Approfondimenti

Le elezioni scippate

“Via le mani dalle mie tasche” diceva un cartello esposto davanti al Parlamento libanese qualche giorno fa. Il governo voleva innalzare l’IVA di un punto percentuale: una tassa indiscriminata che avrebbe colpito tutti, anche i cittadini a basso reddito. Il centro di Beirut si è subito riempito di dimostranti, senza che nessun partito li convocasse.

Per la prima volta nella storia del Libano un premier del paese, Saad Hariri, è uscito dal suo palazzo per incontrare i manifestanti. La gente lo ha accolto gridando “ladro, ladro!” e tirandogli bottiglie di plastica vuote.

19 marzo 2017: guardie del corpo cercano di proteggere il Premier libanese Saad Hariri dalle bottiglie di plastica vuote che i manifestanti gli tirano addosso

I manifestanti spiegavano in TV che non avevano niente contro le tasse. Soltanto, non volevano che i loro soldi finissero in corruzione, in mano a politici incapaci di creare qualsiasi servizio efficiente per i cittadini. In una settimana hanno vinto la battaglia: l’odiato aumento dell’IVA è stato accantonato. Il Parlamento libanese, per l’undicesimo anno consecutivo, non è riuscito ad approvare il bilancio.

In piazza c’era anche Marwan Maalouf, uno dei leader della protesta spontanea contro la spazzatura dell’estate 2015: “Non mi aspettavo di vedere tante persone in strada di nuovo, ma è successo. La gente non vuole nessuna nuova imposta, finché non tasseranno anche i miliardari, le banche e i gruppi di potere. C’è un vento di cambiamento in Libano. La gente è esasperata”.

Per molti attivisti libanesi, la protesta del luglio 2015 è stata un punto di svolta. Quell’estate venne chiusa la discarica che da 17 anni accoglieva tutti i rifiuti di Beirut. Aveva una capienza di 2 milioni tonnellate di rifiuti ed era arrivata a contenerne 15 milioni di tonnellate, fra le proteste di chi vi abitava vicino. Era chiaro da anni che la discarica doveva chiudere, ma il governo non si era curato di trovare un’alternativa.

A Beirut cessò da un giorno all’altro la raccolta dei rifiuti, perché l’azienda incaricata non aveva un posto dove portarli. Gli abitanti della capitale cominciarono ad andare al lavoro coprendosi il volto con mascherine, perché l’odore dei rifiuti esposti al caldo dell’estate libanese era diventato insopportabile.

“I rifiuti si accumularono per strada, ma per i nostri politici non era un problema” ricorda Marwan Maalouf. “Il solo problema era che la spazzatura attirava uccelli in gran numero e questi cominciarono a essere un pericolo per gli aerei che decollavano dall’aeroporto di Beirut. Allora le autorità, invece di rimuovere la spazzatura, pensarono di convocare i cacciatori per sparare agli uccelli. Pensate: trasportavano i gruppi di cacciatori con gli autobus della MEA, la compagnia aerea libanese!”.

L'attivista libanese Marwan Maalouf
L’attivista libanese Marwan Maalouf. Sarà candidato alle prossime elezioni parlamentari libanesi

I manifestanti piantarono le tende della protesta di fronte al Parlamento, a Beirut. Riuscirono anche – per alcune ore – a occupare il ministero delle Finanze. Alcuni scesero in sciopero della fame. Altri venivano tutti i giorni a buttare i loro sacchi di spazzatura nel giardino del Parlamento. La protesta si diffuse sui social media con l’hashtag #YouStink (Tu Puzzi) e si trasformò presto in una più estesa protesta contro la corruzione. Una sorta di “primavera” libanese.

Un anno dopo, nel 2016, si tennero le elezioni municipali a Beirut e molti attivisti di quella protesta crearono una lista civica, Beirut Madinati (Beirut è la mia città).

La lista civica Beirut Madinati
La lista civica Beirut Madinati

A quel punto tutti partiti tradizionali, nemici giurati fino al giorno prima – in alcuni casi gente che si era sparata addosso durante la guerra civile libanese – si coalizzarono in un’unica lista: cristiani, sciiti, sunniti e drusi serrarono le fila. Beirut Madinati ottenne il 35% dei voti a Beirut, ma a causa del sistema elettorale maggioritario restò fuori dal consiglio Comunale. Se ci fosse stato il sistema proporzionale, avrebbe avuto almeno 10 consiglieri su 27.

“Qui in Libano i partiti tradizionali si coalizzano fra loro, ogni volta che rischiano di perdere il potere” spiega Maalouf. “Non importa se si sono scambiati insulti fino al giorno prima. Anche i più acerrimi nemici possono candidarsi insieme, se temono di perdere la loro fetta di torta, i loro affari, i proventi della corruzione”.

“La classe politica libanese preferisce mantenere al potere sé stessa e i suoi avversari piuttosto che competere in un sistema politico libero” spiega Ayman Mhanna, direttore della Fondazione Samir Kassir. “Il concetto è: preferisco avere il diavolo alla mia tavola che qualcuno che non conosco”.

Ayam Mhanna
Ayman Mhanna, direttore della Fondazione Samir Kassir a Beirut

“Il nostro sistema politico è un sistema di democrazia consensuale” continua Maalouf. Il Libano è fatto da un mosaico di differenti comunità e religioni. “Nessun provvedimento può passare senza il consenso di tutte le parti. Anche chi perde le elezioni farà parte del governo, perché nessuna comunità può essere esclusa dal tavolo. Questo significa che i partiti non si sentono mai responsabili delle politiche che mettono in pratica. Ognuno ha la scusa per dire: volevo fare un altro modo, ma non ho il pieno controllo delle cose”.

Per tre ore al giorno, a Beirut, manca l’elettricità. Ogni giorno, in qualsiasi condominio o ufficio della città, arriva un momento in cui la luce si spegne di colpo. Qualche attimo dopo ritorna, perché vengono avviati i generatori privati. L’uso dei generatori, oltre a inquinare, fa salire enormemente il costo dell’elettricità per le famiglie.

Da anni, l’ente che fornisce energia elettrica ai libanesi non riesce a fornire energia sufficiente rispetto ai bisogni. Beirut è la città più fortunata del Libano, perché i black-out durano solo 3 ore al giorno. Ci sono città dove si arriva a 17-18 ore al giorno senza corrente elettrica.

Un'immagine della recente protesta contro le tasse in Libano
Un’immagine della recente protesta contro le tasse in Libano

“Il nostro problema principale è che lo Stato Libanese non funziona” continua Maalouf. “Io sono un attivista laico. Pazienza, se non posso fare una battaglia per uno stato laico. Mi andrebbe anche bene un sistema confessionale, se almeno questi politici riuscissero a fornire i servizi di base”.

Le ultime elezioni politiche in Libano si sono tenute nel 2009. Nel 2013 i libanesi avrebbero dovuto tornare alle urne, ma il voto è stato rimandato per due volte con diverse motivazioni: ci sono troppi rifugiati siriani nel paese, Hezbollah non è stato disarmato, ci vorrebbe una nuova legge elettorale (ma purtroppo i partiti non riescono ad accordarsi per cambiarla).

Secondo Marwan Maalouf sono tutte scuse. “Noi vogliamo andare a votare. Con qualsiasi legge elettorale. Il parlamento Libanese si è già esteso il suo mandato due volte ed è pronto a farlo una terza volta, negandoci un diritto di base: le elezioni”

Ayman Mhanna, analista della Fondazione Samir Kassir, ha una spiegazione per questo ritardo. “Finora le elezioni sono state rinviate con l’idea che qualcosa sarebbe accaduto a livello regionale che avrebbe dato vantaggio a una parte o all’altra. Una sconfitta del regime in Siria, ad esempio, avrebbe dato forza ai sunniti di Saad Hariri sostenuti dall’Arabia Saudita, a scapito di Hezbollah e Michel Aoun, sostenuti dall’Iran”.

Ma ora è chiaro che Assad resterà. “Né i paesi del Golfo né l’Occidente hanno la forza di cambiare la situazione” prosegue Mhanna. È questa consapevolezza che alla fine ha portato a un accordo fra le due principali coalizioni libanesi e all’elezione alla presidenza di Michel Aoun nell’ottobre 2016. Saad Hariri ha accettato l’accordo, diventando primo ministro”.

Manifestanti fronteggiano la polizia nel centro di Beirut

Qualche giorno fa persino il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha esortato ufficialmente il Libano a tenere le elezioni rispettando l’ultima data fissata, il 19 maggio 2017. Ma questo non sembra avere scosso i politici libanesi, secondo cui un rinvio di 6 mesi – o anche un anno – è ormai inevitabile.

Riusciranno i partiti ad accordarsi su una nuova legge elettorale? Ci sono state una 70ina di proposte, negli ultimi anni. La più accreditata prevede un sistema in cui metà dei deputati vengono eletti con il sistema maggioritario e l’altra metà con il sistema proporzionale sulla base delle comunità religiose (ovvero sciiti, sunniti, cristiani, drusi, alawiti…)

Protesta creativa contro la spazzatura

Le elezioni in Libano sono care. I partiti hanno bisogno di tanti soldi: sia per pagare la campagna elettorale, sia per l’acquisto di voti” continua Ayman Mhanna. “Per questo di solito le elezioni avvengono quando c’è già un accordo fra tutti su come si spartiranno il potere dopo il voto”.

In Libano, gli elettori non votano nel luogo in cui risiedono, ma nella città o nel villaggio da cui proviene la loro famiglia. Un modo per tenere le persone legate alla loro comunità religiosa e per disconnetterle invece dal territorio in cui vivono. E non è il solo problema. Ad esempio, non c’è una scheda elettorale unica a livello nazionale.

“La proposta di creare una scheda elettorale unica e ufficiale è stata rigettata da tutti i partiti, purtroppo”, spiega Ayman Mhanna. “Oggi in Libano, qualsiasi foglio bianco – in base alla legge – può essere usato come scheda elettorale, scrivendovi sopra i nomi dei candidati. Un partito può addirittura stampare le schede e distribuirle ai votanti. Può usare caratteri tipografici diversi, per distinguere una scheda dall’altra e controllare chi ha votato per il partito e chi no. Questo va a colpire pesantemente la segretezza del voto”.

#YouStink (Tu puzzi) era l’hashtag della protesta del 2015 contro la spazzatura e la corruzione

Marwan Maalouf – assieme ad altri attivisti – pensa di candidarsi. Ma cosa avverrà se il sistema elettorale di nuovo terrà le liste civiche fuori dal Parlamento, come è successo per le elezioni municipali? “Non importa se otterremo solo il 20-30%: sarà una percentuale che conterà comunque. Potremmo dire che rappresentiamo una fetta di popolazione e avremo il tempo per costruire un forte movimento politico per correre alle elezioni successive”.

Ottenere l’attenzione dei media non sembra un problema: “Ai tempi della protesta contro la spazzatura, abbiamo avuto grande spazio in TV. La protesta era diventata una specie di show e ha fatto crescere l’audience delle tv che parlavano di noi”.

“I partiti politici libanesi sono disconnessi dalla gente” conclude Hayman Mhanna. “Pensano di poter giocare per sempre carta settaria: quando una comunità si sente minacciata, alla fine si stringe attorno al suo leader. Ma il gioco ha funzionato finché la gente vedeva anche dei risultati concreti. Purtroppo, oggi il sistema politico è diventato incapace di fornire qualsiasi risposta ai bisogni dei cittadini”.

  • Autore articolo
    Michela Sechi
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    GR mercoledì 24/04 19:30

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle 16 edizioni quotidiane del Gr. Un appuntamento con la redazione che vi accompagna per tutta la giornata. Annunciati dalla “storica” sigla, i nostri conduttori vi racconteranno tutto quello che fa notizia, insieme alla redazione, ai corrispondenti, agli ospiti. La finestra di Radio Popolare che si apre sul mondo, a cominciare dalle 6.30 del mattino. Da non perdere per essere sempre informati.

    Giornale Radio - 24-04-2024

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di mercoledì 24/04/2024

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 24-04-2024

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di mercoledì 24/04/2024 delle 19:47

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 24-04-2024

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    0091 di giovedì 25/04/2024

    Dalla musica classica alle produzioni elettroniche moderne, dai villaggi alla diaspora, l'India raccontata attraverso la sua musica. IG baaz_light_year

    0091 - 24-04-2024

  • PlayStop

    Jazz Ahead di mercoledì 24/04/2024

    Dischi nuovi, progetti attivi, concerti imminenti, ospiti appassionati, connessi al più che ampio e molto vivo mondo del Jazz e delle sue conseguenze. Musica, soprattutto, scelta con il desiderio di dare spazio alla scena contemporanea di un genere con un passato importante, ma la cui storia è ancora, decisamente, in corso. La sigla del programma è Theme Nothing di Jaimie Branch. A cura di Nina Terruzzi, in onda ogni mercoledì dalle 23.00 alla mezzanotte.

    Jazz Ahead - 24-04-2024

  • PlayStop

    News della notte di mercoledì 24/04/2024

    L’ultimo approfondimento dei temi d’attualità in chiusura di giornata

    News della notte - 24-04-2024

  • PlayStop

    Percorsi PerVersi di mercoledì 24/04/2024

    Poesie, liriche, sonetti, slam poetry, rime baciate, versi ermetici, poesie cantate. Ogni settimana Percorsi PerVersi incontra a Radio Popolare i poeti e li fa parlare di poesia. Percorriamo tutte le strade della parola poetica, da quella dei poeti laureati a quella dei poeti di strada e a quella – inedita – dei nostri ascoltatori.

    Percorsi PerVersi - 24-04-2024

  • PlayStop

    Il giusto clima di mercoledì 24/04/2024

    Ambiente, energia, clima, uso razionale delle risorse, mobilità sostenibile, transizione energetica. Il giusto clima è la trasmissione di Radio Popolare che racconta le sfide locali e globali per contrastare il cambiamento climatico e ridurre la nostra impronta sul Pianeta. Il giusto clima è realizzato in collaborazione con è nostra, la cooperativa che produce e vende energia elettrica rinnovabile, sostenibile, etica. In onda tutti i mercoledì, dalle 21 alle 22. In studio, Gianluca Ruggieri ed Elena Mordiglia. In redazione, Sara Milanese e Marianna Usuelli.

    Il giusto clima - 24-04-2024

  • PlayStop

    Quel che resta del giorno di mercoledì 24/04/2024

    I fatti più importanti della giornata sottoposti al dibattito degli ascoltatori e delle ascoltatrici. A cura di Luigi Ambrosio e Mattia Guastafierro

    Quel che resta del giorno - 24-04-2024

  • PlayStop

    Esteri di mercoledì 24/04/2024

    Il giro del mondo in 24 ore. Ideato da Chawki Senouci Data di nascita: 6 ottobre 2003 (magazine domenicale di un’ora dalle 11.30 alle 12.30) Ogni giorno Chawki Senouci e Martina Stefanoni scelgono alcuni fatti che ritengono interessanti da segnalare agli ascoltatori e li propongono sotto forma di racconto, rubriche, reportage, piccole storie, interviste, approfondimenti e analisi. Essendo Esteri un magazine radiofonico i modi per “comunicare “ sono i titoli, un breve notiziario e i servizi lunghi. Il tutto inframezzato dai cosiddetti “intrusi” (notizie telegrafiche) e da stacchi musicali.

    Esteri - 24-04-2024

  • PlayStop

    Muoviti Muoviti di mercoledì 24/04/2024

    (145 - 527) Dove scopriamo la differenza fra ciechi e cechi. Che noi conoscevamo ma evidentemente qualcuno no. Con Marina Catucci da New York andiamo a raccontare come la rettrice della Columbia University per molti media italiani sia un rettore. Nella terza parte con l'avvocato Nino Grassi torniamo ad affrontare il problema del museo che si vorrebbe aprire a Cotronei dedicandolo a Steven Tyler e agli Aerosmith. Ma anche questa volta scopriamo che c'è qualche problema.

    Muoviti muoviti - 24-04-2024

  • PlayStop

    Playground di mercoledì 24/04/2024

    Canzoni dall'alternative e indie contro il fascismo. E 30x30 di Francesco Locane, BLUR!

    Playground - 24-04-2024

  • PlayStop

    Soulshine di mercoledì 24/04/2024

    1. “Initials B.B.” – Serge Gainsbourg 2. “Initials B.B.” – Iggy Pop 3. “50 Ways to Leave Your Lover” – Scott Bradlee's Postmodern Jukebox 4. “Posztmodern Gospel” – áRON, Szakonyi Milán, Sharay Reed 5. “Most élj!” – áRON, Szakonyi Milán 6. “Rational Man” – Kula Shaker 7. “The Big Decider” – The Zutons 8. “David Byrne Does Hard Times” – David Byrne 9. “United States of Division” – Prince 10. “Molly Malone” – Aerotrem 11. “Pink City” – CEYLON 12. “Coming Back To Me Good” – Kasabian

    Soulshine - 24-04-2024

  • PlayStop

    Jack di mercoledì 24/04/2024

    Ospite della puntata Toco che ci racconta Riviera con una bella intervista e tre brani live

    Jack - 24-04-2024

  • PlayStop

    Considera l’armadillo di mercoledì 24/04/2024

    Per riascoltare Considera l'armadillo noi e altri animali che ha ospitato Daniela Campobello, docente di Zoolohia all' @Università di Palermo per parlare del Cuculo e delle sue stranezze, ma anche di @Rosario Balestrieri, del Gr Animali di Bianca Nogara Notarianni e scopriamo che Daniela voleva essere Cuculo

    Considera l’armadillo - 24-04-2024

  • PlayStop

    Poveri ma belli di mercoledì 24/04/2024

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

    Poveri ma belli - 24-04-2024

Adesso in diretta