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Almeno 20 morti nel Canale di Sicilia

Ancora un naufragio nel Canale di Sicilia. Le vittime sono almeno 20. La notizia è stata comunicata a Radio Popolare da Migrant offshore aid station (MOAS), l’organizzazione maltese per la ricerca e il soccorso in mare che sta lavorando ininterrottamente da sabato a diverse operazioni di salvataggio.

La nave di Moas da sabato mattina ha portato soccorso a oltre 10 imbarcazioni di fortuna. In totale oltre 2000 persone. “Una crescita senza precedenti delle partenze dalla Libia in direzione dell’Europa”.

Poi, domenica, durante una di queste operazioni di slavataggio, l’equipaggio della nave Phoenix si è reso conto di trovarsi di fonte a un naufragio già avvenuto. I corpi erano in acqua. L’unica cosa che i volontari hanno potuto fare, è stata di recuperare le salme e portarle a bordo della nave. Siamo riusciti a comunicare con Regina Catrambone, fondatrice di Moas, che si trova sulla nave di soccorso.

Ascolta la testimonianza raccolta da Chiara Ronzani

CATRAMBONE 13 naufragio

In questi giorni le condizioni meteo favorevoli, con il mare piatto, stanno favorendo le partentenze dalle coste libiche. Altri salvataggi sono avvenuti, sempre nel Canale di Sicilia tra sabato e domenica, a opera della Guardia costiera e della Marina militare italiane. Complessivamente si tratta di quasi 4500 persone.

Anche la Calabria è stata coinvolta da questi nuovi sbarchi. Domenica mattina, giorno di Pasqua, nel porto di Reggio Calabria è attraccata la nave Vos Prudence, con 650 persone a bordo. Un secondo sbarco è avvenuto sulla spiaggia di Melito Porto Salvo: in questo caso il barcone dei migranti è riuscito ad arrivare a riva, con 80 persone a bordo. Tutti i migranti sbarcati in Calabria sono stati sottoposti a cure mediche. Medici senza frontiere ha denunciato che molti di loro presentavano segni di violenze e torture, subìte in Libia o durante il tragitto.

Al dramma dei profughi ha fatto riferimento anche Papa Bergoglio, nel messaggio che ha accompagnato la benedizio pasquale urbi et orbi.

  • Autore articolo
    Chiara Ronzani
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    Musiche dal mondo è una trasmissione nel solco della lunga consuetudine di Radio Popolare con la world music – da prima che questa discussa espressione entrasse nell’uso internazionale – e in rapporto con World Music Charts Europe. WMCE è una iniziativa a cui Radio Popolare ha aderito e partecipa dall’inizio: una classifica europea realizzata attraverso il sondaggio mensile di animatori di programmi di world music su emittenti pubbliche, aderenti all’Ebu, appunto l’associazione delle emittenti pubbliche europee, ma con qualche eccezione come Radio Popolare, che è una radio privata di ispirazione comunitaria. Nel 1991 l’EBU sondò la Rai, per coinvolgerla in WMCE, ma la Rai snobbò la proposta. Però all’Ebu segnalarono che c’era una radio che sulle musiche del mondo aveva una certa tradizione e che probabilmente avrebbe risposto con interesse… L’Ebu si fece viva con noi, e Radio Popolare aderì entusiasticamente. Ormai quasi trent’anni dopo, WMCE continua e Radio Popolare continua a farne parte, assieme ad emittenti per lo più pubbliche di ventiquattro paesi europei, fra cui la britannica BBC, le francesi Radio Nova e RFI, le tedesche WDR, NDR e RBB, l’austriaca ORF, Radio Nacional de Espana, la russa Echo of Moskow, la croata Radio Student. Attraverso WMCE, Musiche dal mondo riceve annualmente centinaia di novità discografiche inviate dalle etichette o direttamente dagli artisti, dal vintage dell’Africa nera al canto di gola siberiano, dalle fanfare macedoni al tango finlandese: proponendo musica che difficilmente le radio mainstream fanno ascoltare e di cui i media correntemente non si occupano, Musiche dal mondo è una trasmissione per la salvaguardia e lo sviluppo della biodiversità musicale.

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    Live Pop - Franco Basaglia, l’apostolo dei matti - 28/03/2024

    Quest’anno Franco Basaglia – il medico che liberò i matti – avrebbe compiuto 100 anni. Prima della rivoluzione basagliana le persone con sofferenza psichica erano considerate pericolose per sé e per gli altri e quindi erano tenute separate e nascoste dal resto della società in luoghi chiusi e isolati, quali erano appunto i manicomi, dove spesso venivano sostanzialmente abbandonate. Non c’era cura ma controllo. Negli anni Sessanta a Gorizia, insieme a un gruppo di giovani psichiatri, Basaglia iniziò la sua battaglia per restituire diritti e dignità ai pazienti del manicomio: abolì contenzioni fisiche ed elettroshock e sostenne un nuovo rapporto tra medico e paziente, non più verticale ma orizzontale, basato sull’ascolto e sulla parola, in cui pazienti e operatori avessero pari dignità e pari diritti. Noi festeggeremo il centesimo compleanno di Basaglia cantando con Alessio Lega le canzoni che accompagnarono quel movimento, quella rivoluzione che rese l’Italia un paese migliore. Canzoni in gran parte estrapolate da “E ti chiamaron matta”, un disco del 1972 dello psichiatra-poeta Gianni Nebbiosi. Massimo Cirri, psicologo e giornalista, e Thomas Emmenegger, psichiatra e presidente di Olinda, ci regaleranno un Bignami sulle pratiche di libertà introdotte da Franco Basaglia.

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