Approfondimenti

“Non tradite la memoria di Carolina”

Approvate la legge contro il cyberbullismo. Fatelo prima che inizi il nuovo anno scolastico perchè altrimenti perdiamo un altro anno e migliaia di ragazzi saranno senza tutele, vittime dei bulli. Non possiamo rischiare altre vite”. A parlare con noi è Paolo Picchio, il padre di Carolina, la studentessa di 15 anni vittima del bullismo in rete che si tolse la vita il 5 gennaio del 2013, lanciandosi dalla finestra della sua abitazione a Sant’Agabio, Novara.

Da allora continua la sua battaglia. Si è recato in decine di scuole per sensibilizzare studenti,insegnanti,genitori. Lo raggiungiamo mentre,con la senatrice Elena Ferrara, sta per andare in Val Sesia, in Piemonte, dove parlerà a 300 ragazzi.

Voglio dare la mia forte solidarietà– ci dice subito Picchio– al tredicenne di Napoli picchiato dai dei bulli e a suo padre che ha pubblicato la foto su Facebook, lanciando un appello a denunciare ogni atto di bullismo”.

Pochi giorni fa c’era stato un altro caso. A Vigevano dei ragazzini per mesi hanno bullizzato con atti di violenza estrema un loro coetaneo. Questo aveva spinto Paolo Picchio a fare un forte appello alle Istituzioni a muoversi, a decidere. Una richiesta contenuta in una lettera alla presidente della Camera Laura Boldrini.

Una lettera che si conclude chiedendo l’approvazione rapida della legge sul bullismo in rete: “Presidente, dobbiamo intervenire prima che il disagio divenga patologia. Mi appello a lei: noi adulti stiamo dimenticando il nostro futuro,ovvero i nostri figli. In gioco c’è molto di più di un padre che trova la forza di scriverle affinché la memoria di sua figlia non sia tradita dalle Istituzioni”. Il testo della legge,dopo essere stata approvato al Senato,è fermo alla Camera,alla 4° lettura, nelle commissioni congiunte Giustizia-Affari sociali.

La memoria di sua figlia ha dato a Paolo Picchio,in questi anni,forza e coraggio che hanno convissuto con il profondo dolore per la morte di Carolina. La nostra conversazione parte da qui.

Lei ricorda spesso il messaggio di sua figlia Carolina,scritto nella lettera in cui diceva“le parole fanno più male delle botte”

Carolina,con la sua sensibilità e dolcezza,spiegò,prima di togliersi la vita, quello che era il suo pensiero,la sua volontà. Lei voleva che nessun altro patisse ciò che lei aveva dovuto patire, subire. Scrisse “le parole fanno più male delle botte,cavolo se fanno male” in una lettera che era un atto di accusa verso coloro che l’aveva fatta profondamente soffrire. Ai bulli si rivolse così: ”a voi cosa viene in tasca,oltre a farmi soffrire?“. Una lettera che è diventata simbolo della lotta contro il bullismo.

Lei disse che sua figlia venne uccisa da 2600 like.

Sì, perché mia figlia oltre essere messa nella condizione di impotenza davanti a quello che veniva pubblicato nella rete ed essere offesa,venne trattata come ‘una cosa’. Carolina, con la sua sensibilità,si vide oggetto di quei cinque deficienti, un po più grandi di lei, che dopo averla drogata, molestata sessualmente e aver filmato ogni scena, avevano hanno messo tutto su Internet. Mia figlia all’inizio non seppe nulla,poi vide i 2600 like a quei filmati, con insulti e commenti volgari verso di lei. A quello Carolina non resistette,e si tolse la vita.

Qualcuno di quei ragazzi le ha mai chiesto scusa?

Solo uno, una volta in tribunale. Gli altri no, assolutamente. (Riguardo la vicenda giudiziaria un ragazzo all’epoca dei fatti maggiorenne ha patteggiato la pena,uno aveva meno di 14 anni quindi non era imputabile, gli altri tutti minorenni sono finiti davanti al Tribunale dei Minori con la pena dai 15 ai 27 mesi di ‘messa alla prova’, ndr).

Lei continua a girare nelle scuole, Quattro anni dopo la morte di sua figlia cosa è cambiato?

Ci sono state sul bullismo e cyberbullismo molte campagne di sensibilizzazione, di informazione verso gli studenti, gli insegnanti, i genitori,su questo fenomeno sommerso e spesso sottovalutato per i pesanti rischi che comporta per i nostri ragazzi,ma il percorso è ancora lungo.

E oggi?

Guardi,come ho scritto nella lettera alla presidente Boldrini, oggi il rischio che tutto ciò sia stato inutile se non c’è un cambiamento culturale radicale a partire dalle famiglie,nelle famiglie, che vanno sostenute. E poi ci vuole la rapida approvazione della legge contro il bullismo. Decisivo il ruolo delle Istituzioni.

Perché, secondo lei,la legge non è stata ancora approvata?

I ragazzi,i minori non votano e allora i politici se ne fregano, diciamolo chiaramente.

Intanto la presidente della Commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, ha detto che “la legge Ferrara,contro il bullismo in rete,sarà inserita all’ordine del giorno già la prossima settimana, auspicando che possa approdare in aula nei tempi più brevi”.

Bene, allora vuol dire che finalmente le mie parole stanno muovendo la situazione. Ringrazio la presidente Boldrini per il suo impegno e tempestività. Ora però approviamola questa legge. E’ assurdo perdere un altro anno,e poi lo chiedono tanti ragazzi che ho incontrato. Non deludiamoli.

 

Paolo Picchio,padre di Carolina

Paolo Picchio, padre di Carolina

 

Cosa vuol dire alle ragazze, ai ragazzi che subiscono il bullismo?

Parlate, parlate con i vostri genitori, con gli insegnanti non tenetevi dentro il problema o finirete schiacciati. Come le dicevo sono stato in tante scuole. Molte volte, al termine degli incontri, alcuni ragazze o ragazze mi prendono in disparte e raccontano cosa subiscono o hanno subito dai bulli. Mi spiegano come sono presi in giro, spesso isolati dal branco, oppure dileggiati o attaccati sui social. Soffrono e non ne parlano con nessuno. Invece bisogna reagire , rompere l’omertà contro i vigliacchi che si nascondo dietro la tastiera. Bisogna organizzarsi, parlarsi, conosco scuole dove hanno aperto lo sportello contro il cyberbullismo, hanno assunto uno psicologo.

E ai genitori?

Spiace dirlo ma spesso sono i genitori gli ultimi a credere che ci sia il fenomeno del cyberbullismo. Lo ignorano,ne vengono a conoscenza quando spesso ormai è tardi,quando il loro figlio,la loro figlia è coinvolta. I genitori non devono demandare alla scuola un compito che è innanzitutto loro. Ci sono dei genitori troppo permissivi, altri che hanno sostituito la baby sitter, con lo smartphone, una baby sitter digitale. Dobbiamo insegnare ai nostri ragazzi che il dolore, la paura, la felicità e il rispetto non sono sentimenti virtuali, una diretta streaming. La vita non è una diretta streaming o il numero dei like che si riceve, ma va vissuta pienamente con empatia e rispetto verso gli altri.

 

bullismo no bully

 

Elena Ferrara,senatrice del PD,è la promotrice del disegno di legge(ddl) per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo. Le abbiamo chiesto di spiegarci l’importanza di questo provvedimento e perché,come lei sostiene,va approvato al più presto per “ per dar voce e risposta alle tante Caroline”.

Elena Ferrara: “Solo attraverso la formazione alla cittadinanza digitale attiva, basata sulla cultura del rispetto e della legalità, si prevengono i rischi e si costruisce una comunità – reale e virtuale – solidale e positiva. Davanti alla dignità e alla serenità dei ragazzi anche il web deve fare un passo indietro. Aiutiamo i nostri ragazzi a non farsi più del male tra loro! È questo l’appello condiviso da tutti gli operatori del settore: dai giuristi agli operatori sanitari, dalle Forze dell’Ordine al Terzo settore, fino al mondo della scuola. Sono proprio i ragazzi che ci chiedono di essere formati e tutelati. Dopo oltre 150 incontri in tutta Italia, anche i genitori, oltre al personale scolastico, si stanno sensibilizzando rispetto a dinamiche che il gap tecnologico e generazionale rende spesso poco comprensibili. Qualcosa sta cambiando e questa legge aiuterà a dare risposte concrete, perché il disagio diventa spesso patologia e si traduce in gradi sofferenze sia per le famiglie delle vittime sia per quelle dei bulli. Siamo nella seconda metà di marzo e, se vogliamo evitare di perdere un altro anno scolastico, dobbiamo approvare la legge in tempo perché le sue disposizioni siano recepite dal prossimo settembre, ovvero con il nuovo anno scolastico. Ho appena saputo che martedì prossimo si riuniranno le Commissioni referenti a Montecitorio, Giustizia e Affari sociali. Confido che la discussione possa errore calendarizzata al più presto: un passaggio ineludibile per dar voce e risposta alle tante Caroline”.

  • Autore articolo
    Piero Bosio
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    Quest’anno Franco Basaglia – il medico che liberò i matti – avrebbe compiuto 100 anni. Prima della rivoluzione basagliana le persone con sofferenza psichica erano considerate pericolose per sé e per gli altri e quindi erano tenute separate e nascoste dal resto della società in luoghi chiusi e isolati, quali erano appunto i manicomi, dove spesso venivano sostanzialmente abbandonate. Non c’era cura ma controllo. Negli anni Sessanta a Gorizia, insieme a un gruppo di giovani psichiatri, Basaglia iniziò la sua battaglia per restituire diritti e dignità ai pazienti del manicomio: abolì contenzioni fisiche ed elettroshock e sostenne un nuovo rapporto tra medico e paziente, non più verticale ma orizzontale, basato sull’ascolto e sulla parola, in cui pazienti e operatori avessero pari dignità e pari diritti. Noi festeggeremo il centesimo compleanno di Basaglia cantando con Alessio Lega le canzoni che accompagnarono quel movimento, quella rivoluzione che rese l’Italia un paese migliore. Canzoni in gran parte estrapolate da “E ti chiamaron matta”, un disco del 1972 dello psichiatra-poeta Gianni Nebbiosi. Massimo Cirri, psicologo e giornalista, e Thomas Emmenegger, psichiatra e presidente di Olinda, ci regaleranno un Bignami sulle pratiche di libertà introdotte da Franco Basaglia.

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