Approfondimenti

Tutto è cambiato, nulla è cambiato

Sono passati due anni dagli attentati che hanno colpito al cuore Bruxelles, all’apice di una parabola del terrore che ha scosso il vecchio continente e minato alla base il modello di convivenza multiculturale. Sono passati due anni in cui tutto è cambiato e niente è cambiato.

Quel 22 marzo 2016 3 kamikaze, appartenenti alla cellula che pochi mesi prima, il 15 novembre del 2015, aveva colpito Parigi nella sua quotidianità, si facevano esplodere nella stazione della metro Maelbeek, nel cuore del quartiere che ospita le istituzioni europee, e nell’aeroporto internazionale, con un bilancio di 32 morti e 340 feriti. Due simboli di una Bruxelles internazionale contrapposta (non solo simbolicamente) ad un’altra Bruxelles, poco conosciuta e colpita dagli stessi problemi che affliggono le periferie europee.

Quel 22 marzo l’opinione pubblica europea scopriva una Bruxelles diversa da quella, troppo spesso e (diciamolo pure) grossolanamente, assimilata alla tecnocrazia che governa le istituzioni internazionali : « Bruxelles ha detto … », « Bruxelles ammonisce … », « il richiamo di Bruxelles » ; una Bruxelles in cui i tassi di disoccupazioni e di reddito pro-capite restano ai livelli fra i più preoccupanti del continente. Una Bruxelles in cui un terzo della popolazione è di cultura musulmana, una comunità variegata e composita, vista come un blocco unico solo agli occhi di chi rifiuta la complessità dell’evidenza, attraversata da tensioni identitarie e fibrillazioni sociali, in stallo fra quello che il mondo dell’associazionismo denuncia da anni come repli identitaire (ripiegamento identitario verso un’agoniata purezza culturale, solo in rari casi ricondotta all’ortodossia della religione) e la ricerca di un difficile equilibrio fra emancipazione laica e valorizzazione del senso d’appartenenza.

La mattina del 22 marzo i bruxellesi hanno vissuto un incubo, vittime di un attacco che nessuno si aspettava e che pertanto i servizi segreti avrebbero dovuto anticipare. I cittadini della capitale belga erano convinti della solidità del carattere multi-culturale, multi-linguistico e multi-identitario della propria città. Bruxelles è liquida, duttile ed aperta alla diversità ed il senso comune voleva che tutto ciò le avrebbe risparmiato le pene del terrore che pure le era nato in seno. I suoi figli (perché alla vigilia degli attentati del 22 marzo era oramai chiaro a tutti che gli autori della cellula del terrore erano nati e cresciuti a Bruxelles) non avrebbero mai levato le armi contro i propri concittadini. E invece.

Bruxelles dopo gli attentati del 22 marzo ha perso la sua spensieratezza e quella leggerezza che solo ora, dopo due lunghi anni, sta lentamente riacquistando. Un percorso difficile anche per l’azione speculativa di alcune forze politiche (irresponsabili quando forza di maggioranza nel governo federale) che non hanno perso occasione per alimentare i sentimenti d’intolleranza e finanche di xenofobia per compiacere la pancia del proprio corpo elettorale.

Dopo il 22 marzo è cambiato il sentimento, o meglio la percezione di sicurezza: ci si è lentamente ed ineserosabilmente abituati a prendere un treno oppure a recarsi in una sala concerto, a teatro o in un centro commerciale, con una imponente presenza di forze di polizia e militare, armate come se fossimo nel bel mezzo di un conflitto militare (quando in realtà il conflitto è prima di tutto sociale). La comunità musulmana è (perché lo è ancora) vittima di una troppo facile assimilazione all’ideologia terrorista, soffiando sul fuoco del repli identitaire, il quale a sua volta alimenta atteggiamenti d’intolleranza ed incomprensione fra comunità, di misoginia e d’omofobia, in una spirale d’odio sempre più preoccupante.

Dopo il 22 marzo nulla è cambiato poiché le ragioni economiche, culturali, politiche e sociali su cui si sono poggiate il proselitismo ed il terrore di matrice cosiddetta islamista sono ancora là. Dopo il 22 marzo tutto è cambiato poiché l’onda del terrore ha legittimato, ovunque, la retorica razzista. Il vecchio continente non avrebbe più subito la violenza cieca di una cellula criminale ed internazionale del terrore, poiché l’inziativa passava nelle mani del « lupo solitario », dello straniero che da taciturno e gentile vicino di casa può, in pochi click, trasformarsi in sanguinario esecutore del terrore islamista, creando un circolo vizioso da cui sarà difficile uscire.

  • Autore articolo
    Gabriele Annichiarico
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    GR martedì 23/04 19:30

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle 16 edizioni quotidiane del Gr. Un appuntamento con la redazione che vi accompagna per tutta la giornata. Annunciati dalla “storica” sigla, i nostri conduttori vi racconteranno tutto quello che fa notizia, insieme alla redazione, ai corrispondenti, agli ospiti. La finestra di Radio Popolare che si apre sul mondo, a cominciare dalle 6.30 del mattino. Da non perdere per essere sempre informati.

    Giornale Radio - 23-04-2024

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di martedì 23/04/2024

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 23-04-2024

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di martedì 23/04/2024 delle 19:48

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 23-04-2024

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Esteri di martedì 23/04/2024

    1 – 200 giorni di guerra a Gaza. Nell’ospedale Nasser di Khan Younis trovati più di trecento corpi nelle fosse comuni. L’onu chiede un’indagine indipendente e trasparente. Intanto nelle università americane continuano le proteste pro Palestina. Centinaia di studenti arrestati da Yale alla Columbia. (Roberto Festa) 2 – Venivano dal Vietnam, sognavano il Regno Unito, rischiano di ritrovarsi in Ruanda. Nel giorno dell’ennesimo naufragio di migranti nel canale della manica, il parlamento britannico approva il piano per deportare in Ruanda tutti i richiedenti asilo. (Daniele Fischella) 3 - Le Canarie hanno un limite. La popolazione dell’arcipelago spagnolo scende in piazza per protestare contro il turismo di massa che affatica la natura e rende impossibile la vita ai residenti. (Giulio Maria Piantadosi) 4 – Il 25 aprile in Portogallo. 50 anni fa la rivoluzione dei Garofani. La seconda puntata. (Sara Milanese) 5 – Rubrica Sportiva. Il Red Star di Parigi va in Serie B. La forte comunità che caratterizza la più antica società di calcio della capitale francese festeggia un passaggio che aspettava da 5 anni. (Luca Parena)

    Esteri - 23-04-2024

  • PlayStop

    Muoviti Muoviti di martedì 23/04/2024

    (144 - 526) Dove inseguiamo un dirigibile che si aggira per i cieli di Milano. Poi santifichiamo la festa catalana di Sant Jordi invitando ascoltatrici e ascoltatori a regalarsi virtualmente un libro come previsto dalla tradizione della festa. In chiusura con Caterina Sarfatti managing director in C40 cities parliamo del patto dei Sindaci per una Pianura Padana che respiri.

    Muoviti muoviti - 23-04-2024

  • PlayStop

    Playground di martedì 23/04/2024

    A Playground ci sono le città in cui abitiamo e quelle che vorremmo conoscere ed esplorare. A Playground c'è la musica più bella che sentirai oggi. A Playground ci sono notizie e racconti da tutto il mondo: lo sport e le serie tv, i personaggi e le persone, le ultime tecnologie e le memorie del passato. A Playground, soprattutto, c'è Elisa Graci: per un'ora al giorno parlerà con voi e accompagnerà il vostro pomeriggio. Su Radio Popolare, da lunedì a venerdì dalle 16.30 alle 17.30.

    Playground - 23-04-2024

  • PlayStop

    Il genocidio in Rwanda visto con gli occhi di una bambina: la storia di Mimì

    Nel 1994, Mimì aveva 5 anni. Viveva con la sua famiglia a Kigali, la capitale del Rwanda. Il 6 aprile, quando l'aereo che trasportava il presidente ruandese, Juvénal Habyarimana, e quello del Burundi, Cyprien Ntaryamira, venne abbattuto in fase di atterraggio proprio a Kigali, era in vacanza a casa dei nonni. Da quel momento i suoi ricordi sono segnati dal dolore, la confusione e la paura. Il suo è un racconto speciale, perché ci permette di guardare uno degli eventi più sanguinosi della storia dell'uomo, il genocidio del Rwanda, con gli occhi di una bambina. La sua intervista è andata in onda in due puntate nella trasmissione Terzo Tempo, tutti i sabato mattina dalle 11.00 alle 11.30 su Radio Popolare La storia di Mimì - il cui nome completo è Muhimpundu Armella - è anche una delle nove raccolte dal libro "La Famiglia" di Pietro Veronese.

    Clip - 23-04-2024

  • PlayStop

    Express di martedì 23/04/2024

    Da Milano a Bruxelles, da Liverpool a Detroit, da Rio de Janeiro a Barcellona. Nuove uscite, concerti, vecchi classici e dischi da salvare. Ogni settimana, un giro del mondo della musica a bordo di Express.

    Express - 23-04-2024

  • PlayStop

    Jack di martedì 23/04/2024

    Nella prima parte Chawki ci presenta Back to Black, Biopic su Amy Winehouse. Nella seconda parte Jack The Smoker ci presenta il suo disco "Sedicinoni" con una lunga intervista

    Jack - 23-04-2024

  • PlayStop

    Considera l’armadillo di martedì 23/04/2024

    Per riascoltare Considera l'armadillo noi e altri animali in onda alle 14.00 che ha ospitato Stefania Rivetti, volontaria di @Animals Asia Italia per parlare di Orsi della Luna e fattorie della bile, ma anche il Gr Animali di Bianca Nogara Notarianni e scopriamo che Stefania voleva essere cavallo.

    Considera l’armadillo - 23-04-2024

  • PlayStop

    Poveri ma belli di martedì 23/04/2024

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

    Poveri ma belli - 23-04-2024

  • PlayStop

    EUROPAMENTE - Al voto con l'Europa in testa - E3

    Che fine ha fatto il Green Deal? La lobby del fossile all'assalto della transizione verde, mentre l'Europa subisce già i disastri dei cambiamenti climatici - con Monica Frassoni, presidente European Alliance to Save Energy

    Clip - 23-04-2024

  • PlayStop

    Un 25 aprile Popolare - E14

    Milano capitale della Resistenza ospiterà un museo nazionale della Resistenza per capire cosa sarà e soprattutto come vuole raccontare il movimento di Liberazione, la lotta, la storia c'è un sito già al lavoro, ricco di proposte: www.museodellaresistenza.it. Un 25 aprile Popolare oggi vi racconta Porta San Paolo a Roma e uno dei suoi protagonisti

    Clip - 23-04-2024

  • PlayStop

    Cult di martedì 23/04/2024

    Oggi a Cult: le compagnie ATIR e Generazione Disagio e le loro iniziative per il 25 aprile; la regista Martina De Polo sul film "Flora", dedicato a una partigiana bambina; l'edizione 2024 di Milano Musica comincia con "Tierkreis" di K. Stockhausen al Teatro Menotti, da un'dea di Luciano Gottardi; il libro di Gianluca Peciola "La linea del silenzio" (Solferino ed.)...

    Cult - 23-04-2024

  • PlayStop

    Pubblica di martedì 23/04/2024

    La fiamma e il nemico antifascista. Il legame ideologico del partito di Giorgia Meloni col passato neofascista: dai simboli ai contatti pericolosi con il mondo dell’estrema destra eversiva (Pino Rauti, il generale Gianadelio Maletti). E poi l’idea guida sull’antifascismo di Fratelli d’Italia: l’antifascismo è quello militante e con le spranghe in mano (le dichiarazioni di Meloni e Lollobrigida sono lì a dimostrarlo). A Pubblica la storica Simona Colarizi (autrice di “La resistenza lunga. Storia dell’antifascismo 1919-1945”, Laterza 2023) risponde a diversi interrogativi, a partire dal caso Scurati e dalla censura in Rai. Che cosa racconta il legame di FdI con i vecchi simboli della destra? Qual è il segno delle politiche del governo Meloni? Conservatore, reazionario o liberista? E l’antifascismo?

    Pubblica - 23-04-2024

  • PlayStop

    Tutto scorre di martedì 23/04/2024

    "La fine degli anticorpi" nella convivenza civile. L'Italia democratica è rimasta per troppo tempo distratta? A cura di Massimo Bacchetta

    Tutto scorre - 23-04-2024

Adesso in diretta