformare l’Italia nell’Ungheria di Viktor Orban? Un regime illiberale, etnico-nazionalista, dove lo spazio per il dissenso è sempre più limitato.

Orban ha messo il bavaglio alla libertà di stampa attraverso il controllo diretto dei media. E quelli su cui non è riuscito a mettere sopra le mani, li ha colpiti a forza di altissime tasse, costringendoli alla chiusura o a lasciare l’Ungheria.

Il secondo bersaglio è stata la magistratura. Nel 2012, cone le modifiche alla Costituzione, Orban ha esautorato la Corte Suprema e ha posto – di fatto – le toghe sotto il controllo dell’esecutivo. Il primo Ministro ha smantellato pezzo per pezzo lo Stato di Diritto. Il Balance of Powers è sparito. Il Parlamento e la Presidenza della Repubblica sono stati costretti a diventare i passacarte del governo.

Poi sono state varate le leggi e i provvedimenti che hanno colpito le coppie di fatto e gli omosessuali e che hanno premiato invece le famiglie tradizionionali. Il quarto grande bersaglio sono stati i migranti. Per un paese in crisi economica quale miglior capro espiatorio? Prima i muri al confine, poi la “Legge Soros”, il provvedimento che vieta alle Ong di aiutare gli stranieri.

Prende il nome da George Soros, il finanziere statunitense di origine ungherese. Orban lo considera un nemico. E un pericolo per il suo regime a causa della sua “ideologia liberal”, come ha affermato in una occasione. Anche lui viene utilizzato come capro espiatorio, alimentando tra l’altro, il già forte antisemitismo della società ungherese. Matteo Salvini vuole far diventare così l’Italia? Lui ha già detto che Viktor Orban è un modello.

Viktor Orban (HUN)

Salvini e Orban condividono un’altra cosa: odiano l’Europa di Bruxelles. Non odiano solo la burocrazia e l’austerità, ma odiano l’Unione Europa in sé.  Da nazionalisti non vogliono organismi sovranazionali a dettar legge. Da autoritari non vogliono un’Europa i cui pilastri siano Parigi e Berlino, cioè due democrazie (non in splendida forma), ma ancora profondamente liberali.

Per i sovranisti quella Vecchia Europa deve essere radicalmente modificata. Almeno così dicono a parole. In realtà, la vogliono distruggere. E’ il loro obiettivo.  Salvini vuole spostare l’asse politico dell’Italia da Ovest a Est. Il suo abbraccio con Orban è l’abbraccio con il Gruppo di Visegrad (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceka e Slovacchia); con quattro paesi che si muovono all’unisono soprattutto sulla questione immigrazione.

Sullo sfondo c’è Vladimir Putin. Il Cremlino vuole che vengano tolte le sanzioni europee a Mosca. Indebolire l’Ue fa parte del gioco per raggiungere lo scopo. Ma più in generale l’obiettivo di Putin appare lo stesso dei sovranisti. Sappiamo da rapporti internazionali che i russi avrebbero tentato di influenzare l’esito del referendum sulla Brexit e altre consultazioni nazionali in Europa. A favore degli anti europeisti.

I partiti contro Bruxelles hanno da tempo rapporti con la Russia. Il Fronte Nazionale francese, l’Fpo austriaco e la Lega. Nel 2017, il partito di Matteo Salvini ha firmato un accordo con Russia Unita, la formazione politica di Putin, nel quale i due partiti s’impegnano a promuovere un “ampio scambio di informazioni” con seminari, convegni, viaggi, basati su un “partenariato paritario e confidenziale”. Confidenziale? Ora che la Lega è al Viminale?

putin

Questa è l’alleanza rosso – bruna. Basata sul portato ideologico secondo cui le democrazie liberali sono il nemico perché sono il prodotto di società aperte e basate sullo stato di diritto, impossibili quindi da controllare completamente. Per essere controllabile, una società deve essere chiusa. Per i sovranisti, la prossima deve essere l’era delle democrazie autoritarie. I leader vengono formalmente eletti, ma in realtà governano senza alcun controllo.  Il pilastro di questi regimi è l’emarginazione del diverso. I migranti, gli omosessuali, chi dissente, chi professa un’ altra religione.

I muri e le norme draconiane per fermare gli immigrati, l’islamofobia, l’antisemitismo latente, l’omofobia, le leggi contro i gay, la difesa della famiglia tradizionale, gli attacchi alla magistratura, il bavaglio alla stampa scomoda, le promesse populiste in campo economico agli elettori e la loro mancata realizzazione: sono tutte cose che abbiamo visto nella Russia di Putin e nell’Ungheria di Orban.

E’in questo modello di regime che convergono le visioni e gli interessi nazionali e politico-personali dei personaggi in questione. E’anche il modello di Matteo Salvini per l’Italia?

Dicono i sondaggi che gli italiani abbiano voglia ancora una volta dell’Uomo Forte. Questi sono i prezzi che devono essere pagati per averlo.

  • Autore articolo
    Michele Migone
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    Quest’anno Franco Basaglia – il medico che liberò i matti – avrebbe compiuto 100 anni. Prima della rivoluzione basagliana le persone con sofferenza psichica erano considerate pericolose per sé e per gli altri e quindi erano tenute separate e nascoste dal resto della società in luoghi chiusi e isolati, quali erano appunto i manicomi, dove spesso venivano sostanzialmente abbandonate. Non c’era cura ma controllo. Negli anni Sessanta a Gorizia, insieme a un gruppo di giovani psichiatri, Basaglia iniziò la sua battaglia per restituire diritti e dignità ai pazienti del manicomio: abolì contenzioni fisiche ed elettroshock e sostenne un nuovo rapporto tra medico e paziente, non più verticale ma orizzontale, basato sull’ascolto e sulla parola, in cui pazienti e operatori avessero pari dignità e pari diritti. Noi festeggeremo il centesimo compleanno di Basaglia cantando con Alessio Lega le canzoni che accompagnarono quel movimento, quella rivoluzione che rese l’Italia un paese migliore. Canzoni in gran parte estrapolate da “E ti chiamaron matta”, un disco del 1972 dello psichiatra-poeta Gianni Nebbiosi. Massimo Cirri, psicologo e giornalista, e Thomas Emmenegger, psichiatra e presidente di Olinda, ci regaleranno un Bignami sulle pratiche di libertà introdotte da Franco Basaglia.

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