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L’Irlanda decide sull’aborto

L'associazione MERJ Ireland

Il 25 maggio oltre 3 milioni di cittadini irlandesi saranno chiamati alle urne per pronunciarsi sulla legalità dell’interruzione della gravidanza, a 35 anni dal referendum che nel 1983 introdusse l’ottavo emendamento alla Costituzione dell’Irlanda che rese di fatto illegale l’aborto se non in rarissimi casi molto specifici.

Un referendum storico che, stando ai sondaggi, potrebbe portare finalmente all’abolizione di quell’emendamento che per decenni ha negato alle donne di decidere del proprio corpo. Ne abbiamo parlato con Paola Rivetti, ricercatrice alla Dublin City University e attivista dell’associazione MERJ, Migrants and Ethnic-minorities for Reproductive Justice, che fa parte della coalizione per il SÌ.

Purtroppo, ed è la discussione che c’è in questi giorni anche in Italia, l’attacco alle scelte riproduttive e alla libertà di scelta riproduttiva è costante ed è continuamente argomento di dibattito pubblico. Il cosiddetto ottavo emendamento è stato introdotto nel 1983 e successivamente modificato da emendamenti, ironicamente tramite un referendum. Fu la volontà popolare nel 1983 a ribadire che l’aborto è illegale. L’ottavo emendamento però non riguarda esclusivamente l’aborto, perchè impedisce anche l’accesso a tutta una serie di cure alle donne incinte nel caso in cui queste cure possano salvare la vita delle donne incinte, ma possano mettere in pericolo la vita del feto.
C’è stato un caso atroce pochi anni fa che è stato fortunatamente molto mediatizzato e che ha dato una grossa spinta al movimento pro-aborto qui in Irlanda, che è stato il caso di una cittadina indiana, Savita Halappanavar, che è morta perchè, nonostante si fosse presentata in un ospedale nella città di Galway con un aborto spontaneo già in atto, il battito del feto era ancora presente e i dottori non hanno potuto e non hanno voluto intervenire per salvarle la vita. La donna ha sviluppato una setticemia, è stata in ospedale morente per tre giorni e alla fine è morta. Al marito che chiedeva di salvarle la vita operando un aborto è stato più volte risposto che l’Irlanda è un Paese cattolico, come dire che non abbiamo soltanto la presenza di un emendamento che riduce il corpo delle donne a un contenitore la cui unica funzione è solo quella di portare al termine la gravidanza, ma anche un certo atteggiamento cattolico. Io faccio parte di un gruppo specifico che a sua volta fa parte della coalizione nazionale per rimuovere l’ottavo emendamento dalla Costituzione. Il mio gruppo si chiama Merge ed è un gruppo di donne migranti e di donne che provengono da minoranze etniche come quella dei travelers, riconosciuta come minoranza etnica due anni fa qui in Irlanda, e sono molte le persone che ci raccontano, soprattutto le donne di colore, come sia difficile riuscire a farsi credere dal personale medico quando si dice che si sta male. Ci sono dei pregiudizi razzisti presenti in segmenti del personale medico, come quello che le donne di colore siano più resistenti al dolore. Abbiamo non soltanto la presenza di un emendamento in Costituzione che impedisce di fatto alle donne di operare scelte libere sulla propria vita riproduttiva, ma siamo in presenza anche di elementi strutturali come, appunto, il razzismo, che ovviamente continueranno ad esserci anche se il 25 maggio voteremo per rimuovere l’ottavo emendamento dalla Costituzione.

Per capire ulteriormente cosa sancisce l’ottavo emendamento della Costituzione, mi risulta che vieti anche l’interruzione della gravidanza sempre e comunque, anche in casi estremi come lo stupro, l’incesto e le malformazioni fetali, giusto?

Assolutamente giusto. Ci sono solo pochissimi casi in cui l’aborto è legale, ad esempio nel caso di una gravidanza extra-uterina. Sono casi davvero molto specifici e veramente molto estremi, anche nel caso in cui è certificato medicalmente che il feto non sopravviverà al parto l’aborto non è praticabile in maniera legale in Irlanda. C’è un altro caso, quello di intenti suicidi: quando una donna viene considerata a rischio suicidio può essere praticato l’aborto. Questo è uno degli emendamenti introdotti successivamente nella legislazione, quindi un emendamento dell’ottavo emendamento.

Prima sottolineavi quando l’Irlanda sia un Paese dall’identità profondamente cattolica – e ricordavi anche che quell’emendamento è stato introdotto grazie alla volontà popolare – ma stando ai sondaggi i sì, che sono quelli che vogliono l’abrogazione, sarebbero in vantaggio. Che cosa dicono?

I sondaggi sono ottimisti. L’ultimo è stato pubblicato mercoledì scorso e mostra che c’è una maggioranza per il sì, anche se si tratta di una maggioranza risicata. Credo che siano talmente tanti i casi di donne che hanno perso la vita e talmente tanti questi 35 anni di ottavo emendamento che la popolazione pensi che sia finalmente giusto dare alle donne a una scelta, che è poi anche il messaggio che la coalizione sta mandando.

L'associazione MERJ Ireland
Foto dal profilo FB dell’associazione MERJ Ireland https://www.facebook.com/MERJIreland/
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    Quando le povertà dei padri e delle madri ricadono sui figli e sulle figlie. In Italia il titolo di studio dei genitori condiziona le opportunità di di vita dei minori. La povertà educativa è diventata di fatto ereditaria. Sono gli ultimi dati dell’Istat a raccontare questa ingiustizia. Il 34% dei figli di genitori con un titolo di studio inferiore o uguale alla licenza media vive in condizione di “deprivazione materiale e sociale”. La percentuale crolla al 3% se i genitori sono laureati. L'ereditarietà della povertà educativa è anche un tradimento di un principio fondante della Repubblica. L’articolo 3 della nostra Costituzione, la seconda parte, assegna un compito preciso allo stato, e cioè quello di “rimuovere gli ostacoli” che limitano di fatto l’uguaglianza tra i cittadini. Un compito evidentemente non svolto, vista la permanenza della disuguaglianza. Pubblica ha ospitato oggi la sociologa Chiara Saraceno.

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